Capitolo 28

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«Che cazzo stai facendo Lay?»

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Il mio respiro si fa più affannato, il cuore non mi esce dal petto scolpito per poco.
Giro il mio corpo verso la figura snella e segnata.
La rabbia con cui ha pronunciato quelle parole, l'ha sentita anche il papa dal Vaticano, se non avessi il mio fisico scolpito ora sono sicuro mi scaraventerebbe in terra con tale forza da assassinarmi.

«Prima ci provi come un maniaco, poi fai tutto il carino tutto zucchero e batuffoli, subito dopo ci baciamo e ora mi ignori?
Non credere che io sia una delle tue puttane illudere, credi che  non sappia della tua fama da stupratore leggero qui a L.A.? Che c'è, tua madre non ti ha insegnato a tenerlo nei pantaloni? Penso non ti abbia neanche insegnato la parola "amore", perché illudere così le ragazze ti rende solo uno schifo di persona!»

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Madison's POV

Dopo l'atteggiamento che ha avuto mentre Summer ha chiesto lui di venire sotto il palco, sono diventata una bomba ad orologeria pronta ad esplodere e sono appena esplosa.
Con la canzone palesemente diretta a lui, neanche gli avessi lanciato anche il bersagliere, è scappato fuori dal locale pur di evitarmi.

C'è qualcosa tra noi, c'è qualcosa che ci tiene vicini, un filo di luci, sul quale siamo in bilico, pieno di ostacoli davanti a noi, ma talmente teso da tenerci in piedi, senza l'altro potremmo cadere, e se non ci fossimo noi, le luci non verrebbero alimentate.

Non voglio negare di essere attratta da lui, non posso dire mi piaccia, ma neanche fare la finta tonta convinta di odiarlo, tanto meno lui può permettersi di fare finta di nulla.

Ora mi aspetto una reazione, forte, mi aspetto che reagisca, in caso contrario capirei che non gli interessa davvero nulla.
Tante volte crediamo che se una persona che si arrabbia con noi ci odi, che non ci voglia bene, che non gliene freghi nulla, ma mi piace sostenere il contrario.
Se ad una persona non importa di te non avrà reazione, non sprecherà fiato prezioso per urlarti contro per risolvere un qualsiasi problema, mentre se ci tiene vorrà risolverlo a tutti costi, urlando, anche a costo di spaventarti.

«Tu non hai il diritto» ringhia a basso tono «Non hai il diritto di parlare così di lei!» il suo tono di voce ulteriormente elevato mi fa sobbalzare. Ma di che parla?
«Facile parlare così, vero Madison?» c'è una punta di acidità nel modo in cui ha pronunciato il mio nome «Facile dire tanto su di me, con tutti i racconti che hai sentito in giro, ma che ne sai tu eh? Che ne sai delle madri degli altri? Che ne sai dei comportamenti, del perché tratto le persone in un certo modo. Non sarò il ragazzo casa e chiesa, ma almeno le persone sanno come mi chiamo, sanno del mio passato, sanno tutto di me, invece di te non si sa mai un cazzo. Il tuo cognome? Il tuo passato? Nulla. Come puoi pretendere di avere da me qualcosa, se neanche tu la dai agli altri?» Mi osserva, non aspetta una mia risposta.
Ha ragione, nessuno, a parte Summer, sanno qualcosa di me.
«Ci siamo baciati? Si e anche se avessi iniziato a provare qualcosa non funzionerà Madison, non sono il ragazzo che dona amore e che sa cos'è , quindi lascia perdere» mi sorpassa camminando a passo spedito per salire in macchina e sfrecciare verso chissà dove. 

Io sono ferma in mezzo al marciapiede con le gambe fosse sull'asfalto. Tutte quelle parole mi girano veloci in testa e il mio corpo non dà segni di vita.
Come sempre rimango in trappola tra i miei stupidi pensieri, che è successo alla madre di Alex? La paura di parlare del mio passato mi ha tenuta così misteriosa agli altri? Ha iniziato a provare qualcosa?

Le mie spalle vengono prese e ripetutamente scosse, dei capelli biondi fanno capolino nella mio raggio visivo.

«Che è successo Madison?» la voce dolce di Summer parla «Dov'è andato Alex?» Si guarda attorno.

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