«Simo ma che ti devo dire? Parlane con il nostro agente e vedi che ti dice, io purtroppo non posso aiutarti, lo sai.» Andrea si incamminava verso la sua auto subito dopo aver terminato gli allenamenti pomeridiani a Castelvolturno mentre parlava con suo fratello a telefono. Simone, così si chiamava, aveva da tempo problemi a trovare una squadra in cui giocare e chiedeva in continuazione l'aiuto di suo fratello Andrea. «Ora devo staccare che devo guidare, ci sentiamo dopo, ok?» Lo salutò e posò il cellulare sul cruscotto della sua Audi sbuffando rumorosamente. Si piegò verso il basso stringendosi la caviglia che oggi aveva fatto un brutto movimento mentre si allenava con il resto della squadra e fece una smorfia di dolore quando toccò l'esatto punto dove aveva l'ematoma. Sì tirò su e sbuffò ancora, oggi era particolarmente nervoso e scazzato. Non aveva voglia di andarsene a casa e nemmeno di fare casini, voleva solo rilassarsi e stare tranquillo. Mise in moto e senza nemmeno deciderlo andò automaticamente da Giusy. Trovò il cancellino della sua scala aperto e si infilò arrivando fino alla sua porta. Bussò e dopo pochi secondi si ritrovò Patrizia, la mamma di Giusy, di fronte.
«Buonasera signora, c'è Giusy?» Sorrise cercando di nascondere la brutta giornata che aveva appena passato e la signora annuì facendolo entrare e salutandolo cordialmente.
«Giusy! Ci sta Andrea vieni qua!» La madre alzò la voce ma di Giusy nemmeno l'ombra. «Si sta facendo lo shampoo, vai tu da lei perché col phon non ci sente.» Spiegò la donna sulla cinquantina con i capelli lisci fino al mento.
«Posso?» Domandò prima di avviarsi.
«Vai vai.» Andrea non se lo fece ripetere e andò verso il bagno bussando due volte con le nocche.
«Giusy sono Andrea. Posso entrare?» Si avvicinò con l'orecchio alla porta e qualche attimo dopo la vide aprirsi.
«Andre ciao.» Giusy fu sorpresa di vederlo lì anche se ultimamente si stava abituando alle sue improvvisate, erano sempre più comuni e a lei non dispiacevano per niente.
«È un problema se stasera sto un po' qui? Ho avuto una brutta giornata e ho bisogno di rilassarmi un po' e di stare con te.» Spiegò, guardandola sempre negli occhi. La ragazza annuì immediatamente posò l'asciugacapelli sul davanzale e lo abbracciò forte, lasciandogli poi un bacio sulle labbra.
«Puoi stare quanto vuoi qui, lo sai, ma se cerchi la tranquillità era meglio casa tua.» Rispose lei ricominciando ad asciugarsi i capelli.
«Se vuoi ci andiamo ma qui c'è un'aria più familiare, mi piace casa tua.» Passò alle spalle della ragazza e la fissò mentre si passava le mani tra i lunghi capelli neri.
«D'accordo allora restiamo qui. Resti a cena?»
«Se non è un problema per me va bene.» Andrea annuì e Giusy chiamò la madre urlando come loro abitudine.
«Nessunissimo problema.» Gli lasciò un bacio e Patrizia lì raggiunse in bagno.
«Giusy che c'è?»
«Andrea cena qua.»
«Finalmente avremo l'onore.» Sorrise e fece sorridere anche il ragazzo. «Il gateau di patate ti piace?» Gli chiese e lui annuì.
«Certo che mi piace, va benissimo. E scusi se non ho avvisato prima ma è stata un'improvvisata.»
«Dammi il tu uagliò mi chiamo Patrizia e non ti fare problemi, casa nostra è casa tua.»
«Grazie mille signora Patrizia.» Si sorrisero e la donna lasciò quella stanza. «Mi piace tua madre...» Ammiccò guardando Giusy che tornò ai suoi capelli.
«Stupido.» Scosse la testa e rise per quella frase.
«No seriamente, è una brava persona.» Si spiegò meglio e Giusy annuì, sapeva bene che sua madre era una brava persona. «Posso asciugarteli io?» Andrea appoggiò la sua mano su quella della ragazza stringendola intorno all'impugnatura dell'asciugacapelli.
«Okay.» Giusy andò a prendere una sedia e si mise seduta mentre Andrea si concentrò sulla sua chioma. Era rilassante il modo in cui le accarezzava i capelli e la trovò una cosa molto intima. Ci teneva molto ai suoi capelli e di solito non lasciava che nessuno li toccasse ma Andrea era fuori da ogni statistica. Ad Andrea avrebbe permesso qualsiasi cosa e sapeva che non sempre era una cosa buona ma non riusciva quasi mai a dirgli di no. Restarono in quella stanza ancora per una decina di minuti, poi andarono in cucina dove era arrivata anche Chiara di ritorno da casa di una sua amichetta. Cenarono, lavarono i piatti e poi si misero sul divano con la piccola.«Quindi ora siete fidanzati?»
