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La partita era andata bene e Andrea aveva anche segnato. Avevano giocato contro la Spal, la squadra dove giocava fino a due anni prima quindi non aveva nemmeno esultato per rispetto di quella che per lui prima era una famiglia. Non che avesse tutta questa voglia di festeggiare, in realtà. Da quando, tre giorni prima, Giusy l'aveva rifiutato di nuovo stava iniziando ad accettare l'idea che non sarebbero più tornati insieme e capì che doveva davvero metterci una croce sopra e andare avanti. Decise di farlo davvero, non solo a chiacchiere. Decise di allontanarsi per un po' dal quartiere di Giusy e ricominciò ad uscire più spesso coi ragazzi della squadra. Andò diverse volte nei locali della città con Dries e anche con Elif che era uno dei pochi single della squadra. Una sera Andrea era proprio con il macedone quando decise di dare una svolta alla sua situazione. Avvicinò una ragazza che lo stava guardando da tempo e iniziò a farci conoscenza. Le offrì un drink e dopo nemmeno mezz'ora si ritrovarono in pista a baciarsi con la musica alta che li accompagnava. Rimasero poco lì perché poi pensarono di trasferirsi a casa di lui. Andrea salutò Elif che rimase ancora al locale e sfrecciò con la sua auto verso casa seguito dalla ragazza che aveva preso la propria auto. Elisa, così si chiamava la ragazza, era mora e formosa una di quelle ragazze che Andrea aveva sempre apprezzato. Arrivarono a casa ed Elisa iniziò a spogliarsi quasi subito. Gli occhi di Andrea erano calamitati da quella scena ma nello stesso tempo non riusciva a guardarla con passione. Era freddo, gelido, morto. Non gli provocava nessuna reazione e ad un certo puntò la fermò, offrendole una bibita fresca per poi iniziare a parlare d'altro.

Chi l'avrebbe mai detto? Lui che era conosciuto come il più don giovanni dei don giovanni che preferiva chiacchierare allo scopare senza impegno. Diede ad Elisa una sua felpa e si stesero sul letto a parlare delle loro vite. Lo fecero per ore, non smettevano mai di parlare.

«Andrea ma non vuoi...» La ragazza lo guardò curiosa, stupita da quel suo comportamento così anomalo.
«Per te è un problema se non lo facciamo?»
«No, assolutamente. In discoteca avevo capito che tu volevi farlo, tutto qui.»
«L'idea iniziale era quella ma non ce la faccio ancora.» Disse, senza spiegarle la motivazione. Elisa però capì subito. C'era solo un motivo che spingeva un ragazzo a non voler fare sesso e lo sapeva bene.
«Sei innamorato?» Gli domandò e lui dopo averla fissata per un attimo, tornò a fissare il soffitto per poi rispondere.
«Sì, sono dannatamente innamorato di una ragazza che però non vuole più avere niente a che fare con me e pensavo di essere pronto per andare avanti ma a quanto pare non è così.» Sospirò mentre lei ascoltava attenta.
«E che ci fai ancora qui? Perché non glielo vai a dire?»
«Ci ho provato ma non mi vuole, non so più che fare.»
«Riprovaci, se ti ama ti assicuro che ti starà a sentire. Fidati di me che sono donna e so come ragioniamo...» La ragazza gli sorrise e lui rispose allo stesso modo.
«Ci riproverò allora, grazie del consiglio.»
«Bene. Mi fa davvero piacere averti conosciuto, sei una bella persona.»
«Anche tu lo sei e scusami per tutto questo drama ma non riesco ancora a superarlo.»
«Tranquillo, lo capisco. Ora è meglio che vado che devo raccontare alle mie amiche che ho chiacchierato per tutta la notte con Andrea Petagna. Non mi crederanno mai.» Ridacchiò per poi rivestirsi e salutarlo con un bacio affettuoso.
«Allora facciamoci un selfie, così ti crederanno.» Lo fecero e sorrisero insieme al solo pensiero di quella notte bizzarra che avevano appena trascorso insieme.
Si erano conosciuti da poco ma erano subito entrati in sintonia. La accompagnò fuori al garage dove Elisa prese la sua macchina e mise in moto andandosene. La seguì fino a fuori al vialetto dove si accorse di una cosa che sapeva gli avrebbe complicato i piani: Giusy era lì nella sua auto e aveva assistito a tutta la scena. I loro occhi si incrociarono per un attimo lunghissimo e Andrea riuscì solo a sussurrare un 'no' prima che lei ingranasse la retromarcia e scappasse via. La rincorse per tutto il viale ma non fu abbastanza, sapeva che Giusy aveva frainteso ciò che aveva visto e non poteva di certo darle torto.

Tornò in casa per darsi una sistemata e corse a Pianura da lei. Parcheggiò proprio sotto al suo condominio e salì al suo piano correndo tra le scale perché l'ascensore era occupato. Arrivò al sesto piano col cuore che gli batteva forte in petto sia per la corsa che per l'agitazione di dover spiegare come erano andate davvero le cose alla donna che amava. Non si sentiva più le gambe per quanto aveva corso e dovette fermarsi un minuto prima di bussare al campanello, giusto per riprendersi un attimo. Quando bussò lo fece con un'insistenza tale che il muro quasi tremò. Dimenticò completamente che in quella casa non viveva solo Giusy ma anche altre persone che magari alle sette di una mattina di metà settembre stavano ancora dormendo. Si dimenticò di tutto, l'unica cosa che ricordava era l'espressione di Giusy quando l'aveva vista fuori casa sua. Era un misto tra delusa e schifata, sentimenti che erano abbastanza comprensibili in quel frangente ma lui era lì per spiegarle che non era successo niente con quella ragazza e che amava solo lei, solo Giusy. Si era ricordato solo in quel momento che non gliel'aveva ancora detto e si convinse che quello era il momento più opportuno per dirglielo, per farle sapere che la amava alla follia.

La porta si aprì e fu proprio Giusy a farlo: occhi rossi, capelli scombinati e un'espressione talmente triste da specchiarsi nei nuvoloni grigi che quella mattina coprivano il cielo di Napoli.
«Ti posso spiegare?»
«Mi fate tutti schifo, siete tutti dei bugiardi. Vattene.» Rispose lei, con una rabbia che le esplose in un secondo. Sbatté la porta lasciando Andrea lì fuori che però non se ne andò.
E non se ne sarebbe andato finché non le avrebbe spiegato tutto senza tralasciare nessun particolare.

Mondi opposti ; Andrea PetagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora