23.

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I giorni scorrevano monotoni nella vita di Giusy che continuava a passare le sue giornate tra il salone, casa sua e le panchine. Ormai era iniziato anche marzo ma della primavera non c'era nemmeno l'ombra. Faceva freddo e pioveva ogni giorno, la ragazza avrebbe solo voluto sentire nell'aria l'odore dei fiori che sbocciavano, potersi mettere i suoi short preferiti e le giacche di pelle che tanto adorava. Ma invece continuava a piovere e nonostante questo, i ragazzi delle panchine continuarono a vedersi nel bar del quartiere. Andrea era tra di loro e con Giusy si comportavano di nuovo con freddezza. Aveva provato un paio di volte ad avvicinare la mora ma lei non aveva più voluto parlargli. Eppure passava ancora le notti insonni nel ricordare gli occhi di quel ragazzo mentre le diceva che non si sarebbe arreso e invece si era arreso eccome e anche abbastanza facilmente. Le dispiaceva perché ci teneva tanto a lui ma dall'altro lato le faceva piacere perché almeno sarebbe riuscita a toglierselo definitivamente dalla testa. O almeno era quello che sperava anche se i risultati, ad una settimana abbondante da quando gli aveva detto che era finita tra di loro, erano scarsi. Anche stanotte si era addormentata alle due passate, dopo un'ora a rigirarsi nelle lenzuola. Non riusciva ancora a fare un pensiero in cui non ci fosse lui, anche il più banale e stupido. Avrebbe voluto semplicemente strapparselo dalla mente e dal cuore come si fa con le erbacce che crescono sui marciapiedi, estirparlo dai suoi ricordi e dalle sue speranze. Sì perché ormai non sperava più in niente, non si aspettava più niente. E le andava bene, davvero, avrebbe solamente voluto cancellare il ricordo di quei mesi felici passati con lui. 

Il suo cellulare la svegliò poche ore dopo che era riuscita ad addormentarsi. All'iniziò pensò che fosse un sogno, che se lo stesse immaginando. Ma poi quello squillo divenne troppo vero e vivo nella sua mente e decise di prendere il cellulare dal comodino per verificare. Strabuzzò gli occhi quando lesse il nome di Andrea sul display e pensò che si trattasse davvero di un sogno. Che avrebbe dovuto chiamarla a fare in una notte piovosa alle 03:54? Tentennò qualche attimo ma poi decise di rispondere, magari si trattava di un'emergenza e non poteva rischiare di lasciarlo da solo se avesse avuto bisogno del suo aiuto.

«Andrea?» Disse il nome del calciatore quasi spaventata di ricevere la risposta, preoccupata che fosse successo qualcosa.
«Sono giù da te, scendi un minuto?» Chiese lui, senza dare altre spiegazioni.
«Ma sono le quattro e piove André, ma tutt appost?» Sbuffò a quell'invito ma il ragazzo dall'altra parte del telefono non si diede per vinto.
«O scendi tu o salgo io. Hai tre minuti di tempo.» Le diede un ultimatum che la ragazza rimandò subito al mittente, senza troppi giri di parole.
«No, che salire tu, ma si pazz? Qui dormono tutti. Scendo io dammi un minuto.» Rispose tirandosi su e sedendosi in mezzo al suo letto.
«Ti aspetto.» Staccò la telefonata e Giusy restò imbambolata qualche istante a fissare quel cellulare ormai muto tra le sue mani. 

Era davvero venuto fino a qui? E per cosa? Doveva assolutamente scoprirlo. 
Infilò le pantofole e scese senza nemmeno mettersi qualcosa che coprisse il pigiama rosa di pile che indossava, tanto a quell'ora chi l'avrebbe mai potuta vedere?

