Dopo un'altra settimana passata all'interno del mondo degli hole capii che Blake non sarebbe venuto a salvarmi. Mi ero illusa, lo ammetto, pensavo avrebbe trovato il modo di rintracciarmi, ma a quanto pare neanche un protettore poteva sfuggire agli incantesimi di questi strani esseri. Le torture si fecero sempre più intense e dolorose, spesso temetti di non farcela, eppure immaginando lui di fronte a me e la forza tornava, come un uragano. Ogni volta sentivo qualcosa crescere dentro di me, come una corrente d'energia che smuoveva una parte a lungo assopita. Un giorno osai, non saprei spiegare se fu l'ennesima prova, la sua mancanza, o il voler vivere, ma lo feci: cambiai le cose, o perlomeno ci provai.
Tutti i mostri mi stavano attorno e Iride mi fissava speranzosa come sempre, pronta ad aiutarmi. Erin mi stuzzicava ogni santo giorno, ma quello fu particolare. Mi fece vedere Blake Anderson. Gli hole lo avevano catturato. Logicamente sapevo che si trattava dell'ennesima illusione, ma qualcosa mi fece infuriare. Fino a quel momento ero sempre stata più ansiosa che impavida, più terrorizzata che arrabbiata. Mi tornarono in mente le lezioni con Nathan ma un conto era difendersi da un uomo, un altro da un hole. Tremavo non per paura. Le dita mi formicolavano, sentivo sempre più il bisogno di sfogarmi, di lasciarmi andare infischiandomene dei rischi. Io, la ragazzina timida e per nulla istintiva, mi ritrovavo con la sensazione di poter uscire di lì sana e salva e di tornare dalla persona che amavo. Fu proprio quella fiamma che mi portò a fare la prima mossa, a mettere la mia vita a repentaglio per qualcuno che non avrei neanche potuto desiderare. Mi avvicinai all'hole che stringeva con forza la sua gola, lasciando il " pubblico " sorpreso. Mi fermai a pochi centimetri di distanza da quel mostro e mi sembrò di vedergli attraverso. Dietro c'era una macchina, che lo muoveva, come non potesse scegliere liberamente cosa fare della sua vita. Feci un unico gesto, gli misi una mano sulla spalla e inchiodai lo sguardo al suo, trasmettendogli compassione e speranza. Non ci avevo mai provato fin ora, li avevo sempre visti come nemici, nient'altro. Ma già Iride aveva dimostrato di tenerci a me, di avere un cuore, per cui perché non tentare anche con gli altri? Funzionò. L'hole lasciò la figura di Blake e accennò a un sorriso, era un po' inquietante, ma allo stesso tempo sincero. Non feci in tempo a ricambiare che qualcuno lo trafisse con una lancia. Erin. Del liquido nero sgorgò dalle sue viscere e sentii l'energia risalire. Avevo agito bene e avevo scoperto il punto debole della loro specie: quel pizzico di bontà che il loro capo cercava di soffocare addestrandoli alla violenza e alla battaglia.
A quel punto non mi trattenni più: eseguii ciò che avevo appreso in palestra, calcio laterale, calcio frontale, pugno destro, poi sinistro...
Solo il primo colpo ebbe l'impatto desiderato.
Erin era una furia.
Si tramutò in orso e mi si lanciò contro.
Allungai la mano destra in avanti urlando e non seppi come, ma si bloccò in aria.
Si levò un << ohhh >> dalla folla e lei stessa aveva un'espressione sorpresa.
Mi ci volle un secondo per capire che ero stata io.
Appena spostai la mano il suo corpo toccò terra con un tonfo sordo e ritornò umana.
Cosa mi stava succedendo?
Non ebbi il tempo di rifletterci ulteriormente perché accadde tutto troppo in fretta: il soffitto iniziò a crollare mentre un'orda di protettori faceva capolino nel rifugio.
Ci fu una battaglia tra le due specie e mi sorpresi a esitare prima di prendere posizione.
Iride sembrava più combattuta di me, ma non appena qualcuno tentò di attaccarla si difese, senza preoccuparsi di chi fosse.
Il mio cuore batteva a mille sia per l'incredulità che tutto quell'obrobrio stesse realmente terminando, sia perché c'era qualcosa in me... Come una fonte che scatenava una tempesta.
<< Ruben >> mi voltai, gli occhi improvvisamente pieni di lacrime nel sentirmi chiamare così da lui dopo tanto tempo e mi sbilanciai meccanicamente aggrappandomi al suo corpo.
Mi cinse la vita e schiuse le labbra sulle mie.
I gemiti si mischiarono, le lacrime si incontrarono e i nostri battiti andarono all'unisono.
<< Ci hai messo tanto >> sussurrai senza staccarmi, incurante del fiatone.
<< Pensavo di averti persa... >> Si scostò da me per guardarmi.
<< Piccola io... Mi sono sentito morire >> ci scambiammo uno sguardo d'intesa, in modo del tutto spontaneo, mi sollevò e iniziò a volare.
Le ali brillavano, splendenti nel cielo.
Ammirai da molto vicino le stelle e la luna che ornavano la notte, il vento fresco mi sfiorava gli zigomi e mi scompigliava i capelli.
<< Non accadrà più, li faranno a pezzi >> mi promise.
<< Se fossi morta io... Non me lo sarei mai perdonato >> lo zittii mettendogli un dito sulle labbra carnose e morbide.
<< Ora non ci pensiamo, abbiamo tante cose da raccontarci >>....
<< Vedi Ruben, in un certo senso ti ho sempre mentito, ma mai sui miei sentimenti >> difronte a una tazza di caffè, a casa sua, l'unica cosa a rompere il silenzio è la sua voce intensa e decisa.
Non rispondi, attendendo che continuasse.
<< Io non sono mai stato il principe di Svezia, ma ho intercettato le vostre lettere e scritto al posto suo.
È stato stupido ma... Dovevo sorvegliarti e quello mi sembrava il modo più semplice.
All'inizio mi facevi infuriare: non ci trovavamo su niente e nonostante non avesse dovuto importarmi beh, mi hai incuriosito.
Volevo riuscire a capirti.
Così presi i panni di Alexander, un giovane contadino che si invaghisce della bellissima principessa.
Un amore platonico, impossibile.
La giusta scusa per avvicinarmi a te senza rischiare troppo.
Ti avrei sorvegliata e al momento del matrimonio sarei uscito di scena lasciando posto al tuo reale futuro marito.
Si lasciò andare in un sospiro.
<< Poi però ho iniziato a conoscerti, a capire cosa si celava dietro la facciata della " famiglia perfetta " e mi sono innamorato.
Quando l'ho capito ho tentato di lasciarti ma non ci sono riuscito.
Ho messo a repentaglio tutto, inclusa la tua vita >> abbassò lo sguardo fissando un punto sul pavimento.
<< Poi ci siamo baciati e per un pelo sei riuscita a salvarti dall'ira di un hole gelosa >> rise amaramente.
<< Ho fatto le mie ricerche e a quanto pare ciò che c'è tra di noi, è illegale non solo perché siamo due specie diverse, ma anche per ciò che ne comporta... >>.
<< Cosa vuoi dire? >> Avevo la gola secca.
<< Ruben, tu leggi nel pensiero, hai... Dei poteri che ti sono stati trasmessi da me, non sarai mai più umana >>.
Ci un una pausa.
<< I protettori sanno di noi e non ne sono contenti, li ho convinti a risparmiarti ma dovrai... Sottoporti a un incantesimo >> questa storia mi straniva sempre di più.
Inchiodò gli occhi ai miei.
<< Ti risparmieranno la vita, ti toglieranno ogni traccia di potere e tornerai alla tua vita >> scossi la testa, la paura che mi assaliva.
<< Ti scorderai di me >>.
Lo aveva detto.
<< No, no, no >> mi alzai di scatto.
<< Non rivoglio la vita di prima, non voglio tornare ad essere la ragazzina insicura e insoddisfatta di se, non voglio un futuro senza di te >> le lacrime iniziarono a scendere.
<< Ti prego, non fare così.
Io continuerò a sorvegliarti di nascosto, te lo prometto >> ma non aggiunse altro.
<< Ma non staremo insieme, non è vero? Io a un certo punto morirò e tu avrai un altro incarico >> non rispose e mi sentii frustrata.
<< Non posso permetterlo >>.
<< Non abbiamo scelta >>.
<< Non ho sopportato tutte quelle torture per perderti >> scossi la testa e mi coprii la bocca quando ne uscì un singhiozzo.
<< Ruben... >> Fu troppo.
La sua espressione dispiaciuta, la sua impotenza, il nostro dolore.
Corsi a casa e mi fiondati tra le braccia di mia madre, contenta di riavere almeno lei.
Non le dissi nulla, non servì.
Lì il tempo scorreva in maniera differente e non si era accorta della mia assenza, se non di un paio d'ore.
Mi cullò come faceva da sempre ed io mi addormentai, per la prima volta senza sognare nulla.
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Scommetti che non mi innamoro?
ParanormalDiana Cooper è una ragazza insicura di se, tormentata da un passato al quanto turbolento. Anela tranquillità, sente il disperato bisogno di scappare dai suoi incubi peggiori: i ricordi. Di certo non vuole persone intorno, in particolar modo il suo n...