Capitolo 40

1.2K 33 77
                                    

Summer's pov

«Chissà dove cazzo va Alex a quest'ora» mi accoccolo al petto di Davon, lamentandomi del rumore che ha fatto mio fratello per uscire...svegliandomi «tanto me la paga per avermi svegliata» minaccio facendo sorridere il mio ragazzo.

«Però ora siamo soli» fissa il soffitto sfoggiando uno sei suoi piccoli sorrisi.

Ogni giorno mi sorprendo sempre di più del controllo delle emozioni del mio ragazzo, ogni sua piccola emozione viene attutita dal suo controllo, il quartier generale che tiene al posto del cervello non fa altro che attenuare e contenere le sue reazioni. Quel piccolo ghigno potrebbe significare tutto o nulla, ma come posso capirlo?
Ah si, parliamo di Davon. Il ragazzo che non si arrabbia finché non entra in campo, che ha la percezione di ogni suo minimo movimento, decisione e emozione...ma non mia.
Non riesce a controllarmi, non può e la cosa gli piace, lo stuzzica, ancora mi chiedo perché voglia complicarsi così l'esistenza.

«E che vuoi fare?» rido di sottecchi e per poi guardarlo negli occhi.

È qui che si accende la fiamma.
Due incendi contrastanti che si scagliano per aver la meglio l'uno sull'altro, la tensione iniziale sostituita alla passione.
Col fuoco gli scudi si sciolgono, permettono di ad entrare nei meandri dell'anima, ciò che pochi possono fare, nessuno che non sia Davon in questo momento.

La situazione si ribalta come scacchi su un tavolo spinto. I miei polsi bloccati dalle mani, in grado di tenere il mondo con il solo mignolo. Le sue labbra passano dalle mie voraci, al mio collo e sempre più in basso, lasciando scie di formicoli in posti non ricordavo potessero formicolare.

Ancora non mi va bene, non avrà la meglio su di me in questo modo, non così.
Prendo il dominio del momento e succede.
Gli attimi più rudimentali e più semplici della natura umana, coinvolti da quello strascico dei sentimenti più sentiti, con alla loro estremità un piccolo sussurro
«Ti amo».

____________________ ♬

Hayden's pov

«Solo un pomeriggio Hayden, non puoi far finta che non siano mai esistiti!»

«Fammici pensare...no» rispondo infastidito, al tono rimproverante di Aline.

«Tu rimetterai piede in quella casa, questa è una promessa Hayden Sinclair» continua con la sua voce da gallina strozzata. Ammetto di volerle molto bene, ma quando prende la posizione da mamma, che ancora non è, non fa altro che alzare la mia voglia di andarla a trovare per picchiarla, un po' come quando eravamo bambini.

«E se non volessi?» con tono di scherno, lascio che un sorriso storto trasparisca sulle mie labbra.

«Ti ci trascino da quei capelli rossi che ti ritrovi, stronzo» il tono mi fa intendere che è più che seria, ma mi limito ad annuire, farfugliando un «Certo, ma son troppo belli per esser toccati», chiudendole la chiamata in faccia.

Esco dal gabinetto, osservandomi allo specchio posto sopra il lavandino del bagno. Sento della musica suonare dalla porta e mi sistemo i capelli tirandoli indietro.

Sono veramente troppo belli per essere toccati, ammetto.
Non sono vanitoso, ma semplicemente obbiettivo.

Il ghigno che tenevo vivo sul viso svanisce nel momento in cui ripenso allo scopo della chiamata della mia sorella maggiore; riportarmi in quella casa.
Perché tornare lì? Perché tornare nel luogo in cui mi hanno trattato come un fantasma per anni?

Sguardi Tra Le OndeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora