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Passai i due giorni seguenti a pensare a Blake Anderson, provando un misto di rabbia e attrazione, odiandolo per questo. Perché cavolo dovevo avere un protettore? Insomma, ognuno doveva averne uno sennò non si spiegava. Mi sentivo più a rischio con lui vicino: prima del suo arrivo non ero stata attaccata da alcun mostro! Eppure una parte di me, molto piccola, era contenta che dovesse starmi intorno, non sapevo spiegarmi il motivo. Il sabato lo passai in camera mia, ancora sconvolta dagli ultimi eventi accompagnata da un pacco di gocciole e dagli innumerevoli compiti per casa; domenica non riuscii a godermi a pieno la mia famiglia, mi perdevo in continuazione tra i miei pensieri e sentivo una specie di voragine nel petto. Di Blake nemmeno l'ombra. << Cos'hai? >> mi chiese Amanda piombando in camera mia dopo il pranzo, << io? Che dovrei avere? >> sbuffò, mi conosceva come le sue tasche, non potevo nasconderle nulla. << C'entra un ragazzo? >> spalancai la bocca, cosa gliel'aveva fatto intuire? << ti stai rigirando ostinatamente i capelli tra le dita e ti mordi il labbro a ripetizione, segno che lo trovi anche molto sexy >> arrossii violentemente, ecco lei al contrario di me era sfacciata. << Il fatto è... >> non sapevo cosa rivelarle, << che sono successe un po' di cose >> abbassai lo sguardo fingendomi interessata a una macchia sul pavimento. << Diana, apriti con me. Non puoi tenerti tutto dentro >> sospirai, aveva ragione come al solito. << Ti ricordi quel ragazzo che mi ha salvata dall'auto in corsa l'ultima volta che ci siamo viste? >> chiesi a bassa voce e lei annuì, << ecco lui... s-si insomma è complicato >>. Mia cugina spalancò la bocca, << non solo ti piace, ti ha fatto proprio perdere la testa! Cioè ti capisco, qualunque ragazza proverebbe la stessa cosa davanti a uno del genere, ma da te non me lo sarei mai aspettata>> commentò facendomi arrossire ancora di più. << Non ho mai detto che mi piace >> protestai, << e allora cosa? >>. Tentai di trovare la parole giuste, << Vedi all'inizio mi trattava male, ma si vedeva che c'era qualcosa sotto, i suoi sbalzi d'umore non avevano alcun senso >> mi guardò come se fossi la sua serie tv preferita, << e hai scoperto qual' era? >> oh, figurati è solo il mio protettore e non ho alcuna idea di cosa significhi. << Diciamo che ha trovato il modo di scusarsi >> sentii bussare alla porta, << tesoro, dobbiamo andare >> disse mia zia entrando. Amanda mi venne ad abbracciare << non finisce qui >> sussurrò per poi sorridermi e uscire dalla mia camera.

Lunedì ero finalmente pronta ad affrontarlo, camminavo a passo svelto verso l'imponente entrata scolastica e contavo i minuti che mi separavano dal solito suono della campanella. Le mani mi tremavano e il mio corpo era scosso da brividi, una brutta sensazione si era impossessata di me quella mattina. I secondi passavano dietro quel banco, la classe vuota e l'inquietante impressione di essere tenuta d'occhio non aiutavano i miei poveri nervi a calmarsi. Poi finalmente udii quel rumore che di solito mi faceva sempre sobbalzare, ma che invece, oggi mi tranquillizzò in parte. Man mano che i miei compagni arrivavano il battito del mio cuore aumentava frenetico e non facevo altro che chiedermi come queste persone potessero essere tanto ignare di ciò che strisciava nelle loro strade. Blake quel giorno non era venuto a scuola, lo capii alla fine della seconda ora, quando ormai era troppo tardi per entrare e scoraggiata mi imposi di seguire le lezioni come a mio solito e di smetterla di preoccuparmi inutilmente. Lucia mi parlava, raccontandomi di come aveva passato il weekend in compagnia dell'ennesimo ragazzo che le aveva chiesto di uscire. Ma nemmeno i suoi occhi che brillavano di gioia o l'avviso che ci sarebbe stato un ponte da mercoledì prossimo riuscirono a modificare il mio umore nero e irrequieto. << Che ne pensi? >> mi chiese la mia compagna di banco distogliendomi dai miei pensieri, << cosa? Oh, è grandioso >> aggrottò la fronte, << ma se ti ho appena detto che mi ha starnutito addosso >>. << Non quello >>. << Diana, dimmi la verità, mi stavi un minimo ascoltando? >> domandò sospirando, esasperata e non potevo darle torto. << Senti, scusa. In questi giorni ho altro per la testa >> ammisi e nessuna delle due aggiunse altro. A differenza di mia cugina, non insisté, né provò a ritirare fuori l'argomento più tardi e gliene fui grata. All'uscita mi diede un bacio sulla guancia e mi guardò facendomi capire che avrei potuto chiamarla quando ne avessi sentito il bisogno, poi se ne andò. Almeno non era arrabbiata, ci mancava soltanto questo.

<< Le giornate buie, gli inverni freddi e ogni sorta di malattia corporea non è nulla in confronto a ciò che sto provando. Alexander mi manca terribilmente e la notte rende tutto più dolente, le lacrime fuoriescono irrefrenabili e le grida soffocate nel cuscino non alleviano la sofferenza. Il mio piccolo mondo è crollato in mille pezzi e nessuno se ne rende conto, al contrario la mamma blatera sulla scelta dell'abito nuziale, tra i mille derivanti dalle nostre antenate. Ieri me ne ha fatti provare un paio, ma nessuno mi trasmette quel senso di pace e gioia che dovrei provare all'idea di compiere un passo così importante, perché non è con la persona con la quale vorrei intraprenderlo. Ho sfogato le mie frustrazioni in una lettera diretta al mio futuro marito, in cui me la prendevo con lui e lo insultavo come se la colpa fosse a lui attribuita. Subito dopo l'ho strappata. >>. Nonostante il dibattito fosse terminato, continuai a leggere quel libro, trovandone una specie di conforto, ma sapevo di non poter continuare a star così. Fu proprio per questo che lo richiusi, decisa a metter fine a questo brutto scherzo e scesi dall'amaca andando a " trovare " i miei amati vicini. Bussai, fregandomene della possibilità che Cassandra potesse venire ad aprirmi al posto di Blake, fregandomene di ogni pregiudizio. Mi trovai spiazzata però, nel momento in cui furono i suoi genitori a fissarmi sulla loro soglia di casa, come se fossi un intrusa. Mi schiarii la voce, di colpo imbarazzata, << s-salve, sono Diana Cooper, abito qui difronte. Cercavo Blake >> dissi sfregando le mani tra di loro. Si scambiarono un'occhiata, poi senza proferire parola mi fecero cenno di entrare, così feci, ma nel momento in cui rischiusero la porta alle mie spalle sgranai gli occhi. Non era possibile.

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