13.

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Andrea arrivò alle panchine con il solo obbiettivo di stare con Giusy. Erano giorni che non faceva che pensarla e che provava ad avvicinarsi ma lei era sempre velatamente scostante. Parcheggiò e raggiunse il gruppo al solito posto e poco dopo arrivarono anche Giusy e Mara. Si avvicinarono a lui per salutarlo e poi si staccarono per andare dagli altri ma Andrea fu lesto e prese Giusy da una mano.
«Hei, dove scappi?» La tirò a sé e le sorrise. Che cazzo, possibile che da un giorno all'altro tutto il suo ascendente su quella ragazza era svanito? Non poteva essere.
«A salutare gli altri.» Rispose lei, mettendosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorridendogli appena, curiosa di capire il motivo del comportamento di Andrea.
«Domani mattina lavori?» Le domandò e la ragazza lo scrutò qualche secondo per poi scuotere la testa.
«No domani inizio alle tre del pomeriggio.» Rispose inclinando leggermente la testa.
«Stanotte perché non vieni da me?» La tirò un po' più vicino a lui e appoggiò le mani sui suoi fianchi guardandola dritta negli occhi. La sentì fremere un attimo, poi lei abbassò la testa distogliendo lo sguardo.
«Non lo so, ci penso.» Gli fece l'occhiolino e si staccò dal corpo del ragazzo che restò di stucco. La vide allontanarsi per raggiungere gli altri e dopo qualche secondo si unì anche lui al resto dei ragazzi.
Teneva sempre d'occhio Giusy che chiacchierava con Mara seduta su una panchina e fumava una sigaretta. Si innervosì quando, un paio di volte, Kevin le si avvicinò e la abbracciò chissà per quale futile motivo.
Andarono al bar per fare qualche partita a carambola ma il suo pensiero era sempre a Giusy. Voleva con tutte le sue forze che gli dicesse sì in modo da passare la notte con lei. La guardò seduta al bancone con Mara, un'altra ragazza e il solito Kevin che le si era azzeccato addosso come una cozza. Andrea stava iniziando a spazientirsi, Kevin gli dava fastidio. Giusy intercettò lo sguardo del ragazzo e gli mandò un bacio da lontano facendo un'espressione che lo fece impazzire all'istante.
«Torno subito.» Lasciò i ragazzi al tavolo da gioco e raggiunse Giusy al bancone. Le chiese di raggiungerlo un po' in disparte e lei acconsentì.
«Ci hai pensato?»
«Te ne devi andare?» Alzò un sopracciglio vedendo che non era nemmeno mezzanotte, poi tornò a guardare il ragazzo.
«Non ancora.»
«Ci sto pensando.» Giusy gli sorrise e fece un palloncino con la sua gomma per poi farlo esplodere un attimo dopo.
«Mi fai sapere tu? Dai che ho voglia di stare con te che è tanto che non passiamo un po' di tempo insieme.» Andrea glielo sussurrò all'orecchio lasciandole poi un bacio sul collo.
«Ti faccio sapere io, tranquillo.» Altro occhiolino e altra girata di spalle. Giusy raggiunse Mara e lasciò Andrea da solo in un angolo.

«Sta soffrendo eh?» Non appena Giusy le fu accanto Mara volle sapere cosa si erano appena detti i due ragazzi.
«Secondo me non si aspettava che lo facessi penare così, si sta azzeccando.» Spiegò per poi ridere di gusto.
«Te l'avevo detto che questa tattica funziona. Dieci minuti prima di andarcene gli dici sì e ti dimostri superiore, così non gli fai pensare che te la sei presa e capisce che siete sulla stessa lunghezza d'onda.» Mara le fece la linguaccia e Giusy annuì decisa.
Aveva deciso di portare avanti quella strategia fino alla fine. Andrea le piaceva molto, forse anche più di prima ma non voleva farsi vedere debole. Doveva fargli capire che se per lui era una cosa di divertimento per lei era lo stesso. Doveva comportarsi come lui ovviamente senza snaturarsi. Non avrebbe cambiato il suo modo di fare quando sarebbero stati da soli ma in pubblico l'avrebbe trattato come lui stava trattando lei. E i risultati si vedevano chiaramente.
Passarono un'altra ora al bancone, poi fecero anche loro una partita a carambola. La serata stava per terminare e Giusy decise di agire.
«Andrè.» Gli picchiettò un dito sulla spalla muscolosa, lui si girò immediatamente e sorrise appena la vide.
«Dimmi.» Si spostarono di qualche passo rispetto agli altri ragazzi e Giusy iniziò a parlare.
«Io ora vado a casa, mi preparo le cose da portarmi dietro e tra una mezz'ora mi passi a prendere?» Gli appoggiò una mano sul petto e lui annuì soddisfatto.
«Perfetto.»
«A dopo allora.» Gli diede un bacio sulla guancia alzandosi sulle punte e poi salutò anche tutti gli altri.

Tornò a casa e si preparò, mezz'ora dopo Andrea era giù con la sua Audi ad aspettarla. Scese di corsa col cuore a mille, poteva anche nasconderlo ma lui le era mancato un casino e non vedeva l'ora di passare la notte insieme.
«Eccomi.» Salì in auto sorridente e si aspettava che Andrea la ricambiasse allo stesso modo ma non fu così. Fu molto ma molto meglio. Non la lasciò nemmeno sedere che le prese il viso con una mano e si avvicinò a lei baciandola. La baciò come se avesse desiderato farlo da chissà quanto tempo, fu un bacio profondo e lunghissimo che fece torcere lo stomaco alla ragazza. Sospirò quando lui si staccò e mise in moto, guidando poi fino a casa sua.
La casa del ragazzo era molto carina, Giusy si guardò intorno non appena ci mise piede e notò subito un cartonato di Batman enorme in un angolo, vestiti ovunque e scarpe ancora di più. L'abbigliamento era ovunque era praticamente parte dell'arredo, pazzesco.
«Bellissimo qua.» Riuscì solo a dire perché poi si ritrovò le labbra di Andrea sulle sue e non poté più aggiungere altro. Il ragazzo la portò sul divano e la spogliò di tutto ciò che aveva addosso per poi farlo anche a sé. La baciò ovunque, la toccò in un modo che Giusy non riusciva a spiegarsi, poi fecero l'amore.
Per tutto il tempo restarono occhi negli occhi, finché l'orgasmo non li prese entrambi.
Gli occhi di Andrea le parvero diversi, le parvero più lucenti, come se avessero qualcosa in più rispetto alle altre volte. Poi il ragazzo si addormentò con la testa tra i seni di Giusy che approfittò per accarezzargli quei capelli ricci e morbidi che tanto amava. Rimasero così per tutta la notte, ogni tanto lui la accarezzava o le lasciava un bacio sulla pancia facendola rabbrividire.
La mattina dopo Giusy si svegliò contenta ma non sapeva come comportarsi. Doveva andarsene? Doveva restare? Non lo sapeva. Ma fu Andrea a toglierle ogni dubbio.
«Hai fame?» Le chiese, accorgendosi che era già sveglia.
«Un po'.»
«Lo sento.» Si alzò con la testa e le baciò la pancia che stava brontolando già da qualche minuto. «Ora preparo qualcosa, dammi giusto un minuto per svegliarmi.» Sbadigliò e a Giusy venne un'idea. Si mise a cavalcioni su di lui e appoggiò le mani sul suo petto guardandolo negli occhi.
«Preparo io qualcosa, dove trovo il cibo?» Andrea sorrise a quella proposta e ne approfittò per stringerle il sedere tra le mani. «Dai Andre.» Insisté divertita e lui annuì.
«Nella dispensa c'è tutto, vedi.»
«Okay. Posso mettere questa?» Prese una sua felpa della Amiri e la indicò mentre era ancora completamente nuda. Andrea cincischiò qualche secondo perso a fissare il corpo nudo della ragazza proprio sotto ai suoi occhi, poi annuì.
Lei se la infilò e si diresse verso la cucina che era praticamente a due passi dal divano dove avevano passato la notte. Andrea la seguì con lo sguardo, lo faceva impazzire il modo in cui quella sua felpa le stava addosso. Le andava larga e le impediva di fare alcuni movimenti, anche quelli più semplici ma le stava un incanto.
Giusy preparò i pancakes e li mangiarono insieme.
«Non me la sporcare che costa mille euro.» Andrea indicò la felpa e scosse la testa divertito quando la vide leccarsi le dita dalla Nutella in eccesso.
«Tranquillo è al sicuro con me.» La ragazza gli fece la linguaccia e lui rise ancora.
«Bagno caldo nella jacuzzi, ti va?» Propose non appena finirono di mangiare e pulirono la cucina.
«Stavo per proporlo io.» Sorrise e Andrea scattò in piedi prendendola di peso e portandola in bagno. La spogliò della felpa e riempirono la vasca per poi fare il bagno insieme.

Passarono una bella mattinata insieme, cucinarono anche il pranzo e lo mangiarono da Andrea prima di salutarsi verso le due.
Giusy tornò a casa felicissima, aveva scoperto un nuovo lato di Andrea che non pensava di scoprire. Credeva che avessero solo fatto sesso, non che avessero cucinato, mangiato, riso e chiacchierato come invece avevano fatto. Sapeva bene però, per l'ennesima volta, che quello non significava niente di definitivo. Assolutamente niente.

Mondi opposti ; Andrea PetagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora