34.

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<< Prossimo giochino >> annunciò Erin leggermente infastidita perché ero sopravvissuta fino a quel momento.
<< Avrai un'ora esatta per trovare la chiave >> disse solo, poi allargò le braccia con enfasi e sparì.
Intorno a me c'erano soltanto fiori.
Ero in una valle e sorrisi al ricordo di quando mi ci aveva portata Blake.
Allora ero ignara della sua vera natura, di questo mondo e del mio vero passato Adesso dovrai ascoltarmi. Scossi la testa, un'altra voce. Diana sono io, Iride. Avanzai verso una coperta distesa sul verde in lontananza. No, non lì. Velocizzai il passo, non mi sarei lasciata fregare. Alza la testa. Ero sempre più vicina. Non essere stupida. Sulla coperta c'era un cucciolo che mi fissava con i suoi occhioni dolci e la lingua di fuori. Sei sveglia, guarda in alto. Scodinzolava, ma non osava muoversi, era seduto. Non fermarti alla superficie. Chiusi gli occhi, volevo scacciare quella voce così simile a quella della mia amica. Diana non farlo. Guarda in alto. Ora. Lo feci. Saltai all'indietro vedendo un enorme buco nero a un passo da me, riabbassando lo sguardo mi accorsi che il cagnolino in realtà era un mostro nero dalla lingua kilometrica e le pupille giganti.
Tutto scomparve e ritornai nella stanza degli hole.
<< Sai, sto iniziando a stancarmi >> disse il capo hole, << non capisco come tu sfugga ogni volta al tuo destino, ma... >> Si interruppe e sembrò riflettere.
Scoppiò a ridere, << spero tu non pensi che Alexander stia arrivando a salvarti >> si avvicinò a me.
<< Non hai scampo Ruben, la caverna è circondata da una nube densa, che rende invisibile questo posto a qualunque protettore >> strinsi i pugni.
<< Qualcosa avrà intuito >> ribattei pentendomene, stavo cedendo al suo gioco.
<< Anche fosse penserà che sei morta, nessuno sfugge alle mie grinfie >> ghignò afferrandomi una ciocca di capelli e rigirandosela tra le dita.

...

