Capitolo 42

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alex's pov

«Madison!» Corro verso l'uscita, sperando di arrivare prima di lei.

Uscita anticipata il primo giorno di scuola, fantastico.

Giro la testa a destra e sinistra, sperando di scorgere i suoi lunghi capelli castani da qualche parte.

Ripenso alle parole crudeli di June: "se non vuoi far la fine di tuo fratello" .

Conosco quella ragazza dagli anni delle medie, poiché all'inizio amica di Summer, ma al tempo, accecato dalla popolarità e dal sesso, non avevo traccia del mio senno e lasciai che June riuscisse nel suo intento di avvinghiarsi a me usando Summer.
Mi sento un totale idiota per aver dato retta al fascino della ragazza dai capelli lunghi e neri come la pece, causa del mio più grande litigio con mia sorella, ma io le sto provando tutte per migliorare.

La perfidia e l'astuzia di June sono veramente impeccabili e ogni sua mossa è sempre organizzata alla perfezione; potrebbe essere una serial-killer, che nessuno se ne sarebbe ancora accorto.
Non si può definire stupida o senza cervello, una stronza manipolatrice con il senno di fuori senza dubbio, ma un'idiota sarebbe un controsenso.
Quando vuole che le cose vadano a suo favore, lavora sulle persone, cerca i loro punti deboli e li sfrutta affinché la portino al suo obiettivo. È un'ottima attrice, potrebbe fingere dinanzi qualsiasi situazione, tanto che con il tempo i miei dubbi aumentino che il suo obiettivo non sia diventare un'attrice Hollywoodiana.

Si diverte a fare la finta stupida, per stare al gioco di Skylar, ma questo le serve solo per attirare attenzione, anche se ancora non ho capito bene per quale motivo.

Gli occhi vitrei e spaventati di Madison incontrano i miei, sono stato più veloce di lei a raggiungere l'entrata a quanto pare.

Percepisco il battito accelerato di Mads a questa distanza. Batte ripetutamente, con un ritmo eccessivamente veloce.

«Che ci fai qui?» le trema leggermente la voce e sotto l'occhio sinistro noto che giace una riga nera verticale.

«Ti porto a casa Madison» non distacco lo sguardo, non cederà lo so, ma per quanto non voglia ammetterlo, ora è fragile e ha bisogno di questo, di noi.

Le labbra dubitano, gli occhi rossastri non cadono dallo scambio di rassicurazioni smontato dal silenzio.
È convinta di farcela da sola, di poter tornare e rinchiudersi in quella fottuta stanza per cantare, fino a quando la voce non si rinchiuda nelle profondità della sua gola e non abbia più la forza di lasciar udire un soffio.

«Posso anche andarci da sola a casa Alex» cammina spedita verso di me che blocco l'entrata, con il tentativo di sorpassarmi...mi spice Mads, sarà per il prossima volta.
Mi paro di fronte a lei incrociando le braccia.

«E con quale macchina pensi di tornare?» le domando facendola sbuffare esasperata.

Mi segue fino al veicolo bianco e si siede sul sedile posteriore opposto al mio, come se cercasse in tutti i modi di allontanarsi, di chiudersi in una bolla e confortarsi da sola.

Durante il viaggio non vola parola tra l'aria e i piccoli rumori fanno i protagonisti.
Il motore che lavora, le gomme veloci sull'asfalto bollente, sfiorato dai raggi del sole di Los Angeles e il discorso non affrontato che prendono il sopravvento; rendendo la situazione tesa e oltre.

Arrivati alla villetta, Madison, non chiude neanche la porta e corre subito in camera, senza proferire sillaba o vocabolo. Tutto in un religioso silenzio, come se le avessero fatto firmare un contratto da nuova muta.

La seguo finora bussare per avvisare del mio arrivo.

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madison's pov

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