«Chiara ancora con questa storia?» Giusy sbuffò ma la ragazzina era sempre più curiosa.
«Di solito non porti i tuoi amici a mangiare qua.» Insisté la piccola.
«Te l'ho detto che Giusy è la mia amica preferita.» Andrea le sorrise e poi guardò la mora che scuoteva la testa divertita da quella definizione.
«Vi date i baci?»
«Ma perché hai questa fissa con i baci Chià?»
«Ve li date o no?»
«A volte.» Rispose la sorella maggiore, guardando per un attimo il ragazzo alla sua destra.
«Fatemi vedere.» A quella richiesta Andrea si girò verso Giusy che fece di no con la testa ma non gliene importò più di tanto e si avvicinò velocemente dandole un bacio a stampo prendendosi anche un suo schiaffo sulla schiena.
«Lo sapevo! Allora ve lo dico io che siete, siede Fidamici!»
«Fidamici, giusto.» Andrea scoppiò a ridere dando il cinque a Chiara mentre Giusy li guardava in disparte.
«Sei contenta mo? E ja mo vattene a letto dai che è tardi.» La fece alzare dal letto e la ragazzina li salutò entrambi con un bacio sulla guancia per poi andare in camera da letto con la mamma.
«Che carina che è, proprio sveglia.»
«Pure troppo.» Giusy fece roteare gli occhi e Andrea annuì per poi sporgersi verso di lei e baciarle la bocca.
«Resti qui?» Gli domandò lei, sussurrandoglielo sulle labbra.
«Posso?»
«Ci stringiamo un po' ma non è la prima volta, no?»
«Andiamo allora.» Scattò in piedi e la prese di peso portandola in camera sua. Si misero a letto e si riempirono di baci per almeno un'ora. Nessuno dei due aveva voglia di fare altro, volevano solo stare avvinghiati sotto le coperte. Era febbraio e faceva ancora freddo ma stretti in quel letto ad una piazza e mezza stavano benissimo.
«Lunedì sera ho invitato i ragazzi a casa mia, ovviamente siete invitate anche tu e Mara e ci saranno anche le sorelle di Lino. Le conosci?»
«Certo, come no. Va bene ci saremo.» Annuì restando con la guancia sul petto del ragazzo che restò in silenzio per qualche minuto prima di ricominciare a parlare.
«Posso chiederti una cosa diciamo... privata?» Si schiarì la voce per poi cambiare argomento e Giusy lo assecondò.
«Certo, dimmi.» Si aspettava domande sui suoi ex o su qualcosa di intimo ma di sicuro non ciò che invece si sentì chiedere.
«Tuo padre?» Domandò Andrea con semplicità, abbassando la testa per guardarla negli occhi.
«Non ho un padre.»
«Non c'è più nel senso che...»
«Nel senso che non l'ho mai avuto.»
«Ah.» Quella risposta sembrò strana ad Andrea visto che Chiara aveva solo undici anni e che doveva per forza essere stata concepita anche da un uomo.
«Io e Chiara non abbiamo lo stesso padre, il mio se ne andò appena seppe che mia madre era incinta, non l'ho mai conosciuto. Suo padre che invece era una bravissima persona è scomparso qualche anno fa per una brutta malattia.» Spiegò, anticipando tutte le domande che le avrebbe potuto porre il calciatore.
«Ah capisco, mi dispiace. Tu non l'hai mai cercato?»
«No e mai lo farò, non mi interessa conoscerlo.»
«Certo, hai ragione.» Le baciò la testa e sospirò.
«Basta parlarne però perché non mi piace farlo.» Gli chiese prima che il ragazzo potesse fare altre domande e lui annuì senza insistere. «A te invece? Come mai è stata una brutta giornata oggi?»
«Niente di grave, ho preso una storta e non ho potuto finire gli allenamenti e poi mio fratello mi tartassa di telefonate per problemi suoi lavorativi che io purtroppo non posso risolvere. Sono solo un po' nervoso.» Sospirò e scese con la testa fino ad arrivare ad appoggiarsi nell'incavo tra il collo e la spalla di lei che subito ne approfittò per appoggiare il suo viso tra i capelli ricci e morbidi di lui.
«Ora va meglio?» Mormorò la ragazza qualche secondo dopo.
«Decisamente.»Non dissero nient'altro, si addormentarono entrambi qualche minuto dopo e si svegliarono direttamente la mattina dopo quando Chiara li svegliò per fare colazione.
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Mondi opposti ; Andrea Petagna
Fanfiction«Lo sapevo fin dall'inizio che con te sarebbe andata a finire così, ma sono testarda e ho voluto provare lo stesso. Io ti venivo dietro e tu mi rifiutavi, io ti seguivo e tu seguivi le altre, altre che vivevano nel mio quartiere e io dovevo vederti...