«Finalmente eccoti. Ma sei scesa senza niente addosso? Fa freddo.» Si preoccupò subito il ragazzo, togliendosi il bomber che aveva addosso per poi appoggiarlo sulle spalle della ragazza.
«Grazie, sono scesa di fretta.» Rispose lei, guardandolo per un attimo negli occhi prima di continuare. «Andre, sei venuto a perdere il tuo tempo?» Gli domandò e il calciatore scosse energicamente la testa.
«Il tempo l'ho perso in queste settimane senza di te, ora sto rimediando.»
«Non ne avevamo già parlato? Sono le quattro e stavo dormendo...»
«Lo so bene ma avevo bisogno di parlarti.» Sospirò prima di fare un paio di passi verso di lei e sfiorarle un braccio ben coperto dal giubbotto.
«Dimmi.»
«Io capisco le tue preoccupazioni ma secondo me è da stupidi privarsi di un rapporto come il nostro per una paura che non sai nemmeno se si avvererà. Io non sono perfetto e non lo sono mai stato ma voglio impegnarmi se tu me lo consentirai, davvero.»
«Nemmeno io sono perfetta ed è proprio per questo che ti dico che sarei troppo gelosa di quelle che ti vengono dietro. Capisci?»
«E quindi rinunci a tutto?»
La ragazza annuì e Andrea si avvicinò ancora.
«E' da prima di Natale che vedo solo te, sono più di tre mesi e di occasioni ne ho avute per andare con altre ragazze, ma non mi interessa. Voglio stare con te.»
«Non sei stato con nessuna da quando ci siamo lasciati?» Chiese la ragazza, troppo sorpresa da quelle parole per non indagare oltre.
«Io non so che idea ti sei fatta di me ma io so essere una persona seria e se ho in testa una ragazza non vado con chiunque. Vorrei che ti fidassi di me.»
«Non sei stato con nessuna dopo di me?» Ripeté ancora Giusy, guardandolo negli occhi.
«No e non ne ho intenzione finché avrò in testa solo te. Se le cose cambiassero ti prometto che te ne parlerei prima di fare cazzate.» Spiegò sempre più sincero.

Giusy lo fissò in silenzio per qualche secondo, con l'ansia a mille e un fuoco che le divampava dentro come mai prima. Lo studiò e lo trovò sincero, più sincero di quanto si aspettasse.

«Tu lo sai che per me questo significa tanto? Lo sai?»
«Lo so bene ma so anche che possiamo farcela. Non ha senso stare divisi per questa cosa. Ci piacciamo, stiamo bene insieme, ci vogliamo bene... perché dobbiamo rovinare tutto per delle paure che possiamo evitare?»
«Perché sono stupida.»
«Io lo sono, perché ti ho dato un'immagine di me sbagliata, fin dal primo momento. Le donne mi piacciono ma non sono mai stato un traditore. Non ti sto dicendo che andrà tutto bene e che ci sposeremo tra due anni eh, però non voglio nemmeno privarmi della nostra storia, sarebbe un rimpianto troppo grande.» Parlava in modo calmo e chiaro, come se stesse studiando quelle cose da dire da chissà quanto tempo e che stava solo aspettando il momento giusto per parlarne alla ragazza.
«Andre tu dici che mi vuoi bene e questo non lo metto in dubbio ma io ti voglio un bene diverso, un bene profondo che non mi fa dormire la notte, un bene che non ho mai provato prima e che mi tormenta. Non so se mi sto spiegando...» Giusy iniziò a tremare vistosamente ed Andrea la abbracciò. La strinse forte al suo petto, accarezzandole la schiena e lasciandole dei baci sulla tempia.

Aveva capito, aveva capito bene a cosa si riferiva Giusy e gli venne istintivo di stringerla tra le sue braccia per sentire finalmente, dopo settimane di lontananza, il calore del suo corpo.

«Farò di tutto per non deluderti, te lo prometto.» Le sussurrò in un orecchio e lei annuì. Si guardarono negli occhi e poi avvicinarono lentamente le loro labbra unendole in un bacio dolce e passionale. Restarono uniti e stretti in quel bacio per dei lunghi secondi, forse minuti, e quando si staccarono avevano il fiato corto entrambi. La tromba delle scale era diventata la location della loro riappacificazione ma qualcosa stava per cambiare.
«Vuoi salire?» Chiese la parrucchiera ad Andrea che la baciò ancora e annuì, contento che glielo avesse chiesto. Salirono in casa e si chiusero subito in camera di Giusy cercando di fare meno rumore possibile.

Averla lì tra le sue braccia calmò immediatamente lo stato d'animo agitato di Andrea che finalmente era riuscito a farsi perdonare. Fare l'amore con lei, dopo tutto questo tempo, gli era sembrato come quando torni a casa dopo mesi di assenza e senti quel profumo che solo casa tua ha e ti senti più felice e in pace con te stesso e con il mondo. 
Giusy era quello per lui, la pace e la felicità. E non voleva proprio farne a meno.


Mondi opposti ; Andrea PetagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora