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«Spegnilo quel cellulare, non lo sopporto più.» Urlò Giusy, mettendosi poi con la testa sotto al cuscino.
«È Andrea.» Disse Mara in un sussulto fissando l'amica in attesa di una risposta.
«Proprio perché è lui devi spegnere il cellulare, prima fa o strunz e poi mi chiama in continuazione. Ma pecché nun s'accir?» Rispose lei, ancora scottata da ciò che era accaduto la sera prima.
«Mo gli rispondo io e glielo dico. Posso?»
«Fai quello che vuoi basta che non me lo passi.» Sbuffò e si girò dall'altro lato dando le spalle all'amica. Mara rispose e si avvicinò alla finestra parlando con Andrea per qualche minuto, poi riattaccò e si stese accanto a Giusy.
«Ti chiede scusa dice che sa di essere un coglione e spera che lo perdoni.» Sospirò ma a Giusy quelle parole fecero ancora più male.
Non aveva dormito per niente perché non riusciva a pensare ad altro che a quelle parole che acidamente Andrea le aveva sputato addosso. Perché continuava a trattarla così? Eppure lei ce la stava mettendo tutta per fargli capire che era una ragazza tranquilla a cui lui piaceva tanto ma che non per questo si sarebbe svenduta mezza ubriaca in discoteca. Iniziava a pensare che quella di lui fosse tutta una tattica per portarla a letto e basta ma voleva allontanare questo pensiero il più possibile. Perché insistere così tanto quanto poteva avere qualunque altra ragazza? Nessuna gli aveva fatto resistenza in quartiere, solo Giusy. E allora perché non smettere di provarci con lei e cercare qualche preda più semplice? Perché dopo l'ennesimo palo non aveva smesso di cercarla e basta? Eppure le sembrava un ragazzo intelligente, avrebbe dovuto capire, a questo punto, che lei non cercava solo il sesso. Alla ragazza scoppiava la testa, aveva bevuto troppa vodka e tutti quei pensieri non le erano d'aiuto.
«Nun me ne fotte di quello che dice.» Rispose dopo una lunghissima pausa, talmente lunga da far pensare a Mara che si era addormentata.
«Si ma ora ti chiudi di nuovo in casa e non esci? Gli dai troppa soddisfazione ammó.»
«Stasera alle panchine non vengo ma domani sì. Faccio finta che non esiste.»
«Ma lo sai che non avevo capito che ti piaceva così assai? Pensavo che la vostra fosse tipo una guerra e che ci fosse attrazione fisica. Non pensavo che tu...»
«Io ci sto sotto un bel po' ma non sono pazza, sono successe delle cose che non sai e che me lo hanno fatto piacere sempre di più. Tipo che giovedì mi venne a prendere e ci siamo baciati al parco ad Agnano.» Raccontò alla riccia che rimase a bocca aperta.
«Ma perché non me l'hai detto?»
«Perché temevo succedesse quello che poi è successo. Mi sta solo prendendo per il culo.»
«Forse aveva solo bevuto tanto, magari tu gli piaci troppo e si è innervosito all'ennesimo rifiuto...»
«E mi chiama troia?» Sorrise amaramente scuotendo il capo e tirandosi sui gomiti. «Non penso proprio. Comunque ora l'ho capito e vado avanti, non so che altro dire al riguardo.»
«Ecco brava. Io me ne torno a casa che devo farmi una doccia, ci sentiamo dopo. Allora stasera non ti aspetto?»
«No stasera no, se te lo chiedono sto con Chiara.» Si alzò dal letto e accompagnò l'amica alla porta, nonostante la testa le girasse ancora notevolmente. Decise di andare a farsi una doccia fredda e di cercare di dimenticare ciò che era successo la sera prima. Passò il pomeriggio e la serata con Chiara, guardando film della Disney e mangiando mille schifezze. Andrea continuava a mandarle messaggi di scuse in cui le chiedeva cinque minuti per parlare, per scusarsi. Sembrava sincero ma Giusy non si sentiva ancora pronta per incontrarlo, voleva aspettare almeno la sera dopo e poi decidere il da farsi. Sapeva che non avrebbe resistito ai suoi occhi tristi, lo sapeva bene e non voleva fare la figura di quella che cede subito. Non gli rispose ai messaggi e anzi, spense direttamente il cellulare.

Andrea era alle panchine, stava coi ragazzi ma continuava a pensare a Giusy. Non voleva rovinare il loro rapporto e soprattutto sapeva di aver usato delle parole ignobili nei suoi confronti e voleva scusarsi. Chiese a Mara come mai Giusy non ci fosse e lei rispose con la solita scusa della sorellina. Andrea ovviamente sapeva che non era la verità, sapeva bene che Giusy non voleva vederlo ma sapeva anche benissimo che non poteva evitarlo per sempre. E infatti, la sera dopo, lei tornò.
La vide avvicinarsi alle panchine mentre rideva con Mara, chissà di che parlavano, si chiese. Scattò in piedi e quando lei alzò lo sguardo e lo incrociò col suo fu il momento in cui Andrea iniziò a capire come stavano realmente le cose: per Giusy non era una semplice attrazione ma si stava affezionando a lui. Gli fu sempre più chiaro quando la ragazza distolse lo sguardo e salutò tutto il gruppo con abbracci e baci mentre a lui riservò uno striminzito 'ciao' e nient'altro. Si innervosì quasi quando la prese per un braccio chiedendole di parlare e lei si ritrasse quasi schifata.
«Solo due minuti, per piacere.»
«Non ho niente da dirti.»
«Io a te sì. Mi sono comportato da coglione e mi dispiace. Se mi dai...»
«Non ti do niente. Lasciami stare.» Voltò la testa verso Mara dandogli le spalle e come al solito si intromise Kevin.
«Oh, problemi? Ha detto che non ha niente da dirti ma non capisci?»
«Sono cazzi nostri Kevin, stanne fuori.» Gli rispose e il ragazzo dopo un rapido sguardo a Giusy smise di parlare.

Per tutta la serata Andrea restò con Mimmo, Lino e Lello a cui aveva raccontato tutto e che l'avevano chiamato stronzo e coglione già mille volte. Parlarono d'altro ma lui non fu quasi mai partecipe alla conversazione, troppo preso ad origliare cosa diceva Giusy pochi metri più in là. Le sentì dire che si era stancata molto a lavoro ma che per fortuna stasera poteva riposare per bene dato che era da sola a casa visto che la madre e la sorella erano da una zia. Sempre con la scusa di essere stanca salutò tutti molto presto, non era nemmeno mezzanotte quando andò via e Andrea decise che quella era la serata giusta per agire, per farle capire che oltre alla facciata da coglione e stronzo si nascondono anche altre qualità.
Ci pensò molto ma non cambiò mai idea. All'una e mezza salutò tutti, si mise nella sua auto e sfrecciò via.

Mondi opposti ; Andrea PetagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora