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Il viaggio in moto fu silenzioso e una volta arrivati scesi senza dire una parola e mi diressi verso casa, mi voltai un'ultima volta e lo vidi farmi un cenno di saluto, scossi la testa e corsi dentro casa, poi scoppiai a piangere.

<< " Perché non vuoi sposarmi? " chiedo trattenendolo per un braccio, lo sento sospirare, " lascia stare, non posso dirtelo. Ho fatto una pazzia ad invitarti qui, ora scusami ma quella donna sta aspettando di parlare con me " dice con voce priva di qualsiasi emozione e scrollandosi la mia mano di dosso si allontana lasciandomi lì, con una ferita riaperta, sanguinante " >>.

Entrai a testa china nel solito bar e mi avvicinai al bancone, << un cappuccino con cacao sopra e un cornetto alla crema >> dissi senza nemmeno guardare il barista. << Quante volte devo dirti che non serve specificare che vuoi del cacao sopra il cappuccino? >> sussultai al suono della sua voce, << Nathan >> incontrai il suo sguardo e feci un debole sorriso, << cos'hai? >> mi chiese, si notava tanto che stavo a pezzi? Ma chi volevo prendere in giro, ero uno straccio. << Nulla >>, << problemi di cuore? >> ridussi gli occhi a due fessure e alzò le mani in segno di resa, << scusa, non voglio farmi gli affari tuoi, è che alla festa ti ho vista molto presa da quel ragazzo >> disse mentre preparava il mio ordine, << ho fatto due più due, ma giustamente non ti conosco e non mi dovrebbe interessare chi frequenti >>. Non risposi, andai a sedermi e aspettai che mi portasse ciò che avevo richiesto, << aspetta >> lo fermai prima che se ne andasse, si voltò incerto e sospirai, << mi dispiace, è che sto un po' giù. Hai intuito bene, mi piace Blake, è che >> fece per interrompermi ma io alzai una mano, << no, voglio dirtelo, tanto non ho nessuno con cui parlarne eccetto mia madre, ma dirlo a uno sconosciuto sembra più liberatorio >> sorrise e lasciò che terminassi la frase, << non mi ricambia e fa male, perché mi ero illusa che potesse provare qualcosa nonostante la mia timidezza, nonostante tenda sempre a scacciare tutti via >> ammisi e sentii le lacrime risalire. Nathan si sedette davanti a me, << non voglio disturbarti >> gli dissi, ma non si mosse di un millimetro, << è mio questo posto, ricordi? Non sono obbligato a servire i clienti >> lanciai uno sguardo al bancone e notai che una ragazza un po' bassina aveva preso il suo posto. << Comunque a me non sembri poi così timida, in fondo ti sei aperta con me senza nemmeno conoscermi e non mi stai cacciando via >> feci un mezzo sorriso, il primo della giornata, << in effetti ultimamente sto cambiando, mi sento meglio con me stessa ma... ho anche perso le due persone che devo ringraziare per questo >> e capii che nonostante mi avessero entrambi delusa, avevano anche smosso in me qualcosa che era rimasto a lungo dentro e che mi stava lacerando pian piano. Stavo morendo dentro e loro mi hanno fatta rinascere, ho provato una miriade di emozioni, ho pianto, riso e amato. A quest'ultima parola lo stomaco fece una capriola, ma subito dopo arrivò una fitta di dolore, li avevo scaricati entrambi. << Comunque se posso darti un consiglio >> la voce del ragazzo davanti a me interruppe il flusso dei miei pensieri, << potresti iniziare uno sport, per scaricare la rabbia e la sofferenza ecco >> estrasse dalla tasca della tuta un bigliettino, << questa è la palestra in cui mi alleno, frequento un corso di pugilato, ma penso che a te servirebbe più kick boxing. Conosco gente e potrei farti avere uno sconto sul pagamento, fammi sapere se passerai, sempre se non pratichi già qualche altro sport, ovviamente >> si affrettò ad aggiungere, << insomma, stai bene fisicamente, oh meglio, intendo >> scoppiai a ridere, << ti risparmio l'imbarazzo, ho capito tranquillo e no, non frequento alcun corso, potrebbe farmi bene, non ci avevo mai pensato >> lo vidi rilassarsi, << bene, allora buona colazione, ci si vede >> non appena si allontanò mi rigirai il pezzetto di carta tra le mani, emozionata come una bambina che sta per fare la sua prima prova di propedeutica. Scossi la testa al pensiero che forse, avevo avuto gli occhi chiusi troppo a lungo, c'erano realmente persone interessate a me, alla mia amicizia o ad altro per ora non volevo innamorarmi, ma perché privarsi di uno sport o... di un semplice amico?

<< Diana >> Blake e Lucia... Iride, mi chiamarono quasi contemporaneamente in classe e cacciai l'impulso di prendermi la testa tra le mani, in fondo avrei dovuto affrontarli prima o poi. Incontrai le iridi verde chiaro del mio protettore e scossi impercettibilmente la testa, non ero ancora pronta. Mi sedetti al solito posto, mi fece un effetto strano, i ricordi di quando eravamo amiche mi balenarono in mente e non potei non pensare che erano stati forzati e falsi. Nonostante avessi un hole accanto a me, provai compassione nel vedere i suoi occhi circondati da occhiaie profonde e la sua pelle - solitamente olivastra - essere bianca cadaverica, simile alla mia. << Cos- cos'hai? >> sorpresi entrambe con questa domanda e notai un'espressione di puro stupore dipingersi sul suo volto, << io... mi manchi terribilmente, sei l'unica amica che abbia mai avuto e non sopporto il dolore che ti ho causato, né la tua lontananza >> era sincera, ma c'era dell'altro, ne ero sicura. Così mi concentrai su di lei come non facevo da tanto tempo e piano piano si aprì, parlando a bassa voce mi raccontò di George - l'hole che mi aveva quasi scaraventata in aria - mi disse che l'amava, che in quei anni passava da un umano all'altro per dimenticarlo, ma che non ci riusciva e che non funzionava con nessuno che non fosse lui. Gli hole, come i protettori, non potevano stare con qualcuno, nemmeno tra di loro, ma per motivi ben diversi: il loro obbiettivo era governare la terra e per farlo facevano fuori i pezzi grossi -mi chiesi perché cercassero anche me. Iride e il suo amante avevano avuto una relazione lunga di nascosto, avrebbero dovuto fuggire insieme, lo avevano programmato, ma il giorno stesso della partenza, lei ricevette un incarico - quello di uccidermi - e diede buca a George. Fu debole, mi spiegò e se ne pentiva tutt'ora, lo amava, desiderava essere nata per fare del bene, piuttosto che del male e aveva bisogno di libertà, di una scelta, di un'ultima occasione. Ripensai al libro che stavo leggendo, alla protagonista, viveva una situazione simile, in fondo questi esseri non erano tanto diversi da noi in fondo non erano tutti uguali, così come non tutti noi eravamo cattivi, non tutti uccidevamo o rubavamo. Guardai la mia ex migliore amica e per la prima volta, un pensiero mi sfiorò la mente: forse per la nostra amicizia c'era ancora una speranza, una lampadina che aveva resistito alle tenebre e aveva continuato a brillare, nonostante trasmettesse soltanto una luce fioca.

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