Capitolo 38

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*dato che non vanno i video, consiglio di ascoltare la canzone Try, di P!nk per questo capitolo*

Alex's pov:

L'ansia, la paura, emozioni tanto simili, quanto differenziate da un oceano.
L'ansia ti ferma il cuore, la preoccupazione sale , il respiro si affanna, ogni cosa sembra andare in fumo grazie ad essa.
La paura fa scattare tutti gli interruttori dell'attenzione su ogni cosa nel raggio di dieci metri, lascia che i tuoi muscoli si muovano senza volontà e che gli occhi danzino sul burrone delle lacrime, con il rischio di cedere.

Davanti a determinate scene, ad alcune persone potrebbe venire l'ansia di sbagliare, fino ad andare in iper ventilazione e dare l'ultimo saluto a quello che è il mondo, ma questa volta ho semplicemente paura allo stato più puro.

Il terrore di compiere un gesto sbagliato che possa mandare in fumo ogni singola particella dell'atmosfera.

Sono pietrificato. Non muovo un muscolo, se non per dedicarle ogni mio singolo sguardo o mossa necessaria.

È come se si stesse aprendo con me, sta lasciando cadere gli scudi e forse, dato dal fatto che io stia avendo paura, credo che stia sciogliendo anche i miei.

Ha finito di suonare, di cantare e gira lentamente il capo verso di me.
Mi guarda con i suoi occhioni che trasmettono tanto di quel dolore, lucidi, come se stessero per scoppiare.

A questo punto chiunque ci vedesse sarebbe convinto che stia per baciarla, ma il gesto più spontaneo che riesco a compiere è abbracciarla.

La tengo stretta tra le mie braccia e sento una goccia cadermi sulla maglia. Sta piangendo. Il mio cuore incapace di amare è come se stesse abbracciando il suo. Singhiozzi, lacrime, tentativi mancati di pronunciare qualche monosillabo strozzato.

È come se fossimo due calamite, divise da una barriera che mi sono creato, ma non so quanto ancora a lungo terrà duro questa protezione.

Sono stato con molte ragazze, a letto, ma nessuna di queste mi aveva mai visto oltre i miei muscoli o il mio bel faccino, ero solo importante per la mia posizione nella scala sociale e stare al mio fianco avrebbe garantito loro un buon soggiorno nella vita di tutti i giorni.
Madison ha voluto conoscermi, con lei sento come una sensazione diversa quando sono in sua presenza.

La porta finestra lasciata aperta lascia sciabolare le onde del mare tra il silenzio della stanza, le mie braccia circondano il suo esile corpo. È come se mi sentissi cadere, non sono mai stato tanto vicino ad una persona, emotivamente parlando. Come se Madison sentisse i miei pensieri alza leggermente le mani per appoggiarle al mio petto, rimanendo appoggiata con la guancia.

«Grazie Alex» con voce flebile.

«E di che?» domando stringendola ancora più forte, senza farle male, per quanto già stia.

«Mi hai capita, mi sei stato affianco, mi hai aiutata quando più ne ho avuto bisogno» si stacca leggermente per guardarmi negli occhi «grazie».

Il battito cardiaco accelera, la bocca si asciuga.

Tutti pensano che gli scudi debbano cadere per forza con uno schianto talmente forte da sciogliere il metallo, mentre in realtà basta uno sguardo, quello sguardo in grado di indurre la persona a spostare di propria volontà le barriere in grado di proteggere il loro cuore da ciò che potrebbe distruggerlo, ma è come se ci fosse quel qualcosa, che dà segnale che capisce quando c'è quel qualcuno che curerà un cuore già fragile.
E quel qualcuno è Madison.

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