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<< Stasera, a cena proverò ad affrontare la mamma, le dirò la verità, cioè che rispetto la decisione sua e di papà, ma che il mio cuore appartiene a un altro. Non gli rivelerò mai il suo nome, a meno che per assurdo, decidessero di lasciarmi sposare con lui invece che con il futuro re della Svezia >>.

<< Ma questo re ha un nome? >> mi interruppe Blake che, seduto al mio fianco ascoltava con attenzione. << Magari si saprà più avanti, magari non lo conosce nemmeno lei >> feci spallucce e tentai di continuare la lettura, << Il dottore dice che stai bene >> mi comunicò prima che riiniziassi. Alzai lo sguardo incontrando i suoi brillanti occhi verde d'orato, << ti rimetteranno a breve >>. << E questo lo hanno detto a te perché... ? >> chiesi incrociando le braccia al petto non riuscendo a smettere di sorridere. << Perché gliel'ho chiesto. Perché vorrei portarti in un posto >> diceva sul serio? << Tralasciando il fatto che fino a ieri mi odiavi, l'ultima volta che mi hai portata " in un posto " non è andata tanto bene >> gli feci notare. Si passò una mano tra i capelli, << per prima cosa non ti odiavo, mi divertivo solo a prenderti in giro >> feci una smorfia, << in secondo luogo, stavolta non ti succederà nulla. Te lo prometto >> decisi di fidarmi.

...

<< Per essere il parco di un ospedale, è davvero incantevole >> commentai camminando tra la fresca erbetta del giardino. << Lo penso anch'io >> disse guardandomi e per un attimo mi fermai a studiarlo, irradiava energia, positività e calma. Ma allo stesso tempo tempesta. Scosse la testa, << è da tanto tempo che non mettevo piede in un posto del genere >>. << In una villa? >>, << in un ospedale >> mi si mozzò il fiato, immagini mi balenarono in mente. << Io non ci venivo da anni >> ammisi, lui mi guardò alzando un sopracciglio, avevamo ripreso a camminare. << Da qua- quando mio padre... si, insomma >> abbassai lo sguardo, di colpo le lacrime mischiate ai ricordi minacciarono di uscire. << Mi dispiace >> disse lui rauco, la tensione era calata. << Dev'essere stata una persona fantastica >> finalmente tornai a guardarlo e le emozioni sfuggirono al mio controllo, iniziai a singhiozzare, odiavo quando succedeva davanti a qualcuno. Blake d'istinto mi abbracciò e io soffocai la testa tra l'incavo del suo collo, senza più controllarmi. Le sue braccia muscolose mi circondarono la vita e con una mano prese ad accarezzarmi la schiena, sussurrandomi parole di conforto. Ma come eravamo arrivati a questo punto? << Va tutto bene Diana, è okay lasciarsi andare ogni tanto >> sussurrò al mio orecchio, << Sono sicuro che ci teneva tantissimo a te >> alzai lo sguardo guardandolo negli occhi. << Non so cosa darei per riaverlo qui >> per un momento allontanò le braccia dal mio corpo e mi sentii mancare, ma poi mi sfiorò le guance con i polpastrelli, asciugandomi le lacrime. << E io non so cosa farei per fartelo riavere >> sembrava serio, non capivo perché all'improvviso gli importasse tanto di come stavo. Mi staccai da lui, << Ora però basta parlare di me, che mi dici della tua famiglia? >> tentai di cambiare discorso. << Ce la passiamo bene >> rispose solo, << adesso si è fatto veramente tardi, devo andare, ci si vede a scuola >> disse in tono freddo e distaccato, poi se ne andò, lasciandomi spiazzata e con il dubbio che per lui fosse stato soltanto un gioco fin dall'inizio, un modo per scoprire le mie debolezze e scagliarle contro di me al dibattito. Tornai nella mia stanza e quella sera, a cena non mangiai.

...

<< Eccola, sta arrivando >> sentii dire mentre andavo verso la mia classe. << Ma non si vergogna? Darla al primo che ci prova con lei... è proprio disperata >> un'altra voce, un'altra occhiataccia. Entrai andando a sedermi al mio solito banco, Bella mi venne in contro, << James mi ha raccontato di quello che avete fatto ieri >> mi disse ammiccando. << C-cosa? N-non è successo niente, non gliel'ho... non ho voluto >> balbettai con le guance che mi andavano a fuco al pensiero che si fosse sparsa una voce falsa sul mio conto. << Non mentire, in fondo l'ho sempre intuito >>. << C-cosa? >> deglutii incontrando il suo sguardo. << In termini gentili? Che sei una poco di buono >>.

<< Non ho fatto niente! >> urlai risvegliandomi, mi accorsi di tenere gli occhi spalancati e di aver scaraventato a terra un cuscino. << Che succede qui, è tutto apposto? >> un'infermiera fece irruzione in camera sbattendo la porta, visibilmente preoccupata. << Si si, non si preoccupi ho semplicemente avuto un incubo >> lei però mi visitò ugualmente. << Un'ultima cosa signorina Cooper, un signore lì fuori ha detto di conoscerla e mi ha lasciato questo biglietto da darle >> lo afferrai aprendolo e rimasi a bocca aperta quando ne lessi il contenuto:

Conducici direttamente da lui e non ti faremo niente

<< Tutto apposto? >> mi chiese, << si, non si preoccupi, probabilmente avranno sbagliato persona >> le sorrisi. << D'accordo, mi chiami nel caso senta improvvisi giramenti di testa o abbia allucinazioni >> annuii e finalmente uscì. Era il secondo biglietto che mi finiva tra le mani, dubitavo fosse una coincidenza ma non aveva alcun senso, non conoscevo nessuno scapolo grosso, ne tantomeno qualche criminale. Chi mai potrebbe minacciarmi per arrivare a qualcuno che ho vicino? Scrollai le spalle indecisa se strappare i biglietti o consegnarli direttamente nelle mani della polizia, in ogni caso non mi sarei mai lasciata manipolare, nemmeno se avessi capito chi mi aveva mandato i messaggi e cosa stessero cercando. Sarei uscita da questo ospedale più forte di prima e nessuno mi avrebbe mai controllata, ero l'ultima persona che si desiderava tenere sott'occhio, non avevo nulla di interessante e tutti quelli a cui tenevo non erano altro che persone comuni. Ero al sicuro, il mio unico pensiero imminente e preoccupante, era il dibattito.

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