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Giusy lasciò trascorrere quella notte con un solo pensiero nella testa: parlare al più presto con Kevin. Non sapeva che sperare: da un lato voleva che Kevin le provasse che quelle di Andrea erano tutte bugie perché avrebbe significato che poteva fidarsi del suo amico di sempre; dall'altro sperava che Andrea non le avesse mentito perché in fondo sapeva di provare per lui ancora sentimenti molto forti.
La mattina seguente alle otto in punto si alzò, si preparò e lo chiamò per farlo venire da lei con la scusa di fare colazione insieme. Kevin accettò subito perché era domenica e quella era una loro abitudine ricorrente. Giusy lo aspettò con ansia, talmente tanta che la madre si preoccupò dello stato in cui era. Non spiegò i dettagli alla signora Patrizia ma le disse solo che doveva capire di chi poteva fidarsi. Kevin arrivò poco dopo verso le nove e mezza, con quattro cornetti e il succo a pera che Giusy adorava. Ma la ragazza pensava a ben altro, infatti non lo fece nemmeno sedere a tavola che gli chiese un minuto per parlare da soli.

«Che succede?» Chiese lui, col sorriso stampato in faccia e il corpo appoggiato al muro. Giusy non sapeva come iniziare il discorso ma doveva trovare il coraggio e la forza di farlo.
«Ieri Andrea è stato qui.» Esordì, per poi fissare Kevin che cambiò subito la sua espressione.
«Di nuovo Giù? Poi non venire a piangere da me eh, ti avviso.»
«Non per quello che tu pensi. E' venuto qui per dirmi alcune cose, alcune cose che riguardano anche te.» Inclinò la testa per scrutarlo bene e intravide per un attimo un lampo di paura nei suoi occhi scuri.
«Me?» Chiese stranito.
«Mi ha detto che hai da sempre sparlato di me coi ragazzi, mettendo in giro voci non vere sul mio conto. Mi ha detto che anche ultimamente hai detto loro che io sono stata con diversi altri ragazzi e che ormai avevo dimenticato Andrea.» Terminò la frase e lo fissò aspettando una sua reazione che arrivò subito. Spalancò gli occhi e balbettò qualcosa di indecifrabile prima di dire qualcosa di sensato.
«Ti sta continuando a riempire di bugie manipolandoti a suo piacere Giusy, non è niente vero.» Si giustificò, sospirando scocciato da quelle accuse.
«Non è vero nemmeno che ti sei inventato la storia che lui mi abbia tradito?» Chiese ancora e qui il ragazzo scosse subito la testa.
«No, perché avrei dovuto farlo?» Sorrise e fece un passo verso di lei, sfiorandole un braccio. «Non farti convincere di nuovo da quello, io ti voglio bene e non ti farei mai del male.» Concluse, mettendosi praticamente ad un centimetro dal suo viso.
«E' quello che gli ho detto anche io...»
«Ecco, perfetto. Lo sai che tu che non farei mai una cosa del genere.»
«Però poi mi ha fatto leggere dei messaggi in cui hai scritto ai ragazzi delle panchine tutte quelle cose che ti ho elencato prima.» Si giocò questa carta per coglierlo in fallo e non sbagliò. Il ragazzo sgranò ancora di più gli occhi e deglutì rumorosamente per poi fare un passo indietro.
«Ma che stai...»
«Perché l'hai fatto?»
«Giusy senti io...» Si fermò un attimo calando la testa poi la rialzò e continuò il suo discorso. «Quello non ti merita, quello è un coglione. Tu non puoi stare con lui.»
«Quindi è vero, è vero che hai detto che sono una facile e che vado con chiunque per allontanarlo da me?»
«Giusy...»
«Giusy nu cazz! Dimmi la verità Kevin, dimmela.»
«Sì l'ho fatto, ok? E potrei anche aver esagerato a raccontarti che ti ha tradito quando in realtà si erano solo seduti vicini sulle panchine del quartiere...»
«Ma che stai dicendo?»
«Io non ce la facevo più a vederti con quello, stavo uscendo pazzo. Ma che ha quello che io non ho? Perché ami lui e non me?»

Fu la confessione più dolorosa che Giusy avesse mai ascoltato, sentì il suo cuore infrangersi e farsi in mille pezzi, non si aspettava una cosa così cattiva dal suo migliore amico. Da tutti ma non da lui.

«Hai raggiunto il tuo scopo: hai distrutto la mia relazione con lui. Ma non solo, hai distrutto anche la nostra e hai distrutto me. Complimenti.»
«No Giù, per piacere non dire così! Lo capisci che quello ne cambia una alla sera? Che ti ho fatto un piacere ad allontanarlo da te?»
«Sono cazzi miei Ké! Avrebbe anche potuto tradirmi ma sarebbero stati cazzi miei! Tu non hai nessun diritto di metterti in mezzo, nessun sfaccimma di diritto!»
«Lo so, ho sbagliato e mi dispiace ma ci pensi che Andrea potrebbe cambiare città anche ogni anno? E tu poi che fai?»

Giusy era incredula davanti a quei ragionamenti, ma che problemi aveva quello che fino a mezz'ora prima reputava il suo migliore amico?

«Ma sono cazzi miei Kevin, lo vuoi capire o no? Sarebbero stati affari nostri, non sono cose che ti riguardano!»
«Lo so ma non volevo farti soffrire, tutto qui.» Allargò le braccia per poi farsele cadere lungo i fianchi, sempre più colpevole.
«Così hai pensato che dirmi che mi aveva tradito, ben sapendo che ero follemente innamorata di lui, mi avrebbe fatta soffrire di meno?»
«Esatto.» Annuì e Giusy non ci vide più. Gli tirò uno schiaffone in pieno volto e lo cacciò fuori dalla sua stanza.
«Vattene via e non farti più vedere, mi hai rovinato la vita.»

Il ragazzo restò immobile a fissarla per qualche secondo, poi annuì e se ne andò a passo svelto.
Giusy si chiuse in camera e continuò a pensare a quanto aveva sbagliato nei confronti di Andrea e soprattutto a quanti giudizi sbagliati aveva dato nella sua vita. Aveva capito che si era fidata delle persone sbagliate e che aveva sbagliato a dubitare di altre. In pratica non ci aveva capito nulla e se ne fece una colpa enorme. L'unica su cui non aveva mai sbagliato era Mara e fu da lei che corse quella domenica mattina per cercare di lenire il suo dolore ancora vivo. Le spiegò tutto e fu lei a spronarla ad andare da Andrea per chiarire. Il ragazzo era in ritiro per una partita ma non appena fosse tornato in città Giusy gli avrebbe parlato.
Erano stati divisi fino a quel momento ma ora la ragazza poteva rimediare e non voleva più rimandare.

Mondi opposti ; Andrea PetagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora