Giusy intuì subito cosa stava succedendo tra quei due. L'aveva capito già la sera prima ma ora era ancora più chiaro. Lo capì dallo sguardo da gatta morta di lei e dalle risatine delle sue amiche quando Sara raccontò loro tutto. Andrea sembrava quello di sempre, rideva e scherzava coi ragazzi ma ogni tanto guardava Sara che gli faceva qualche sguardo languido e ogni tanto guardava Giusy che si innervosiva ogni volta di più. Per questo Giusy decise che gli avrebbe dovuto parlare, era stanca di quella guerra di sguardi che non avrebbe portato a nulla.
Ne approfittò quando si spostarono nel bar e si mise seduta al bancone accanto a lui che beveva la sua solita acqua naturale.
«Non sapevo ti piacessero le cagne.» Esordì, accorgendosi di aver forse esagerato un tantino. Ma lei era così, non aveva mezze misure e odiava chi le usava. O nero o bianco, il resto non esisteva.
«Ciao Giusy, buonasera anche a te.» Rispose lui sarcastico, con una mezza risata.
«No veramente, Sara? Sei serio?»
Fece roteare gli occhi e poi fece un sorso dalla sua bottiglietta d'acqua, puntando poi i suoi occhi in quelli della ragazza che sedeva accanto a lui.
«Non è carino che una donna tratti così un'altra donna. Sara non ha fatto niente di male.» Rispose e Giusy si vergognò per le parole che aveva usato poco prima.
«Su questo ti do ragione, non volevo chiamarla così è che... non riesco a crederci che sei andato con lei.»
«Sei gelosa?» Capì subito che si trattava di quello, era semplice gelosia e lo poteva capire chiaramente dagli atteggiamenti della ragazza.
«Ma per piacere, mi dispiace per te e basta.» Voltò la testa dall'altro lato e lui rise.
«Mi hai perdonato?» Cambiò argomento e la ragazza tornò a voltarsi verso di lui. Annuì e lo guardò.
«Ma non mi trattare più come l'altra sera.» Lo ammonì e lui fu subito d'accordo.
«Sì, certo, scusami ancora.» Le strinse un attimo la mano sul bancone facendola rabbrividire, poi parlò d'altro. «Ti va un po' d'acqua naturale, solo io e te?» Le propose con tanto di occhiolino. Giusy scoppiò a ridere e accettò volentieri l'invito. Andrea chiamò il barman e si fece dare un'altra bottiglia d'acqua per lei.
«Come ti stai trovando qui?» Gli domandò Giusy, tornando completamente quella di prima. Lo guardava con gli stessi occhi con cui l'aveva sempre guardato e non poteva fare a meno di zittire quella vocina nella sua testa che continuava a ripeterle che quel ragazzo le era mancato da morire. Ora voleva solo recuperare il tempo perso e parlare con lui il più possibile.
«Bene, benissimo.» Rispose solo e poi si sistemò sullo sgabello continuando. «Tu che lavoro fai? Non ne abbiamo mai parlato.» Chiese, vedendo subito un sorriso spuntare sulla bocca di Giusy.
«La parrucchiera in un negozio qui in quartiere.» Spiegò alzando le spalle. Sapeva che non era molto ma lei era quella e non aveva voglia di nascondersi o raccontare bugie.
«Ah bello. Ora capisco queste treccine...» Scosse la testa divertito ma Giusy quasi si offese. Amava quelle treccine e non poteva accettare che qualcuno le denigrasse.
«Che vuoi dire? Sono bellissime.» Incrociò le braccia sotto al seno e mise il broncio. Andrea alzò le mani fingendosi innocente e rise ancora.
«Stupende, ma preferisco i capelli veri. Come sono i tuoi?» Domandò ancora, mangiando una nocciolina che gli avevano portato come aperitivo.
«Neri e lisci, mi arrivano qua.» Giusy si alzò dal suo sgabello e si girò di spalle mettendo una mano a metà schiena per fargli capire bene. L'occhio di Andrea, però, vagò più in basso guardandole, anzi fissandole, il fondo schiena per qualche secondo.
«Ti serve un fazzoletto? Stai sbavann.» Parlò in dialetto ma Andrea capì benissimo e scosse la testa ridendo.
«No scusa, mi ha attirato perdonami.» Si grattò la nuca in imbarazzo ma a Giusy non dispiacque. Le piaceva sapere che ad Andrea non era indifferente e le piaceva che lui lo dimostrasse così apertamente.
«Mh, so di aver un bel culo, tranquillo. Comunque tornando ai miei capelli...»
«Sì, neri e lunghi fino a metà schiena, ho seguito, giuro.»
«Esatto e domani li vedrai se vieni alle panchine perché mi tolgo le treccine, ormai si sono rovinate.»
«Verrò senz'altro.» Annuì deciso e lei gli diede una spinta, si vedeva che stava esagerando per prenderla in giro.
Continuarono a parlare fino a che Andrea non andò a giocare con Lino e Lello e Giusy tornò da Mara.«Voi volete giocare?» Chiese Lello quando finirono la loro partita ma Mara e Giusy scossero la testa, quella sera non ne avevano voglia. Giusy era troppo impegnata a lanciare sguardi ad Andrea e Mara a prenderla in giro su quella situazione.
«Noi donne facciamo il tifo, le ragazze pon pon. Io ovviamente faccio il tifo per lui.» Si intromise Sara, con quel sorriso che Giusy stava iniziando a non tollerare più. Si innervosì ancora di più quando la vide avvicinarsi sempre di più ad Andrea. Lo prese sottobraccio mentre si scambiavano sorrisi e continuò a parlare. «Andrea è già abituato ad avere tifosi, voi altri vinci abituerete.» Fece la linguaccia e gli altri risero. Tutti tranne Giusy. Giusy andò su tutte le furie, dovette nasconderlo ma avrebbe voluto urlare a quella tipa di stare alla larga da lui e di smetterla di fare la cretina. Andrea poi, non faceva che peggiorare la situazione: scambiava battutine con Sara, rideva con lei e poi un attimo dopo guardava Giusy con un sorrisetto sbilenco che le faceva aumentare la rabbia. Era come se Andrea volesse rendere palese la gelosia di lei, come se fosse una sfida. Giusy gli fece il terzo dito e lui scoppiò a ridere ignorando Sara che richiamava la sua attenzione. Quella fu una cosa che fece piacere a Giusy, pensò che stesse accettando le moine di Sara solo per farla innervosire e si tranquillizzò un attimo. Non riusciva comunque ad accettare il fatto che quella ragazza gli stesse così attaccata addosso. Preferì allontanarsi e con Mara andò a fumarsi una sigaretta. Quando tornarono dentro i ragazzi avevano finito di giocare e stavano al bancone. Andrea si staccò da loro e raggiunse Giusy, finalmente libero dalla presenza della bionda.
«Talmente che sei gelosa sei dovuta uscire fuori?» Le chiese, pizzicandole un fianco.
Giusy arrossì all'istante, non era abituata a quelle cose. Lei era abituata a far ingelosire, ad essere corteggiata. Questa era una situazione completamente nuova per lei.
«Ma quando? Forse te lo sei sognato.» Rispose, cercando di recuperare un minimo di contegno.
«Sì eh, quindi non ti dà fastidio Sara?»
«Mi dà fastidio perché è una gatta morta, non per altro.» Chiarì ma Andrea non credete minimamente a quelle parole.
«Mhmh, certo, ovvio. E senti... devi andare a casa?» Le domandò, quando tutti iniziarono a salutarsi.
«Sì è anche abbastanza tardi, devo andare.» Annuì scendendo dallo sgabello e recuperando la sua borsetta.
«Ti posso accompagnare io?» Le chiese, guardandola dritto negli occhi. Giusy tremò per un istante a quel contatto visivo così potente e tentennò per quella sua proposta.
«Di nuovo?» Chiese, per capire che intenzioni avesse.
«No, giuro che stavolta non ho doppi fini. Ti accompagno e vado via.» Disse mettendosi una mano sul cuore.
«Se è così...» Annuì e lui saltò giù dallo sgabello con un sorriso smagliante. Finirono di salutare tutti e andarono all'auto di Andrea. Viaggiarono per pochi minuti e arrivarono sotto al complesso condominiale di Giusy che viveva nelle case popolari.
«Eccoci qui. Ci vediamo domani?» Chiese lui alla ragazza che annuì.
«A domani.»
«Un bacio me lo dai?»
«Te lo meriti?»
«Sì.»
«Sì?»
«Non lo so... pensavo di sì ma mi stai facendo venire i dubbi.» Sospirò con fare melodrammatico e Giusy gli diede uno schiaffo leggero sulla pancia.
«No non lo meriti, mi dispiace.» Scosse la testa e lui rise a quel suo atteggiamento.
«Intendevo sulla guancia eh...»
«Ovvio, è quello che non ti meriti.» Aprì la portiera e mise una gamba fuori dall'auto restando però con la testa rivolta a lui.
«E va bene, allora a domani a te e ai tuoi nuovi capelli neri e lunghi fino a metà schiena.» Le lanciò un bacio e lei sorrise felice di quell'avvicinamento.
«Ciao, buonanotte.» Lo salutò ancora e tornò a casa, spogliandosi e mettendosi a dormire tranquilla come una bambina.
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Mondi opposti ; Andrea Petagna
Fiksi Penggemar«Lo sapevo fin dall'inizio che con te sarebbe andata a finire così, ma sono testarda e ho voluto provare lo stesso. Io ti venivo dietro e tu mi rifiutavi, io ti seguivo e tu seguivi le altre, altre che vivevano nel mio quartiere e io dovevo vederti...