7.

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<< Ora puoi guardarti >> mi disse Lucia dopo avermi truccata, fatto la piastra e spruzzato una quantità infinita di profumo. Non sapendo cosa aspettarmi mi voltai molto lentamente verso lo specchio e quando alla fine mi osservai, rimasi quasi sotto shock: ero irriconoscibile con quei capelli setosi che mi ricadevano sulle spalle, lo Smokey eyes che rendeva il mio sguardo più attraente, il rossetto rosa che mi delineava le labbra e... quel vestito azzurro chiaro che mi aveva costretto ad indossare, ma che sembrava essermi fatto su misura. Aveva le spalline, la scollatura non era esagerata e la gonna mi arrivava poco sopra le ginocchia. L'unica cosa che non mi piaceva era che fosse aderente in vita, ma d'altro canto era intrecciato in una maniera indescrivibile sulla schiena quindi << stai benissimo Diana >> mi fece notare la mia amica ed io le sorrisi. Aveva centrato in pieno il mio stile: semplice ma elegante. Ai piedi portavo delle zeppe non troppo alte, che se non me le avesse prestate non le avrei mai indossate e mi aveva fatto anche la manicure! << Grazie, anche tu >> ed era vero, indossava quel vestito che si era comprata al centro commerciale l'altro giorno e non mi ero sbagliata sul fatto che le calzasse a pennello. << Ora andiamo però, altrimenti faremo tardi >> afferrò la sua pochette e mi lanciò la mia. << Ma è già tardi >> le feci notare ridacchiando, << si, ma il giusto >> affermò come fosse ovvio. << Questa poi me la devi proprio spiegare >> dissi mentre ci dirigevamo alla porta. << Io sto uscendo mamma! >> non feci in tempo ad uscire che sbucò dalla cucina, << mi raccomando non fate tardi, non parlate con gli sconosciuti e non bevete alcol. Diana, amore, metti questo nella borsa >> mi allungò uno spray al peperoncino e vidi Lucia trattenere una risata, ma lo afferrai senza protestare. Lei non sapeva. Una volta nella sua macchina - molto più bella della mia - io accesi la radio, mentre lei metteva in moto, << ci divertiremo, vedrai >> annuii sperando con tutta me stessa che avesse ragione. Nessuna delle due disse niente per tutto il tragitto e una volta arrivate l'ansia iniziò a salirmi e tentai di scacciarla via. La musica si sentiva già dal giardino, nel quale alcune persone stavano chiacchierando, altre giocavano ad un tavolo da ping pong e altre ancora chiacchieravano tenendo in mano un bicchiere di birra. Non sembrava esserci troppa confusione, la gente si divertiva e sembrava rilassata, esattamente come stavo cercando di essere io in quel momento. Lucia bussò e Susane ci venne ad aprire con un sorriso a trentadue denti: << benvenute ragazze! Prego, fate come foste a casa vostra >> ci invitò ad entrare. La stanza era spaziosa, la musica troppo forte e la gente accalcata al centro della pista da ballo, delineata da strisce fosforescenti sul pavimento. << Lì c'è del cibo >> mi fece notare la mia amica, praticamente trascinandomi ai tavoli che si trovavano sulla destra. Lei iniziò a rimpinzarsi, mentre io mi limitai a versarmi un bicchiere di punch e addentare qualche patatina, in fondo non era così male questa festa. Qualcuno bussò nuovamente alla porta e quando la padrona della casa andò ad aprire Bella Widny entrò con appresso le sue compagne cheerleader, che non appena mi videro, sgranarono gli occhi. Mi godetti questa piccola vittoria tanto da non protestare quando Lucia mi chiese di andare ballare, ma non appena misi piede accanto a quei corpi sudati un immagine mi colpì la mente:

Continuavo a ballare anche se una inconfondibile stanchezza tentava di impossessarsi di me mentre l'amico di Bella mi teneva le mani sui fianchi ed ero a tanto così dal tirargli un ceffone in pieno viso. Le faceva scendere sempre di più e quando ormai stava per toccarmi il sedere mi voltai spingendolo via, ma lui sembrò arrabbiarsi perché mi afferrò per i polsi e stringendoli con forza mi tirò verso gli spogliatoi. Mi dimenai, tentai di tirargli un calcio, ma le forze sembrarono abbandonarmi, lasciando il posto ad un'insolita fiacca.

<< Diana >> scossi la testa di scatto e vidi Lucia fissarmi preoccupata, << perché stai piangendo? >> cosa? una lacrima mi solcò il viso e mi affrettai ad asciugarla. << Non me ne ero neanche accorta, io niente, balliamo >> dissi, ignorando le sue occhiate indagatorie e abbandonandomi alla musica, dimenticandomi per un attimo della gente che mi circondava. Solo che non ero in una discoteca, quindi le luci non erano soffuse e mi accorsi di aver dato scena soltanto quando un ragazzo mi fischiò. Allora riaprii gli occhi che fino ad allora avevo chiusi e vidi gli occhi di molta gente addosso, il rossore mi affiorò velocemente alle guance e corsi via dalla pista trascinando Lucia con me. Una volta raggiunti di nuovo i tavoli stavo per versarmi un altro bicchiere di punch, ma poi una domanda mi balenò in testa: << secondo te c'è dell' alcol qui dentro? >> chiesi alla mia amica facendole aggrottare la fronte, << certo, non siamo ad una festa della scuola. Pensavo lo sapessi >>. Il panico allora, si fece sentire, << ma non possiamo bere! Tu devi guidare dopo e i-io... >>. << Frena, frena. Non toccherò nemmeno un alcolico, ma tu pensavo volessi, non sono tua madre, quindi non ti ho detto niente >> mi disse, ma la nausea mi stava salendo al pensiero di non sapere cosa avessi bevuto. << Ho bisogno di una boccata d'aria >> le dissi, poi uscii fuori e iniziai a prendere respiri profondi e a ripetermi mentalmente che sarebbe andato tutto bene. << Non puoi dirmi che non sai dov'è andato! Blake, almeno una cosa riesci a farla? Non me ne frega niente se >> mi avvicinai verso quella voce femminile che sembrava provenire dal retro della casa. << Sei incredibile >> scorsi una chioma rossa, il volume era così alto che riuscii a sentire la voce dall'altro capo del telefono, << Cassandra lo troverò, sta' tranquilla, lo stanerò e lo ucciderò >> a quelle parole trasalii e per poco non inciampai su un ramo. La sorella di Blake si girò di scatto e quello che vidi mi lasciò spiazzata: al posto delle pupille aveva due palle di fuoco. Scossi la testa tentando di capire, ma lei mi si avventò contro e in attimo ero con le spalle al muro. << Cos'hai sentito? >> deglutii imbarazzata e impaurita, << n-niente >>. << Bugiarda! >> urlò e preparò un pugno, che però decise di bloccare a un palmo dal mio viso. << Aspetta, ma tu... hai bevuto >> constatò annusandomi. Sbuffò, << Va' via, torna a casa e non fare parola con nessuno di qualunque cosa tu abbia sentito o visto. Non ti riguarda chiaro? Tanto nessuno ti crederebbe >>. Non appena si allontanò iniziai a correre col cuore che mi martellava nel petto, la testa iniziò a pulsarmi. << Lucia! >> la chiamai non appena la vidi in pista, mentre ballava con un ragazzo. << Diana, dov'eri finita? >> mi chiese lei. << Dobbiamo andarcene >> le dissi seria e mi accorsi che stava per ribattere, ma poi ci ripensò e salutò il biondo che ci stava provando con lei e insieme ci dirigemmo verso la sua macchina. Una volta in strada mi chiese cosa fosse successo ma io non fiatai, Cassandra aveva ragione: non mi avrebbe creduto nessuno.

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