Capitolo 22

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Alex's POV

Un silenzio da cimitero avvolge la casa, le luci sono spente e per quel poco che riesco a vedere non c'è nessuno.
Salgo cautamente le scale per accedere al piano superiore, neanche nel lungo corridoio riesco a scorgere anima viva.
Vengo per parlare con Summer e probabilmente neanche c'è, ma se non è qui dov'è?

Con Davon? Il sangue scende di temperatura per qualche secondo fino a quando non sento russare rumorosamente dalla mia stanza.

Faccio entrare gradualmente la luce del corridoio nella stanza aprendo la porta.

È sul mio letto, con una gamba su cui appoggiata distesa e una gamba alzata, con le sue fragili braccia stringe il cuscino e con i suoi lineamenti delicati è appoggiata ad esso.

Potrei svegliarla dal suo sonno profondo e farmi dire tutti gli insulti di cui è conoscenza, anche se a guardarla ora non si direbbe che possa avere una reazione del genere, insomma, sembra un angelo, con i suoi capelli biondi e gli occhi blu chiusi.
Continuo a guardarla sorridendo.

Certo che tu sei proprio inquietante, fissi le persone mentre dormono!

Il dejaveux di Madison che si dimena nel suo letto urlando si fa spazio nella mia mente, chissà cosa stava sognando...

Do un ultimo sguardo a Summer, così tranquilla, in questo momento sembra che tutti i suoi problemi siano volati in una nuvola di fumo, non voglio rovinare questo momento di pace, aspetterò a chiederle di Davon.

Silenzio.

«Hai ancora tanto da fissarmi pervertito di un fratellone?» ridacchia aprendo un occhio.
Ora si spiega il suo smettere di russare.

«Da quanto sei sveglia?» mi siedo sul bordo del mio letto.

«Tanto da capire quanto tu sia un maniaco, Madison ha proprio ragione!» i lati delle mie labbra si piegano leggermente in un sorriso spontaneo a sentire quel nome, le stesse labbra che hanno toccato la sua guancia prima, anche se la tentazione di baciarla era alta, ma perché ho lasciato perdere, maledizione!

«Adesso ti coalizzi con Madison contro il tuo fratellone?!» faccio il finto offeso mettendo una mano sul petto.

«Si e comunque mi sono svegliata quando mi hai puntato la luce nel corridoio in faccia!» sorride soddisfatta incrociando le braccia, fallendo miseramente nel trattenere una risata sonora. Ridiamo insieme per un po', la situazione di pace in questa casa è percepibile da chilometri.

«Come mai sei in camera mia, con una mia maglia addosso?» la guardo interrogativo, non ha mai dormito qui.

«Ero da sola in casa, mamma e papà sono fuori città, ho pensato che in camera tua mi sarei sentita meno sola...poi il tuo letto è il più comodo della casa!» so benissimo che sta mentendo, il letto è veramente il più comodo di tutta la casa, però conosco abbastanza Summer ed è abbastanza orgogliosa da non ammettere  vero motivo perché è qui è che è scombussolata, triste, non sa che fare, alle medie veniva spesso a dormire con me quando era in ansia per un compito o litigava con June, ha solo bisogno di qualcuno...mi sento in colpa per non esserci stato in questi anni.

«Eh va bene» riforme gli occhi ridacchiando «forza, vieni qui» mi stendo anche io sul letto e la faccio accoccolare sul mio petto. Nel giro di dieci minuti si riaddormenta, tornando a russare come un camionista in preda all'insonnia da tre mesi.

Avrei potuto chiederle di Davon, ma penso di non essere io la persona più adatta per farlo, non posso pretendere che mi dica una cosa del genere, il nostro rapporto ora è come un bicchiere di cristallo, molto bello, ma talmente fragile che potrebbe essere rotto da un soffio.

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