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<< Uff! >>. << Tutto bene tesoro? >> mi chiese la mamma mentre guardava una soap opera in tv. << Non trovo niente >> borbottai, a momenti prendendomela con il pc. << In che senso? >> mise in pausa il programma e mi fissò in attesa si una risposta. La sera prima, quando ero tornata, avevo finto di essere stanca morta per non farle vedere che ero sconvolta e per non farle sentire che avevo bevuto, non volendolo certo, ma dubito che mi avrebbe dato ascolto. Alla fine mi ero convinta di essermi immaginata gran parte delle cose, sicuramente l' alcol mi aveva fatto vedere le cose in un modo strano. << Nel senso che oggi ho parlato con il professore di italiano, gli ho chiesto più tempo per prepararmi al dibattito e lui ha acconsentito, dandomi un'intera settimana >> dissi sprezzante. Lei mi fissò senza capire, << e qual è il problema? >>, << nessuno, se non fosse che non trovo nulla sulla vita sentimentale delle dame dell'ottocento! In tutti siti spiegano le leggi che le venivano imposte, senza soffermarsi su ciò che pensavano e provavano loro >> spiegai ricadendo con la testa sul cuscino della poltrona. << Sono sicura che se vi ha assegnato questo compito, qualcosa ci sarà >> si, un libro che mi è stato fregato sotto il naso, avrei voluto rispondere. << Non capisci mamma, sarò il capo squadra, la responsabilità di come andrà questo stupido progetto ricadrà su di me >> ero furiosa, perché continuavo a pensare al sorrisetto arrogante sul volto di Blake. << I tuoi compagni non hanno trovato niente? >> mi chiese con dolcezza. << Si, ma come ho già detto solo informazioni simili tra loro >> odiavo pensarlo, ma il mio vicino di casa era l'unico ad avere qualcosa che potrebbe essere utile e neanche la capisce, che spreco. << Credo in te e so che troverai una soluzione. Ora però basta pensare allo studio e vieni a vedere la tv con me >> le sorrisi e feci come mi aveva chiesto. Una soluzione c'era, ma era altamente insopportabile.

<< Okay >> dissi sbattendo una mano sul banco di Blake che alzò lo sguardo, fissandomi confuso. << A-accetto la tua proposta >> diversi occhi iniziarono ad osservarci, curiosi. << Oh, beh non importa ormai, ho cambiato idea >> la rabbia iniziò a ribollirmi dentro, così lo afferrai per la maglietta, ignorando l'ennesima scossa e avvicinai il mio viso al suo pronta a costringerlo a darmi quel libro, ma non appena incontrai i suoi occhi socchiusi involontariamente la bocca. Come faceva a farmi questo effetto? Sicuramente era odio, non si spiegava altrimenti. << Si? >> chiese prendendosi gioco di me, si alzò anche lui sorpassandomi con la sua altezza. << Hai perso la lingua, Diana Cooper? >> sussurrò e udii il professore schiarirsi la voce. Arrossi e lasciai la sua maglietta per poi correre al mio posto, tutti mi fissavano a bocca aperta, sicuramente avevano tratto le conclusioni sbagliate. << Dunque ragazzi, come vanno le ricerche? >> domandò andando dritto al punto. << Molto bene >> rispose Bella, ovviamente in squadra di Blake. Ma certo, sicuramente ora aveva trovato una sostituta, che stesse pure dalla sua parte volevo ammazzarlo. << Mi fa moto piacere sentirtelo dire Widny, perché il voto che vi metterò varrà il cinquanta percento su quello finale >> come far stare in ansia Diana parte uno. << Ma noi non abbiamo ancora concluso niente >> mi disse a bassa voce Lucia. << Ma dai? >> stavo andando su tutte le furie, mi sarei ripresa quel libro, in un modo o nell'altro.

Non appena suonò l'ultima campanella, mi precipitai fuori dall'aula fingendo di star scrivendo un messaggio e non appena vidi Blake uscire lo afferrai per un braccio - prendendomi l'ennesima scossa. << Ma che hai? Abiti in mezzo alla corrente? >> lui si fermò e incrociò le braccia al petto, senza degnarmi di una benché minima risposta. << S-senti, sarò diretta va bene? Devi darmi quel libro, chiedimi pure qualcosa in cambio, ma ti prego di darmi quel libro >> okay, forse supplicarlo non era la cosa più audace che mi potesse venire in mente, ma di certo non potevo minacciarlo, mi avrebbe spostata con un solo dito. Lui sbuffò spazientito, << d'accordo secchiona, facciamo così >> arrossii violentemente a sentirmi chiamare di nuovo in quel modo. << Io ti do il libro, tu me lo leggi e in più mi devi un favore >> sentenziò. << Spiegati me-meglio >>, << Intendo dire, che la prima cosa che ti chiederò, tu dovrai farla, senza protestare >> sorrise sghembo. << Entro certi limiti >> sottolineai, << affare fatto >> concordò lui allungandomi la mano, gliela strinsi forte, sperando di fargli male, ma ottenendo solo una risata. << Adesso se permetti ho di meglio da fare e ah, avrei detto di si anche prima, ma è troppo bello farti arrabbiare >> disse facendomi l'occhiolino, poi se ne andò lasciandomi lì, con una rabbia insormontabile.

Giunta a casa mangiai, studiai e lessi, qualsiasi cosa pur di non pensare al ragazzo che mi stava mettendo i piedi in testa in continuazione. Nei libri le protagoniste sono sempre forti, si fanno rispettare e non hanno alcun problema a socializzare; sono sempre bellissime, intelligenti e il classico figo di turno si innamora di loro, invece io mi ero beccata un deficiente patentato. Stanca di questa situazione, uscii e mi diressi al mio bar preferito, in modo da schiarirmi le idee. Stavo guidando, quando ad un tratto, un uomo sembrò comparire come dal nulla in mezzo alla strada. Sterzai, ma non appena scesi dall'auto trovai solo un pezzo di carta, lo raccolsi e ne lessi il contenuto: N.H.S.R. Mi chiesi se fosse appartenuto all'uomo di prima e in ogni caso, dove fosse finito e cosa significassero quelle iniziali. Ripiegai accuratamente il foglietto e lo riposi nella borsa, poi risalii in auto e ricominciai a guidare. Anche se non volevo, continuavo a pensare a ciò che avevo visto alla festa, a come fosse possibile che un po' di punch corretto potesse farmi venire le allucinazioni e farlo sembrare così reali. E poi c'era Blake, dovevo dargli una lezione, avevo anche bisogno di quel libro. Immersi i miei dispiaceri in una cioccolata calda con panna mentre fissavo la gente, quella normale, quella che non aveva in testa due occhi di fuoco, ne tanto meno la parola ASOCIALE stampata a mente. Infine mi concessi di pensare a mio padre, a quando era con me e a come riuscisse sempre a tirarmi su di morale.

Scommetti che non mi innamoro?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora