Epilogo

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Risi a crepapelle mentre il mio ragazzo mi cingeva le spalle con un braccio.
<< Basta, ti prego, mi fa male la pancia >> esordii gettando la testa all'indietro.
<< D'accordo, d'accordo... >> acconsentì sorridendomi.
Eravamo rilassati, fermi davanti a una valle immensa che per qualche motivo mi sembrava di aver già visto.
<< Ti ho già detto che stai benissimo stasera? >> sussurrò al mio orecchio destro facendomi avvampare.
<< Si, ma è tutto merito di questo vestito >> feci indicandolo.
Lo avevo trovato nell'armadio, nuovo e ancora con l'etichetta.
Non ricordavo chi me lo avesse regalato o dove l'avessi preso, sicuramente era stato tanto tempo fa.
<< Io insisto che il merito sia di tua madre >> ridacchiai nervosa.
<< Dai, Nathan >> nascosi la testa nell'incavo del suo collo e ne inspirai il profumo.
<< Sei buono... >> Fu il suo turno di emettere una lieve risata.
<< Sei tu ad avermi regalato questa fragranza >> sorrisi, mi trasmetteva positività, non sapevo neanche io il motivo.
<< Dai che sta per fare buio, dovremmo andare >> mi disse alzandosi e porgendomi le mani.
Le afferrai sbuffando, << volevo restare un altro po' >> balbettai.
<< Guarda che sono le undici passate, non mi fido a farti stare qui a quest'ora... >>.
<< Io però non ho paura >> feci spallucce.
<< La tua mancanza di prudenza non ha niente a che fare con la realtà dei fatti >> ribadí.
Anche mia madre sosteneva non fosse normale il mio sentirmi protetta anche nelle situazioni più strane.
Come quando avevo deciso di scalare una montagna, l'estate scorsa e arrivata in cima l'unica cosa che sentii fu una singolare nostalgia, niente brividi o vertigini.
<< Su, andiamo intrepida >> lo seguii alla macchina e salii accanto al posto del guidatore.
<< Ricordati di allacciare la cintura >> Nathan era sempre molto protettivo nei miei confronti.
<< Ma a che serve se vai come una lumaca?! >> Ma lo feci lo stesso per non farlo preoccupare.
Una volta giunti davanti casa mia mi salutò con un bacio a stampo e scese per andare ad aprirmi la portiera.
<< Sogni d'oro Diana >> mi salutò con dolcezza.
<< Notte >> lo congedai e una volta che si fu allontanato andai a sdraiarmi sulla mia amata amaca.
Dalla casa dei vicini arrivava una musica ad alto volume, probabilmente a causa dell'ennesima festa.
I due congiunti erano tornati e sembravano intenti a fare spesso baldoria, interrompendo ogni mio tentativo di prendere sonno.
Mi fermai a guardare le stelle.
Avrei dovuto far sapere alla mamma che ero tornata, scrivere alle mie amiche Jessy e Patricia, studiare per l'esame di fine semestre, eppure rimasi lì impalata.
Chiusi gli occhi godendomi la brezza notturna.
Ero diventata un'altra persona.
Al contrario di molti anni prima ero sicura di me, amavo uscire e frequentare persone.
Ma ero anche molto selettiva, non mi fidavo di chiunque.
Cercavo l'adrenalina, amavo percepire brividi lungo la schiena.
Adoravo le giostre, gli aerei e qualunque cosa mi facesse andare in alto, volare e sentire magari, di tanto in tanto, qualche vuoto d'aria.
A volte mi capitava ancora di sognare, ma le mattine mi svegliavo confusa e indolenzita.
<< Tesoro >> mia madre uscì in veranda.
<< Non ti avevo sentita arrivare >>.
<< Probabilmente a causa dei vicini >> pronunciammo all'unisono.
<< Già, sono molto fastidiosi >> commentò, << quelli di prima erano più educati >> aggrottai la fronte ma non risposi.
<< Ancora non mi hai detto come mai non ti vedi più con quel ragazzo... Com'è che si chiamava? >> Mia madre si sforzò di ricordare.
<< Mamma, non c'è stato nessuno... se anche fosse non abbiamo mai avuto occasione di conoscerli, altrimenti rammenteremmo >> lei annuì poco convinta.
<< Vabbè, andiamo dentro? Fa abbastanza freddo e poi sta per iniziare il nostro programma preferito >>.
Mi alzai senza dire nulla e la precedetti in salone.
La mia vita sembrava piena e al tempo stesso vuota.
Mancava qualcosa.
Non stavo mai senza fare niente, mi piaceva occupare il tempo.
La sera, a letto, mi soffermai a riflettere.
All'una riuscii a prendere sonno e mi addormentai.
Forse sognai, ma sentii qualcuno stringermi tra le braccia e sussurrarmi parole di conforto.
<< Ti amo >> mi ritrovai a dire nel sonno.
<< Ti amo anch'io Ruben >>.

Scommetti che non mi innamoro?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora