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Era passata una settimana da quel loro confronto fuori al salone di Giusy e si erano visti praticamente ogni sera tranne quando Andrea aveva il ritiro per la partita. Il ragazzo era tornato a lanciarle sguardi e sorrisi, Giusy lo beccava spesso a fissarla mentre lei scherzava con Mara o con gli altri ragazzi e questo non la lasciava indifferente, per niente. Poteva fingere, poteva fare finta di stare bene ma in realtà lui le mancava da morire. Da morire. Non faceva altro che spiarlo sul suo profilo Instagram, dove era attivissimo e metteva storie in continuazione, alcune delle quali, secondo la ragazza, rivolte a lei. Non lo contattò mai, né fece altro ma fu lui ad avvicinarla un lunedì pomeriggio al bar che frequentavano sempre. 
Giusy era seduta per fatti suoi e attendeva gli altri del gruppo che arrivassero, sorseggiava il suo thé alla pesca mentre fumava una sigaretta e guardava i social dal cellulare. Era stranamente in anticipo ma non le pesò visto che si stava rilassando molto mentre attendeva i ragazzi.

«Posso?» Sentì quella voce alle sue spalle e per un attimo smise di respirare, bloccandosi. Passò qualche secondo prima che annuisse e che Andrea si sedesse al tavolino e prendesse posto proprio accanto a lei.
«Come va? E' tanto che non parliamo un po'...»
«Tutto bene, grazie.» Rispose fredda, scuotendo leggermente la testa. Come faceva ad essere così paraculo? Non riusciva ancora a spiegarselo.
«Ti è passata l'incazzatura?» Il calciatore fece un mezzo sorriso cercando di avere un contatto visivo con lei che però continuava ad avere la testa bassa sul cellulare. Allora allungò lentamente una mano e sfiorò quella della ragazza che sobbalzò come se le avesse dato uno schiaffo in pieno volto.
«Non sono incazzata, sono delusa.» Rispose, tirando via la sua mano e guardandolo giusto per un secondo.
«E hai ragione, però... pensi che ti passerà mai? Perché sono veramente stanco di non poterti parlare, vedere in privato e tutto il resto.» Andrea sospirò e scrutò Giusy mentre cercava la risposta giusta da dargli.
«Dovresti smettere di pensare a me e cercartene un'altra.» Rispose la ragazza senza troppi giri di parole.
«Ma io voglio te, delle altre non me ne faccio nulla, lo sai. E ho riflettuto molto su quella cosa che dissi ai ragazzi, non è la verità.»
«Potevi pensarci prima e dire semplicemente che non eravamo fidanzati invece di umiliarmi e parlare come se ti vergognassi di me.»
«Hai ragione, non ci ho pensato e non ho pensato che quelle parole potessero farti stare così male, mi dispiace veramente. E poi sono giunto alla conclusione che essere diversi non vuol dire non essere compatibili, io sono stato meglio con te in questi mesi che negli anni scorsi con le ragazze che ho frequentato e che frequentano i miei stessi posti. Non c'entra niente e io ora lo so. E so anche che tu mi manchi, davvero tanto.» Andrea abbassò lo sguardo e si grattò il mento, per la prima volta in imbarazzo da quando frequentava quel quartiere. Giusy lo osservò bene, studiò ogni sua espressione e lo trovò convincente. Era per questo che non voleva parlargli perché sapeva che lui con due paroline l'avrebbe convinta. Ma si costrinse a tenere ancora il punto, non poteva già perdonarlo, non così facilmente.
«A parlare sei bravissimo, complimenti. Il problema tuo è che tu fai prima i guai e poi dopo te ne accorgi, scusandoti con le tue paroline dolci. Non va bene così.» Scosse la testa sporgendosi qualche centimetro verso di lui che annuì d'accordo.
«Vero, ma sto imparando. Io non voglio che tu mi perdoni ora, subito. So che non è facile per te ma almeno volevo spiegarti che ho capito il mio errore e voglio ripeterti che non mi vergogno assolutamente di te. Anche io sono diverso da te però ti piaccio lo stesso, o sbaglio?» Chiese alla ragazza che annuì immediatamente.
«Da sempre e lo sai bene.»
«E perciò, anche se siamo diversi questo non vuol dire che non possiamo frequentarci.»
«Ma io sono vrenzola, tu no. Quella imbarazzante sono io mentre tu sei bello, simpatico, ricco e famoso. Il paragone non regge.» Giusy alzò un sopracciglio e lui rise.
«Ma non è vero che sei imbarazzante, non dire cazzate. Hai uno stile particolare ma anche io sono abbastanza eccentrico, non vedo differenze.» 
«La differenza l'hai fatta notare tu infatti, io con te ci sono sempre stata bene nonostante i nostri mondi così diversi. Io so benissimo che non stavamo insieme, bastava dire quello e non continuare con quella presa in giro anche perché sei stato tu a rendere le cose più 'serie' tra di noi, io ci sono sempre andata piano. E sei sempre stato tu ad invitarmi da te, a venire al mio negozio, a mangiare da me con la mia famiglia, a dormire da me e a farmi domande su cose mie personali di cui non parlo con nessuno. Poi ridi di me alle mie spalle... non si fa Andre.»
«Lo so, ma tutto quello che ho fatto l'ho fatto perché sentivo di volerlo fare, che altro motivo potevo avere? Spero che non metti in dubbio anche quello perché sono sempre stato sincero con te, sempre. E ti dirò di più, all'inizio volevo solo scopare, mi piacevi, mi eccitava il tuo modo di fare. Una volta passata quella notte però non mi sei passata e ho continuato a volerti vedere nonostante una vocina mi dicesse di non farlo perché eravamo troppo diversi e non potevo volere nient'altro da quella storia. Ma me ne sono fottuto Giù, perché mi piaci davvero. Mi credi?» La guardò sempre negli occhi e allungò una mano fino a sfiorarle il viso con due dita, aspettando una sua risposta.
«Mhmh.» Annuì e sorrise lievemente, facendo sorridere anche Andrea. «Ma questo non vuol dire che ti ho perdonato, non ancora almeno.»
«Va benissimo, mi basta averti spiegato la mia posizione. E comunque sappi che non mi arrendo.» Le fece la linguaccia e lei sorrise contenta di quella caparbietà.
«Vedremo.» Riuscì solo a dire perché poi arrivarono gli altri ragazzi delle panchine e si unirono a loro.

«Oh ma da quanto tempo eravate lì a parlare soli soletti eh?» Mara approfittò del primo momento di distrazione del gruppo per chiedere a Giusy le novità.
«Non lo so, forse una mezz'ora. Abbiamo parlato un po' mi ha detto che si è ricreduto e che nonostante le nostre differenze lui non si vergogna di me e vuole ancora frequentarmi.» Disse per poi sbuffare e far roteare gli occhi verso il cielo.
«E' inutile che sbuffi, io ti conosco, lo so che l'hai perdonato.» 
«Beh, sì, le sue parole mi hanno fatto piacere, non lo nego.» Sorrise all'amica ma il suo sorriso fu smorzato dalla risata di Andrea che attirò la sua attenzione: si voltò e lo vide che rideva e scherzava con Nancy, una ragazza con cui era stato qualche mese prima. Lei gli era praticamente attaccata addosso e ridevano chissà di cosa.
«Ma come siete rimasti?» Mara guardò i due per poi tornare all'amica.
«Ma che ne so, ho apprezzato la sua spiegazione ma gli ho detto che non l'ho ancora perdonato.»
«Ah quindi non ti dà fastidio che Nancy...»
«Non mi dà fastidio? A vuless accirere! Chissà se è stato con qualcuna in questi giorni, non ci posso pensare.» Sospirò col cuore a mille, non riusciva ad immaginare Andrea con un'altra, le si sarebbe spezzato il cuore. «Il problema con lui non è solo quello degli standard e tutto il resto, il problema vero è quello che scopa troppo in giro, non so se lo reggo ancora.»
«Allora diglielo.» 
«Che gli dico?» Giusy scosse la testa come a far capire all'amica che stava dicendo una stronzata.
«Voi non siete tornati insieme, no? Allora prima di farlo gli dici che il problema non è solo sulla questione che siete diversi ma anche che va con troppe ragazze e che a te non va più bene. Se vuole tornare con te deve mettersi in riga, altrimenti lasci stare perché non ti porterebbe comunque da nessuna parte.» Le consigliò la riccia e Giusy fu totalmente d'accordo.

Se avessero ricominciato, lo avrebbero fatto col piede giusto o sarebbe stato del tutto inutile.

Mondi opposti ; Andrea PetagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora