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Cosa mi era saltato in mente nel momento in cui avevo accettato di andare al centro commerciale con Lucia?! Era pieno zeppo di gente che sembrava così spensierata, così felice, così sicura, mi sentivo un pesce fuor d'acqua. << Uh, entriamo lì! >> Lucia, al contrario di me era completamente euforica, questo era l'ennesimo negozio in cui tentava di trascinarmi. << Ehm, va bene >> acconsentii sforzandomi di sorriderle, mi prese una mano e iniziò a correre verso l'entrata come una bambina che vede delle caramelle. L'odore forte di un profumo da donna mi invase le narici provocandomi una smorfia, la musica a palla mi riempì le orecchie e dovetti contare fino a dieci per non scappare via a gambe levate. Ma perché non potevo essere come le ragazze normali e stravedere per le minigonne e i tacchi a spillo - su cui non sapevo camminare -? << Diana, guarda questo! >> mi chiamò Lucia mentre teneva in mano un vestitino blu mare, con la sua carnagione olivastra le sarebbe stato alla perfezione. << Carino >> dissi incrociando involontariamente le braccia al petto, lo facevo spesso quando ero nervosa. << Sta per arrivare l'estate e pensavo di comprare qualcosa in anticipo >> afferrò un altro vestito, questo era rosa fluo. << Perché non te lo provi? >> mi chiese e strabuzzai gli occhi dalla sorpresa. << Stai scherzando spero >> in fondo quel colore sarebbe stato perfetto per me da un punto di vista modaiolo, ma da quello personale non era nel mio stile. << Perché? Ti starebbe benissimo >> insisté lei. << Non voglio sembrare un evidenziatore parlante >> sbuffò, lo rimise al suo posto e andò verso i camerini per provarsi il suo. << Io ti aspetto qui fuori >> dissi non vedendo l'ora di allontanarmi da questa assordante - e orripilante - musica trap. Lei mi guardò incerta, << non ho bisogno di vederti per sapere che ti si addice, è pienamente nel tuo stile >> tentai di rassicurarla, al che lei mi sorrise e mi lasciò uscire dal negozio. Presi posto su una panchina e tentai di rilassare i muscoli, in fondo non era così male, potevo farcela. Ad un certo punto una chioma rossa mi passò davanti e riconobbi la sorella di Blake, come mi ricordavo aveva uno sguardo che metteva i brividi, al suo fianco notai che c'era un ragazzo castano che a differenza sua sembrava solare. Come se si fosse accorta che li stavo fissando, si girò e mi guardò in modo intimidatorio, deglutii rumorosamente nel momento in cui finalmente smise di guardarmi e passò oltre. Di nuovo sembrava passato molto più di qualche secondo, non avevo un'esatta cognizione del tempo.

Un'ora e mezza dopo aver girato per negozi ero esausta, mi facevano male le gambe per quanto avevamo camminato, Lucia sembrava abituata perché non aveva il fiatone come me. << Che bella giornata! >> commentò davanti ad un frappè al cioccolato con accanto almeno otto buste di indumenti, sembrava dovesse rifarsi il guardaroba per quanti ne aveva comprati. << Già >> eccetto per i miei poveri piedi, << dovremmo rifarlo, sai? >> mi disse lei col sorriso a fior di labbra. << Sai all'inizio temevo ce l'avessi con me, insomma i primi anni neanche ci parlavamo e appena mi sono messa seduta accanto a te sembrava ti dessi fastidio >> ammise abbassando leggermente la testa, << non riuscivo a capire cosa avessi potuto fare per farmi odiare a quel modo >>. << Frena, frena. Non mi hai fatto nulla, ti trovo pure simpatica, è solo che >>. << Cosa? >>mi uscì una risatina amara. << Non te ne sei resa conto? Sono introversa, non amo fare amicizia, diffido sempre di tutti. Ma non ho nulla contro di te >> mi affrettai a dire. Temevo che adesso si sarebbe alzata da quella sedia e se ne sarebbe andata lasciandomi lì, invece mi strinse in un abbraccio, << anche io non sono molto pratica in questo, ma ti prego dammi una possibilità. In classe tutti mi guardano come fossi strana e fuori beh, solo i ragazzi sembrano notare la mia presenza ma non per fare amicizia >> sentii qualcosa di umido sul braccio e mi accorsi che stava piangendo. << Lucia io una possibilità te l'ho già data, altrimenti ti assicuro che non sarei qui adesso >> le strappai una risata mentre si affrettava ad asciugarsi le lacrime. << E come sono andata? >>, << da favola >> lei sorrise e stavolta contagiò anche me. Forse mi sbagliavo, forse non eravamo così diverse, in fondo qualcosa in comune ce l'avevamo. << Adesso però devi raccontarmi tutto di quel ragazzo >> le dissi mentre si risiedeva al suo posto. << Uh, per carità! Il solito donnaiolo, mi aveva fatto credere di essere realmente interessato e invece voleva soltanto una cosa >> disse e il sorriso le si spense, ma come faceva a cambiare umore così in fretta? << Mi dispiace tanto, lascialo stare è solo un cretino >> tentai di sollevarle il morale, anche se non sapevo esattamente cosa bisognasse dire in questi casi. Lucia fece spallucce, poi scosse la testa come a scacciarne il ricordo: << e a te invece come va con i ragazzi? Non dirmi che non ci ha mai provato nessuno con te, perché puoi anche essere timida, ma non sei di certo una brutta ragazza >> in qualche modo queste parole furono un toccasana per la mia autostima, non aveva idea di quanto mi vedessi sbagliata. << Non è quello, semplicemente io sto bene single >> lontana da possibili sofferenze. << Guarda che da qualche parte ci sarà quello giusto, basta solo che non ti lasci abbindolare come ho fatto io >> mi faceva male vederla così per un ragazzo, mi pentii di aver ripescato l'argomento. << Se lo trovo lo ammazzo >> affermai con più sicurezza di quella che realmente avevo. Lei rise << Va alla nostra stessa scuola ma non penso che tu lo abbia mai visto, lui è... >> si bloccò di colpo fissando un punto alle mie spalle. << Lui è? >>. << Proprio dietro di te >>.

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