<< Ruben? >> Iride si avvicinò alla mia cella, guardandosi intorno per assicurarsi d'essere sola.
<< Come stai? >> Chiese osservando le mia brutta cera.
Sbuffai.
<< Hai ragione, è una domanda stupida >>.
Rimanemmo in silenzio per un po', io fingevo di essere interessata alle pareti luride pur di non guardarla negli occhi.
<< Senti, mi dispiace per tutto questo. Vorrei poter tornare indietro, a quando eravamo spensierate e giravamo per negozi, o quando chiacchieravamo del più e del meno in classe >> si interruppe, immergendosi nei ricordi.
<< Già, anch'io >> ammisi.
<< Ascolta ma... Per caso, mentre ero nella simulazione, mi hai suggerito... Qualcosa? >> Chiesi con una punta di imbarazzo.
Lei aggrottò la fronte, poi sembrò illuminarsi, << oh sì, ecco cosa dovevo dirti. Ascolta, anche prima di venire qui, ti è mai capitato di sentire... Delle voci, come fossero pensieri? >> la fissai senza capire.
<< Intendo dire, hai mai percepito qualcosa? >> Non era molto chiara, ma fu come ricevere un secchio d'acqua gelida addosso.
Ricordai quando ero in classe e non avevo seguito, eppure sapevo cosa rispondere alla professoressa e quando ero stata catturata per la prima volta dagli hole, avevo come sentito le loro idee viscide e... << da quanto tempo ho questo potere? >> chiesi diretta.
Un tempo non lo sarei stata, avrei balbettato, stentato a credere a una simile supposizione, ma in quel momento mi accorsi di essere cambiata, la mia intera vita lo era.
Iride si mordicchiò il labbro inferiore, << dal tuo primo bacio >>.
Alla mente mi tornarono in mente le immagini di me e Blake al centro.
<< Intendo quello che vi siete dati al vostro matrimonio, poco prima che venisse sabotato >> rabbrividii.
Avevo sempre avuto quel sensore dentro di me, lo avevo semplicemente ignorato.
<< Vedi, Erin ancora non lo sa, ma io e George avevamo intuito qualcosa >> ricordai il suo ex ( o attuale? ) fidanzato e provai solo disgusto ripensando al tradimento subito.
<< Un giorno ero in libreria e mi è capitato un libro che trattava proprio di questo... Non sapevo cosa ci facesse lì, ma probabilmente nessuno lo leggeva da tempo, considerando la polvere che lo copriva e quanto sembri irreale. " Vecchie storie per bambini " era intitolato >> nonostante tutto mi venne da ridere al pensiero che chiunque lo avesse scritto volesse spacciarlo per una qualunque fiaba.
<< In ogni caso l'ho bruciato >> aggiunse senza distogliere lo sguardo.
<< Ehm, okay... >>.
Rimanemmo un altro po' in silenzio.
<< Se Erin lo scoprisse ti farebbe immediatamente fuori >> mi ammoní d'un tratto.
Feci spallucce, << non che mi resti tanto >>.
<< Invece si! Cavolo, secondo te perché sei ancora viva? È ovvio che ti sta usando come esca, vuole fare soffrire anche Blake, cioè Alexander e... Vuole vendetta >> probabilmente alzò un po' troppo la voce, perché due hole entrarono nell'abitacolo e la scortarono " gentilmente " fuori.
<< Dormi. Tra poche ore il capo ti vuole sveglia >> mi disse uno e quando uscirono si sentì soltanto un tonfo sordo.
Rimasi in compagnia dei miei pensieri, che contrastavano l'inquietante silenzio, poiché dentro la mia testa facevano baccano.
Ero veramente una principessa?
Beh, wow.
Come esco di qui?
Uscirò?
Blake mi sta cercando?
Serviranno a qualcosa le tecniche di kik imparate con Nathan?
Lui ha notato la mia assenza?
Gemetti, provando a chiudere gli occhi per dormire almeno qualche ora.
Passò un'eternità, ma quando finalmente ci riuscii feci uno strano sogno.
Nella mia mente si susseguivano immagini di lettere.
Erano ben scritte, riconobbi la calligrafia del principe di Svezia.
Era stato Alexander per tutto quel tempo?
Alexander era Blake.
Mi aveva nascosto tante cose dal momento in cui ci eravamo conosciuti.
Come facevo a trovarlo perfetto nella vita reale e irritante dietro un pezzo di carta?
Sembravano due mondi paralleli, che conducevano a lui.
E poi c'era il presente, il nostro bacio, come un sigillo sulla nostra storia.
Forse era anche per questo che i protettori non potevano stare con gli umani.
Io e Blake eravamo stati i primi a infrangere la legge del loro pianeta?
Potevo definirmi umana anche sapendo ascoltare i pensieri altrui?
Sognai le sue carezze e parole confuse, che però trasmettevano conforto.
Sognai il vestito che mi aveva comprato e regalato.
Avrei voluto rivivere il momento in cui lo avevo addosso, lui che mi cingeva la vita da dietro, il suo fiato caldo sul mio collo.
Sognai il momento in cui avevo visto quel libro, o meglio, il mo diario.
Allora non ci sopportavamo, eppure provavo già scariche elettriche quando ci sfioravamo.
Ricordai l'istante in cui ero caduta su di lui, in biblioteca.
La terra sotto di noi tremava, ma allora non gli avevo dedicato la giusta importanza.
Non avevo il sospetto che ci fosse qualcosa dietro.
Mi mancava e quando mi risvegliai nella stanza umida e fredda, desiderai averlo lì accanto a me.

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