22.

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Andrea se ne stava beatamente seduto sulla panchina centrale dello spiazzale a chiacchierare con Mimmo quando vide Giusy e Mara arrivare sotto braccio. Avevano entrambe un'espressione seria in viso e capì il motivo quando li raggiunsero e dopo averli salutati Giusy iniziò a parlare.

«Andre hai due minuti?» Gli domandò la ragazza e Andrea acconsentì subito e la portò nella sua auto parcheggiata lì vicino. Si misero seduti e Giusy fece un respiro profondo prima di cominciare il suo discorso.
«Va tutto bene?» Il calciatore si accorse della sua agitazione e le strinse un attimo il ginocchio e lei annuì.
«Il tuo discorso dell'altro ieri mi ha fatto piacere e ho pensato molto a quello che hai detto. E' vero siamo molto diversi ma ci piacciamo e questo non lo possiamo negare.»
«Infatti, sono d'accordo.»
«Ma il problema principale tra di noi non è questo e io ho bisogno di parlarne perché non riesco più a tenermelo dentro.» Disse chiudendo per qualche secondo gli occhi e poi sospirare.
«Quale problema?» Andrea assottigliò gli occhi e la guardò da più vicino, come a voler capire cosa stesse pensando prima ancora che lei parlasse.

Giusy si prese una pausa, si morse il labbro inferiore ancora indecisa sulle parole da usare, poi si fece coraggio e parlò.

«Hai troppe donne che ti girano intorno e io non ce la faccio.»
Andrea rimase di stucco, aprì la bocca per dire qualcosa ma non sapeva bene come iniziare e nemmeno come rispondere.
«Ed è un problema a cui posso rimediare secondo te? Che ci posso fare?»
«Tu le assecondi, ti fai toccare, ci ridi, ci scherzi e ci fai anche altro e io...»
«Ma stai parlando di Nancy l'altro ieri al bar? Dai.» Fece un sorriso divertito e poi inclinò leggermente la testa. «Davvero sei gelosa di lei?» Terminò passando una mano sul viso di Giusy che quasi si vergognò di quella sua gelosia.
«Vuoi la verità? Mi dà fastidio anche se una ti rivolge la parola perché so a cosa vuole arrivare. E so anche che a te le donne piacciono molto e che non ti tiri indietro, questo è il problema, non Nancy.»
«E' vero mi piacciono le donne ma questo non vuol dire che me le scopo tutte. Ti ho detto che quelle sono solo sesso, non me ne fotte niente di loro. Io voglio bene solo a te Giusy.»
«Sì, me l'hai già detto ma io non riesco più a sopportarlo, nemmeno che ci fai solo sesso senza ricordarti nemmeno il loro nome dopo tre ore. Io non ce la faccio e siccome sono per la libertà personale e tu devi essere libero di fare quello che vuoi nella tua vita, io mi faccio da parte.» 

A Giusy tremava la voce e non sapeva nemmeno lei da dove le era venuto fuori quel discorso. Aveva in mente di dire tutt'altro ma poi il suo cervello aveva elaborato un discorso completamente diverso ma che forse si era dimostrato più indicato.

«Mi stai lasciando perché le donne ci provano con me?»
«E perché non riuscirei a sopportare di saperti con un'altra.» Specificò col cuore che ancora le andava a mille.
Non era una cosa semplice che stava facendo. Andrea le piaceva da morire e anche se non lo aveva ancora ammesso sapeva di provare per lui qualcosa di forte quindi allontanarlo così la faceva stare male ma sapeva che era il male minore.
«Chi dice che starò con un'altra? Magari non succede, che ne sai...»
«Non lo so ma non voglio rischiare.»
«Tu lo sai, vero, che questa è una stronzata e che io non mi lascerò fermare da questa cosa?» Andrea diventò serio, talmente serio da spaventare quasi la ragazza seduta accanto a lui. Giusy non riusciva a smettere di guardare quei suoi occhi scuri e tormentati che tanto adorava e che non aveva mai visto così. Le faceva piacere la sua reazione ma era sicura della sua scelta e non si sarebbe tirata indietro ora davanti a quei suoi occhi.
«Stammi a sentire Andre, lo dico per te. Vatti a scopare tutte le ragazze che vuoi e torna alla tua vita di sempre perché con me non è possibile continuare. E' la tua vita e devi fare quello che ti va e non stare dietro le paranoie di una parrucchiera di periferia.» Disse, con gli occhi che ora le erano diventati umidi.
«E' la mia vita e faccio come dico io e io voglio te. Non mi interessa il tuo lavoro e nemmeno delle altre. Voglio te.» Rispose lui, sempre più convinto delle sue parole.
«Io non ce la faccio, scusami.» La ragazza scosse la testa e fece per aprire la portiera ma Andrea la fermò tirandola a sé.
«Tra due settimane devo salire a Milano per degli impegni con Gionata e poi ho delle serate degli sponsor a cui partecipare. Perché non vieni con me e togliamo tutti questi casini da mezzo?» Le strinse la mano e glielo chiese con talmente tanto fervore che mancò poco che la ragazza si sciogliesse lì accanto a lui ma non fu così.
«Non mi compri così Andre, quei posti non sono posti per me e mi sentirei a disagio. Non devi accontentarmi perché non ne ho bisogno. E' finita e basta.» Chiosò, scuotendo la testa e stavolta aprì davvero la portiera uscendo. Andrea la seguì e la raggiunse prima che lei arrivasse dagli altri.
«Io non mi arrendo, ti dico solo questo.» Le disse inchiodando i suoi occhi in quelli della ragazza che continuavano ad essere tristi e bagnati. Lei non rispose nulla, tirò su col naso e poi fece dei respiri profondi prima di fingere tranquillità con i ragazzi delle panchine.

Era stato un brutto colpo per entrambi ma di sicuro, conoscendoli, non era finita lì.

Mondi opposti ; Andrea PetagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora