14.

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Giusy era lì seduta sulla solita panchina già da mezz'ora. Fumava una sigaretta mentre Mara accanto a lei le raccontava di una cliente al salone che si era spezzata un'unghia durante una rissa con un'altra donna. Giusy sentiva ma non ascoltava, troppo presa a guardare Andrea a pochi metri da lei che scherzava con Mimmo e Nancy, un'altra ragazza del quartiere.
Era passata una settimana da quando era stata a casa del ragazzo ed erano tornati alla situazione di sempre: qualche sguardo, sorrisi e frecciatine, ma nulla di concreto.

«Che ci scommetti che se la scopa?» Disse all'amica che interruppe bruscamente il suo racconto e guardò dove stava guardando Giusy. Sospirò, ormai era anche lei piena di quella situazione.
«Io dico di no. Secondo me dopo ti chiede di andare da lui.» Mara le diede una leggera gomitata e Giusy sorrise anche solo al pensiero che una cosa del genere potesse capitare. Il sorriso però le morì sul viso qualche minuto dopo, quando vide Nancy alzarsi sulle punte per dire qualcosa nell'orecchio ad Andrea che subito annuì d'accordo. La ragazza si allontanò e scomparì dalle panchine. Giusy pensò che da un momento all'altro Andrea si sarebbe allontanato con una scusa ma così non fu, anzi, andò con tutto il gruppo al bar e giocò coi ragazzi.
«Te l'avevo detto che con quella non ci sarebbe stato.» Mara le fece l'occhiolino e Giusy per una volta fu felice di essere dalla parte del torto.
Giocarono anche loro a carambola, persero una partita e ne vinsero due per poi allontanarsi dai ragazzi e andare al bancone del bar per bere qualcosa. Erano lì quando videro tornare Nancy, come un cane a cui butti un osso che poi te lo riporta. Andò dritta da Andrea, parlarono qualche secondo e poi se ne uscirono insieme. Giusy li seguì con lo sguardo e si innervosì a tal punto che diede un pugno sul bancone spaventando Mara.
«E' solo sesso Giusy, calmati.»
«Mi fa incazzare troppo, non riesco a stare calma.» Si agitò sullo sgabello e scese, toccandosi nervosamente i capelli sciolti lungo la schiena.
«Sì ma...» Non fece terminare la frase a Mara che la fermò tirandola per un braccio e facendo scendere anche lei dallo sgabello su cui era comodamente seduta.
«Andiamo a fumare una sigaretta, vieni.» La tirò con sé all'esterno del locale e si accesero entrambe una sigaretta. Giusy la finì in un attimo, aspirò talmente velocemente che la sigaretta le scomparve letteralmente dalle mani.
«Tutto apposto ragazze?» Le raggiunse Kevin che prima di unirsi a loro due guardò verso il parcheggio dove si intravedeva da lontano l'auto nera di Andrea.
«Tutto bene.» Risposero le due, sorridendo.
«Sta da tre mesi qua e se le è già fatte tutte. Pazzesco...» Disse Kevin, facendo storcere la bocca a Giusy che sbuffò sonoramente. Il ragazzo se ne accorse e la fissò per poi farsi una risatina.
«Pure tu ci sei stata eh?» Le chiese e lei senza particolari problemi annuì. Non era un segreto e nemmeno voleva che fosse tale. Voleva solo che Andrea la smettesse di andare con chiunque, solo questo.
«Sì, qualche volta.» Rispose lapidaria.
«Ma che ci trovate di bello in quel bisonte? Boh...»
«Piace.» Alzò le spalle e Kevin si incaponì ancora di più.
«I soldi?»
«E perché mi paga? Che me ne fotte dei soldi, Kè.»
«E cosa allora?»
«Non lo so, a me piace di carattere, esteticamente, mi piace come parla, come ride... mi piace e basta. Alle altre non so.»
«Bah, non ci vedo nulla di speciale onestamente.»
«Per fortuna che non deve piacere a te allora.» Giusy gli sorrise e lui fece di sì con la testa. Poco dopo fu chiamato dai ragazzi e rientrò dentro al bar lasciando le due ragazze di nuovo da sole. Ma durò poco perché videro Andrea riavvicinarsi al locale qualche minuto dopo, da solo.
«Fa caldo dentro?» Chiese, quando le vide appoggiate al muro freddo esterno.
«Stavamo fumando.» Rispose Giusy, masticando una chewing gum e guardandolo dritto negli occhi per vedere se avesse un minimo di rimorso o senso di colpa, ma non ne trovò traccia. Andrea annuì, sorrise e andò dentro. Stop.
Giusy non riusciva a capacitarsi di quel suo modo di fare ma continuò a portare avanti la sua strategia e non ne parlò con Andrea, voleva capire quale sarebbe stata la sua prossima mossa. Lei, fino a quel momento, non avrebbe fatto altro. Rientrò e andò al tavolo da gioco con tutti gli altri facendo come se niente fosse e Andrea se ne accorse.
Era impossibile non accorgersene ancora di più per lui.
Gli piaceva che lei non fosse gelosa, non lo inondasse di messaggi e di scenate. E nonostante andasse anche con altre ragazze, come stasera, alla fine tornava sempre a pensare a Giusy.

«Oh allora?»
«Cosa?»
«Nancy! Com'è?»
«Ah Nancy! Sì niente male.» Scrollò le spalle e sorrise.
«Niente male? E basta?»
«Sì e basta. Una delle tante, niente di eccelso.» Rispose dicendo ciò che pensava. Tutte quelle ragazze per lui erano solo un modo per divertirsi senza impegno, non voleva da loro nient'altro. Non voleva sapere della loro vita, del loro lavoro, dei loro studi, no. Voleva solo scoparsele e ci stava riuscendo alla grande. L'unica a cui si era affezionato era Giusy ma con lei era un'altra cosa. Non sapeva cosa fosse ma di sicuro non la paragonava alle altre del quartiere con cui era stato.
«Vabbè. Senti domani mattina colazione al bar?» Chiese Mimmo e si misero d'accordo per il giorno seguente.

Passarono i giorni e Andrea non si avvicinò più a Giusy, voleva che per una volta lo facesse lei. La guardava ogni sera mentre prendeva in giro tutti, rideva, beveva e giocava ma non lo avvicinò mai. Parlavano del più e del meno, si guardavano, si cercavano ma nessuno dei due si mosse per primo. Andrea si disse che magari era l'occasione buona per togliersela dalla testa, che quello era il momento di andare avanti e basta. Sì, doveva essere così, si disse. Ma il suo cervello e il suo corpo dicevano il contrario, volevano Giusy e ad un certo punto non riuscì più a resistere.
Fece lui il primo passo e non se ne pentì.

Mondi opposti ; Andrea PetagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora