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<< " Sei incantevole cara " commenta mia madre mentre indosso l'ennesimo abito da sposa, " madre io " non voglio sposarmi, è tutto sbagliato, voglio scegliere per la mia vita, vorrei urlare e buttare fuori tutta la sofferenza che ho dentro. " Si? " mi incita, prendo un respiro profondo, " posso provare quello? " indico un vestito bianco e azzurro, di pizzo lavorato. " Tesoro, pensavo volessi scegliere tra quelli della tua famiglia " la interrompo, " voglio solo provarlo " esita per un attimo, ma poi fa un leggero cenno della testa e la servitù me lo porta. In una parola è perfetto, aderente in vita e morbido sui fianchi, ha uno scollo a cuore, nella parte posteriore, sulla schiena è intrecciato sui lati e lascia uno spazio scoperto. Ha un piccolo fiocchetto azzurro legato da una striscia di seta all'altezza del bacino e fa pendant con il corpetto. Infilo anche i guanti e il velo lunghissimo e sorrido al mio riflesso, " questo va bene " >>.

Passò una settimana in cui io e Blake non ci scambiammo una parola. Lui si limitava a fare il suo lavoro e io il mio: la scuola. Ogni tanto i nostri sguardi si incrociavano per sbaglio e un brivido mi percorreva la schiena, la testa mi girava e mi aggrappavo al banco con tutte le forze che avevo in corpo. Alcune volte, la notte, mi svegliavo ansimante, dopo aver sognato gli hole che mi attaccavano, che volevano qualcosa da me, ciò che non potevo assolutamente dargli. Ogni volta mi ritrovavo a combattere e non so come, ma riuscivo quasi a batterli. Quasi. Il venerdì sera mi allenavo in palestra, frequentavo kick boxing con Nathan, imparavo a difendermi, mi sentivo e vedevo sempre più forte, sicura di me e indipendente. Certo, non era come andare a qualche festa, ma perlomeno non restavo rintanata in casa a studiare e leggere come sempre. Con Iride non uscivo ancora, ma in classe chiacchieravamo, di tutto fuorché del suo mondo, era l'unica regola che avevo imposto e lei l'aveva accettata senza problemi. Mi capitava, purtroppo, di ripensare a quella stupida festa di sabato, agli occhi del mio protettore che scorrevano lenti sul mio corpo e si soffermavano sul viso, che mi guardavano come fossi l'ultima goccia d'acqua nel deserto.
Ovviamente era tutta una finzione, lo avevo accettato ormai, ma faceva ancora male.
Andava tutto bene, finché un giorno non la rividi, era lì, gli sorrideva ammiccante, notai che non era sola: c'erano due ragazzi e una ragazza oltre al mio odioso vicino di casa. Tentai di non farmi vedere mentre varcavo il cancello di casa mia, ma venni intercettata: << Ramona! >> gridò Carole venendomi incontro, strinsi i pugni, << mi chiamo Diana >>, << perdonami Fiona, ragazzi lei è un'amica di Blake >> disse rivolgendosi al gruppo. Avrei voluto correre in casa, invece rimasi lì, sotto lo sguardo indagatore dei presenti e quello divertito del ragazzo che mi piaceva. Ma che aveva da ridere? Strinsi velocemente la mano al biondo magrolino di nome Jack, alla stangona Alice e a David, un ragazzo che sembrava credersela ancora più di Blake, il che era notevole considerando che non aveva neanche un quarto della sua bellezza. << Noi stavamo per andare a fare un giro, ti va di venire? >> fece Carole, fissandomi in un'espressione di sfida. Ma certo, si aspettava che declinassi l'invito, voleva soltanto risaltarsi davanti a Blake facendo la ragazza sicura che non era gelosa delle amiche. Mi venne da ridere, << perché no? >> risposi nonostante non avessi la benché minima intenzione di conversare col ragazzo che mi aveva spezzato il cuore, ne tantomeno con la sua ex strafiga. Lei spalancò leggermente gli occhi ma non si scompose, << in macchina siamo pieni, ci raggiungi con la tua? >> Blake mi sorprese rispondendo al posto mio, << posso accompagnarla io, vi lascio la volvo e prendo la moto >> avrei accettato solo per continuare a vedere l'espressione contrariata di Carole, ma non appena lui mi superò e le nostre braccia si sfiorarono possenti brividi mi invasero, più forti di quelli mai avuti fin ora. Non compresi ciò che stava capitando, ma in un secondo mi ritrovai tra le braccia del mio protettore, col fiatone e il cuore in gola. << Sc-scusa >> balbettai rialzandomi e avvampando, << tranquillo, vengo per conto mio. Dove, a proposito? >>.

Una volta giunta al bar vicino la stazione, parcheggiai e scesi ripetendomi che sarebbe andato tutto bene, che avrei gestito la situazione da ragazza matura qual' ero.
Entrammo nel locale ristretto e prendemmo posto vicino al bancone.
<< Io prendo un vodka lemon >> disse Carole e l'amica annuì, << anche per me >>.
<< Io prendo un mojito >> si aggiunse il ragazzo magrolino, << un Malibu >> Blake fece di si con la testa all'amico e si voltò verso di me, << E tu cosa vuoi? >> gli occhi di tutti guizzarono nella mia direzione, mettendomi in imbarazzo.
<< Oh, ehm, una Fanta per me, grazie >> l'ex di Blake ridacchiò sfacciatamente.
<< Ordino subito >> disse lui sporgendosi verso una cameriera.
<< Mi ricordo quando abitava in città, si occupava sempre lui di tutto >> commentò lei con occhi sognanti .
Mi schiarii la voce, ero nervosa, mi sudavano le mani.
<< Immagino sia stato educato anche con te, nonostante tra voi ci sia stata della semplice amicizia >> se questa non era una frecciatina...
<< Oh, è veramente un ragazzo d'oro >> eccetto le prime volte, quando mi insultava senza un motivo palese.
<< Una volta mi ha salvata da una macchina che stava per investirmi >> sorrisi fiera, ma poi ricordai che era suo dovere proteggermi, che stupida.
<< Ecco a voi >> Blake ci porse i nostri drink e fu più lento quando si trattò del mio.
Dopo aver consumato, scoprimmo che aveva già pagato per tutti, a quanto pare Carole non mentiva quando doveva che era la cortesia in persona.
<< < Si vede che tra voi due c'è qualcosa >> mi disse l'amica inchiodandomi con lo sguardo.
<< Neanche lontanamente >> ribattei decisa.
<< Avanti! Ti sta sempre intorno e poi quando vi guardate sembra che... Non so, vi mandiate scariche elettriche a vicenda >> commentò ridendo.
<< Sul serio, non c'entra niente >>.
<< Io dico di sì >> fece cenno verso di loro, << vai lì e prenditelo >>.

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