Capitolo 30

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Tengo gli occhi chiusi e mi lascio cadere rumorosamente sul mio morbidissimo letto. Il mio respiro ferma tutti gli altri rumori presenti in casa, così da poter far luce a tutti i miei pensieri.
Nella mia mente viaggiano velocemente tutte le immagini degli eventi della giornata, con la scena più importante come protagonista.

Quel bacio.

Un sorriso spontaneo si pone sul mio viso.
Il mio cuore è come se si riscaldasse, come se alimentasse ardentemente la forma piegata della mia bocca. Sul mio cuore è come se si fosse insediato qualcosa, qualcosa che sembra non aver intenzione di andarsene.
La mia nuvoletta felice si espande.

Ora dovrei avere paura di che succederà, ma credo che la bimba inesperta in amore non sia io.
Lui non vuole provare, ha paura del sentimento in questione.
Fatico a capire cosa c'entri e la sua capacità di amare con tutta la storia di sua madre, però non credo di poter esser io cambiare molto.

L'unico vero amore che io abbia mai provato è sempre stato quello per Jacob, l'amore fraterno, quel legame di sangue inspezzabile. Lui era il mio mondo, io ero la sua luna, entrambi dipendevamo l'uno dall'altro per rimanere in orbita.
Quando l'angelo della morte mi aveva portato via l'unica cosa che mi teneva in piedi, mi è sembrato veramente di cadere nello spazio infinito, sorretta dal nulla, da sola. Trasferirmi qui è stata un po' la mia speranza di trovare un nuovo sistema solare.
Avere mio fratello, sempre pronto a proteggermi e a regalarmi un sorriso, mi faceva sentire speciale, perché per lui ero unica. La sola ed unica Madison.

In un primo momento, quando mi sono svegliata in quella stanza d'ospedale, nella quale mi è crollato un macigno di una tonnellata addosso di dolore, ho avuto paura. Avrei dovuto aver paura di perdere altre persone che amo, quindi non cercarne più, o trovare l'amore, ma non quello famigliare, quello vero?

Non ho mai voluto allontanarmi dalle persone a cui più tengo, io non posso stare sola. Lasciarmi sola significa schiacciare il pulsante dell'autodistruzione e lasciarmi da sola su un ring tra me e i miei pensieri e ricordi. 
I ricordi possono essere peggio del più lurido e minaccioso dei carcerati in una prigione russa, mettono tanta paura, quanta tristezza.
Per questo non mi piace così tanto la solitudine involontaria, perché a volte lo si desidera e basta, per rimuginare volontariamente su certi avvenimenti sui quali si ha seriamente bisogno di riflettere.

Il sonno si impossessa di me, chiudendomi lievemente gli occhi e rilassando il mio corpo.

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«Ah ah, non sei ancora riuscita a salire piccola Madison» sghignazza la figura irriconoscibile sopra la mia buca.

«Che cazzo vuoi da me! JACOB AIUTAMI, SONO QUI» urlo con le poche forze che mi sono rimaste in corpo.

«Povera illusa» si finge dispiaciuta la sagoma nera «Jacob non verrà a salvarti» il tono prende una piega malefica, come se mi stesse gettando dell'acido sulla pelle ridendo, come fosse uno psicopatico.

«Perché non dovrebbe?!» Urlo di rimando tanto spazientita quanto spaventata.

«Perché non può più essere lui a salvarti principessa»

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Alex's POV

«Dai smettila!» continuo a pizzicare leggermente i fianchi di Madison mentre lei si dimena come una forsennata ridendo.

È passata una settimana da quel bacio e da lì è come se si fosse creata una sorta di pace tra noi.

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