«Oh Andre allora te ne vai? Ci vediamo stasera?» Mimmo e Lino lo accompagnarono alla porta e si salutarono con un abbraccio caloroso.
«Sì, sicuro. A stasera.» Salutò ancora una volta e scese velocemente le scale del condominio di Mimmo per poi salire nella sua auto con l'intenzione di dirigersi a casa sua. Ma qualcosa glielo impedì. Non riusciva a mettere in moto, aveva come una vocina nella testa che gli diceva di non tornare a casa ma di andare da lei, di andare a cercarla e di provare a passare del tempo insieme. Chi lei? Giusy, ovviamente. Era stanco degli sguardi che continuavano a scambiarsi ogni sera da almeno quindici giorni, stanco di desiderarla ma per orgoglio non cercarla. Allora decise di mettere in moto sì, ma non per tornare a casa sua. Andò a casa di Giusy, bussò al citofono ma gli rispose la madre che gli disse che Giusy era a lavoro. Andrea si fece spiegare dove fosse il salone e andò direttamente lì. Parcheggiò proprio fuori al negozio ed entrò, trovandosi subito gli occhi di tutti addosso.
«Salve.» Sorrise e si guardò intorno per cercare un referente con cui parlare e Carlo gli si parò di fronte quasi immediatamente.
«Salve. Sta cercando qualcuno?» Domandò il parrucchiere, spingendosi gli occhiali un po' più su sul naso con l'aiuto di un dito. Aveva subito riconosciuto Andrea e non capiva il motivo della sua presenza lì, nel suo negozio.
«Sì, sto cercando Giusy. Me la può chiamare un attimo?» Chiese con la cortesia di sempre. Si guardò ancora in giro ma proprio non la vedeva. Aveva sbagliato salone? Eppure il nome e la via era questa, bah.
«Giusy?» Il proprietario sgranò un attimo gli occhi poi quando Andrea annuì fece un passo indietro e guardò verso l'alto. Solo allora Andrea si accorse del soppalco su cui lavoravano altre due ragazze. «Giusy scendi un attimo!» Urlò Carlo, come se fossero al mercato.
Andrea fissò le scale da cui pochi secondi dopo vide scendere Giusy, col codino alto, i soliti cerchi alle orecchie e la gomma in bocca. Sorrise inconsciamente mentre la ragazza rimase sorpresa nel vederlo lì.
«Andre, ciao.» Sorrise e lo guardò inclinando la testa e scrutandolo.
«Possiamo parlare un minuto fuori?» Indicò l'uscita con un movimento della testa e Giusy guardò un attimo Carlo che le diede il permesso annuendo. Uscirono fuori e finalmente furono soli senza il rumore assordante dei phon e delle chiacchiere delle clienti.
«Dimmi, è successo qualcosa?» Si spaventò per un attimo perché vederlo lì era una cosa abbastanza insolita anzi molto insolita.
«No, tranquilla. Sono stato dai ragazzi stamattina e ora stavo tornando a casa ma avevo voglia di vederti. Per pranzo sei libera?»
«Penso di sì.» Annuì Giusy, nascondendo bene l'entusiasmo che invece le stava esplodendo dentro. Era così felice che lui l'avesse cercata ed era felicissima per la sua proposta ma come al solito non voleva darlo a vedere.
«Okay e a che ora finisci qui?»
«Tra mezz'ora.» Rispose lei.
«Okay, allora ti aspetto così poi andiamo da me.»
«Andre però quando finisco ho bisogno di andare a casa a farmi una doccia, se vuoi vengo direttamente da te dopo.»
«No tranquilla, ti aspetto. Ora entra o il tuo capo si incazza.» Sorrise e le accarezzò il viso, lei annuì e rientrò sbuffando.Aveva fatto bene? Andrea continuava a ripeterselo e riusciva a darsi solo una risposta: non gli interessava. Sapeva solo che stare con lei gli piaceva e ora ne sentiva proprio il bisogno quindi non voleva rinunciarci.
Giusy uscì dopo trentacinque minuti e salì in auto. Andarono da lei e Andrea parcheggiò sotto casa sua.
«Vuoi salire? Ci metto giusto un quarto d'ora.» Gli propose la ragazza e lui non se lo fece ripetere due volte. Scesero dall'auto ed entrarono nel condominio di Giusy.
«Non far caso a mia madre e mia sorella, parlano molto ma sono innocue.» Lo mise in guardia sorridendo e lui annuì divertito. Non aveva nessuna ansia nel conoscere quelle due donne, con Giusy non aveva ansia di nulla perché sapeva che lei non aveva nessuna aspettativa e forse era per questo che gli piaceva così tanto.
«Mamma sono a casa!» Annunciò Giusy non appena mise piede in casa.
«Permesso?» Chiese Andrea e dopo qualche secondo apparve Chiara che prima abbracciò la sorella e poi guardò il ragazzo come se fosse un alieno.
Entrarono in cucina e salutarono anche la mamma, poi Giusy lo lasciò solo per andarsi a fare la doccia e Andrea rimase con le altre due donne della sua famiglia.
«Sei il fidanzato di Giusy?» Domandò la sorellina e Andrea sorrise.
«No, siamo amici, molto amici.»
«Ah ho capito e non vi baciate quindi?»
«Chiara e ja, la finisci? Lascialo stare...» La mamma le diede uno schiaffetto sulla spalla e la ragazzina sbuffò facendo ridere Andrea a cui però non aveva dato per niente fastidio. «Vuoi un po' di pasta col pomodorino fresco? E' ancora calda.»
«No grazie, tra poco devo pranzare con Giusy e non posso esagerare.» Rispose gentilmente.
«E sei amico solo a lei qua nel rione?» Ancora Chiara.
«No, conosco parecchi ragazzi qui anche se Giusy è tra i miei preferiti.» Le fece l'occhiolino e la ragazzina annuì.
«E Giusy è d'accordo ad essere tua amica?»
«Certo, anche lei mi vuole bene.» Le scompigliò i capelli e le sorrise ancora.
«Secondo me a mia sorella piaci, la sento che parla di te con Mara a volte.» Disse ancora e stavolta Andrea si incuriosì.
«Ah sì? E che dicono?» Si sporse un po' sulla sedia avvicinandosi alla ragazzina che raccolse le idee e iniziò a parlare.
«Che tu...»
«Chiara basta.» Giusy entrò in cucina giusto in tempo e stoppò la sorellina guardando poi male sia lei che Andrea. «Quante volte ti devo dire che non devi dire a nessuno quello che senti tra me e Mara?»
«Lo so ma lui...»
«Lui niente. E tu sei uno stronzo, ne approfitti di una bambina.» Disse dando una spinta ad Andrea che se la rise.
«Scusa.» Alzò le mani in segno di innocenza e Giusy gli fece il terzo dito.
«Meglio che andiamo. Ciao mà, ciao Chiara.» Salutò e si avviò verso la porta.
«Ciao e grazie per la compagnia.» Anche Andrea le salutò e scesero entrando poi in auto.Per tutto il viaggio Andrea e Giusy parlarono e risero come se quei quindici giorni di freddezza non ci fossero mai stati, poi appena entrarono a casa di lui, come sempre, diedero inizio al loro ricongiungimento fisico. Il ragazzo non diede modo a Giusy nemmeno di mettere piede in casa che la prese subito tra le braccia e la portò in camera da letto. La spogliò velocemente e poi si mise su di lei baciandole ogni centimetro di pelle che le sue labbra riuscirono a raggiungere. Le lasciò un segno violaceo su un seno e poi continuò verso il basso senza dimenticare nessuna parte del suo corpo.
«Quanto mi sei mancata.» Continuava a ripetere per poi baciarla e iniziare a fare l'amore con lei. Erano così loro due, potevano anche stare lontani per giorni o settimane ma poi quando si ritrovavano non avevano rancori e anzi, si piacevano più di prima.
Giusy era sempre al settimo cielo, tra le braccia di Andrea si sentiva serena e non avrebbe voluto lasciarle mai. Era appoggiata al suo petto e lui le accarezzava la schiena mentre erano completamente nudi sotto le coperte. Le piacevano quei loro momenti di intimità ma sapeva bene che non poteva limitarsi a quello, voleva anche parlare di cose più serie con lui, cose che fino a quel momento aveva tenuto in stand by.
«Ti ricordi di quella volta in discoteca?» Gli domandò, dopo molti minuti di silenzio.
«Quale?»
«Quando stavamo per farlo e poi io ti presi a parole.»
«Ah sì quando feci il coglione, certo.» Annuì e abbassò la testa per guardarla negli occhi.
«Già. Ti ricordi quella cosa che dicesti, che io ero stata con chiunque ma...»
«Non lo penso, lo sai.»
«Lo so. Volevo solo sapere perché lo dicesti, per curiosità.»
«Perché al quartiere così mi avevano detto. Mi dissero che non ti facevi problemi e che in quei giorni eri stata con un paio di ragazzi e visto che si vedeva chiaramente che io ti piacevo non capivo perché continuavi a rifiutarmi.» Spiegò, preciso e dettagliato.
«Chi ti ha detto queste cose?»
«Non posso farti il nome, comunque gente del quartiere.»
«Ti hanno detto solo stronzate. Prima di te non stavo con nessuno da tre - quattro mesi. La gente non sa e parla, quanto mi fanno incazzare...»
«La gente parla troppo e purtroppo qualche volta trovano il coglione - tipo me - che ci crede e non chiede alla diretta interessata. Ma ora l'abbiamo superato, no?»
«Sicuramente, volevo solo capire.»
«Bene.» Andrea lasciò scivolare una sua mano sui fianchi della ragazza e poi la tirò ancora di più a sé.
«Quindi anche la storia che ti sei scopato il novantacinque per cento delle ragazze del quartiere è falsa?» Gli domandò, troppo curiosa per oltrepassare quella diceria.
Andrea rise e scosse la testa.
«Ma che ne so, mica faccio le statistiche. Sono stato con qualcuna, sì, ma è solo sesso nemmeno ricordo il loro nome. Solo con te è diverso, alla fine da te ci torno sempre.»
«Ah quindi devo ritenermi fortunata?» Giusy rise a quella frase del ragazzo che nel frattempo si sottrasse dal suo corpo e si mise su di lei.
«Assolutamente sì.» Si appoggiò con la testa tra i suoi seni e si rilassò, lasciando che le dita affusolate di Giusy gli accarezzassero i capelli dolcemente. «Solo tu mi manchi dopo un po' e devo stare di nuovo con te. Anche a te succede questa cosa?» Le domandò e lei aggrottò la fronte.
«Cioè?»
«Che ti manco e stare con gli altri non ti serve a nulla?» Ripeté il calciatore, restando appoggiato al corpo di lei.La ragazza ci mise un po' a rispondere. Non voleva sembrare troppo presa, né troppo distaccata. Non voleva mentirgli perché lui si stava dimostrando onesto in questo momento e voleva essere alla sua altezza. Ma sapeva di non poter dire tutto ciò che sentiva e che provava quando stava con lui, quindi si limitò a rispondere alla domanda senza dare troppi dettagli.
«Non sto con nessun altro quindi non posso capirti.» Disse, deglutendo rumorosamente un attimo dopo. Andrea alzò la testa dal suo seno e incrociò lo sguardo di Giusy.
«Meglio ancora.» Sorrise e le diede un bacio sul livido rossastro che le aveva procurato poco prima su di un seno. «Perciò ti ho fatto questo, per far stare tutti gli altri lontano.»
«Ah sì?» La mora scosse la testa quasi lusingata da quel suo comportamento.
«Sì.» Annuì il ragazzo.
«E io a te dove te lo devo fare, sul cazzo?» Rispose Giusy facendo scoppiare a ridere Andrea che però annuì deciso e anche malizioso.
«Quando vuoi.» Disse per poi sospirare e continuare il discorso. «Di quelle non me ne importa nulla, lo sai no?»
«Sì, lo so.»
«Questo è l'importante. Sono solo un passatempo mentre a te ti voglio bene.» Si alzò dal corpo della ragazza e salì con la testa fino a baciarla facendole scoppiare il cuore.Giusy non riusciva a decifrare quella sua frase: da un lato era contenta che l'avesse detta, che avesse fatto una distinzione tra lei e le altre ma quel 'ti voglio bene' non sapeva come interpretarlo. Cioè anche lei voleva bene ad Andrea ma non un bene normale, non lo stesso bene che nutriva per Mimmo o Lello. Per Andrea era lo stesso o le voleva bene come voleva bene a Mara o a qualche altra sua amica? Continuò a chiederselo per tutto il giorno e i giorni seguenti senza però trovare mai la risposta precisa.
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Mondi opposti ; Andrea Petagna
Fiksi Penggemar«Lo sapevo fin dall'inizio che con te sarebbe andata a finire così, ma sono testarda e ho voluto provare lo stesso. Io ti venivo dietro e tu mi rifiutavi, io ti seguivo e tu seguivi le altre, altre che vivevano nel mio quartiere e io dovevo vederti...