Capitolo 41

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madison's pov

«Ma come fai ad essere già così sveglia? Sai che non è umano essere così alle sette del mattino?» Si lamenta Catleyn mentre lascio sul tavolo una pila di pancake «no ma tieniti pure i tuoi segreti eh» si siede sullo sgabello del tavolo e mi guarda assonnata.

«Mi viene semplicemente naturale» sorrido mentre finisco di cuocere l'ultimo dolcetto.

Una volta alzarmi la mattina era un'impresa, a volte lui mi portava giù per le scale ancora addormentata e mi lasciava sulla sedia. Neanche i cannoni presenti sugli ormeggi pirateschi erano in grado di svegliarmi, ma le cose cambiarono un anno fa.

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«...ha solo un presumibile trauma cranico lieve, nulla di troppo grave.»

«E il fratello? So che non è stato portato qui.»

«No, non è arrivato neanche in ospedale...»

Buio, dolori lancinanti alla testa, arti bloccati dalla paura, dal dolore, dall'intorpidimento dato dal tempo in cui mi trovo in questa posizione.
Ma dove sono?

«Si sta svegliando, si sta svegliando!» la voce femminile tra le due che ho appena sentito urla sorpresa. Riesco ad udire il suo passo poco leggero avanzare verso il mio corpo.

Spiragli di luce tra la tenebra rimasta fino a quel momento si fanno spazio sul mio campo visivo molto ristretto.

07:00.

L'orologio punta l'ora spaccata. Sulla parte alta della parete sono in grado di assimilare solo quello.

Le pareti imbiancate, l'ambiente sterile, il luogo sconosciuto, le prime parole percepite, qualche secondo fa. Sono in un ospedale.

Nella mia testa vagano pensieri confusi, immagini sfocate di ricordi che partono perduti. Tento di arraffare il maggior numero di informazioni e di elaborare che cosa possa esser successo.

L'ultima persona che ho visto?
Jacob.
Dove si trova?

«Dov'è?» dalla mia bocca esce un fruscio leggero, le mie corde vocali sono tormentate, stanche, sforzate.

«Dov'è chi tesoro? Come ti senti? Ero così preoccupata per te » Mia madre entra nella mia traiettoria, ridotta dalla confusione. Ha la voce tremante, i capelli arruffati, gli occhi vitrei e qualche residuo di trucco sparso sul viso.

«Jacob» sforzo la mia voce rotta dallo sforzo «dov'è Jacob.» non ho bisogno di altro che di sapere dove si trova.

Non riesco a decifrare il viso di mia madre. Distoglie lo sguardo facendo gonfiare e sgonfiare il petto, con un leggero tremito.
«Non è il momento cara, è bene che tu prima ti senta meglio.» conclude rifilandomi un sorriso sforzato.

«Sai benissimo qual è per me la priorità tra lo star bene e sapere come sta J, quindi ora dimmi dove si trova» sforzo ulteriormente le mie parole per mantenere un tono autoritario.

La risposta arriva come uno sparo nel cuore senza forarlo. Lo sfiora leggermente, facendo si che si sgretoli, lasciando il vuoto. Il corpo lascia il posto in cui si trova, immaginando si sparire e di tornare indietro, un salto che non riesce a colmare quel buco formato nell'anima.

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«Madison? Ma ci sei?» Esclama Catleyn «stai bruciando quel povero Pancake!» distolgo gli occhi da quel punto vuoto e scatto sul posto per prendere il cestino e buttare quel piccolo pezzo di pasta dolce bruciacchiato.
«Tutto bene? Sembravi persa in chissà quale fantasia»

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