Sguardi Tra Le Onde

Capitolo 36

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«La bambolina non si muove, la bambolina affoga in se stessa, la bambolina è incapace...bambolina, lui non c'è più»

La figura incappucciata canticchia ripetutamente una canzoncina con le strofe precedenti, sempre più forte, sempre più vicina, fino ad urlare nel mio orecchio e sparire.

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Il tempo, nessuno può controllarlo, ma tutti ne siamo schiavi. Scorre in modo perfettamente coerente con il movimento delle lancette dell'orologio, ma la sua cognizione è totalmente differente e basata sulla percezione del nostro cervello, ma la vera domanda è: è meglio che passi velocemente o lentamente secondo l'idea che ci dà la nostra mente?
È una domanda esistenziale e da definizione non ha una risposta corretta accessibile a noi umani, ma le persone possono solo avere delle ipotesi o delle opinioni su essa...la mia è che il tempo è semplicemente una testa di cazzo che scorre in modo incoerente secondo i nostri animi, voglio dire, per quale motivo quando siamo felici passa in battito di ciglia , mentre quando la noia è la tristezza prendono il sopravvento si formano prima dei diamanti dalla lentezza in cui va?

Il tempo è fermo da quel giorno, ma è come se ne fosse passato troppo poco per arrivare ad oggi.
Ho sempre sperato che questo giorno non arrivasse mai, tanto vicino, ma tanto lontano.
Rivedere la stesa data vista quella sera sul mio cellulare:
17 agosto.

Lo squarcio del mio cuore a cui è stata portata via una parte, il respiro tagliato dai ricordi sfocati, gli occhi vitrei e bagnati dal dolore.

Neanche le prime luci della mattina oggi mi cullano, già consapevole di che giorno sarebbe stato oggi, ieri ho chiuso tutte le tende, ora anche l'oscurità vive nella casa.
A voler mio oggi rimarrei tutto il santo giorno immersa nel buio per ricordare, illuminare ciò che ancora non ha la mia impronta con i vecchi ricordi, che mantengo chiusi con un lucchetto dentro di me.
Come già detto odio stare da sola perché i miei pensieri offuscano i miei movimenti, ma oggi il mio volere è solo quello. Voglio che tutto ciò che ho di lui mi ritorni davanti e che viaggi come se fosse un'auto da corsa ad una gara di Formula 1.

Non tutto nella vita è possibile, il caso vuole che oggi sia venerdì e che io sia obbligata ad uscire di casa.
Non ho neanche voluto provare la canzone che ho intenzione di portare stasera, l'ho sentita talmente tante volte che potrei farla girata di spalle.
I pomeriggi da bambina ad ascoltare seduta sulla coda del pianoforte, mentre lo osservavo dipingere la sua tela vuota con le note armoniose della stanza silenziosa.

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«Cambierai mai canzone?» sbadiglio annoiata, con le ballerine lilla penzolanti dal pianoforte color perla.

«Lo senti questo?» riparte con i suoi movimenti tanto studiati quanto spontanei per riprodurre il suono della canzone «questa è arte bimba dispettosa e questa forma d'arte va amata, rispettata e portata nel cuore, pur di ripetere questo schema di movimenti all'infinito»

Il mio viso si corruccia in broncio per la noia, ma quando, con un movimento rapido delle falangi, riprende il ritmo fonico quello sì scioglie. Tengo il mio campo visivo ristretto sul mio fratellone. Segue la sua passione e ne fa parte fino al midollo, un giorno vorrei diventare come lui, anzi, vorrei stare vicino a lui, per cantare come fa lui, per illuminare la stanza solo con la sua musica, con J al mio fianco, per sempre...

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I miei piedi mi hanno portata al piano superiore e la pioggia batte insistente sul vetro coprente la parete intera.
Accese delle candele qui e là sullo scaffale, sullo strumento e su alcune mensole, prendo in mano una cornice dorata.
I grattacieli newyorkesi notturni, l'ombra di Ashley con in mano la fotocamera, il suo sguardo sui miei lunghi capelli mori, mentre le mie braccia circondano il suo enorme petto. "I'm Yours" di Jason Mraz alla radio risuona ancora nelle mie orecchie, i miei piedi battono ancora quel ritmo.