12.

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Giusy restò da sola a casa tutta la giornata e questo non la aiutò affatto. Continuava a pensare a quella frese di Andrea che nel frattempo non si era fatto più sentire avvalorando così la sua tesi. Il cervello le stava andando in fumo, aveva sputato già tre gomme da masticare tanto che era nervosa e non riusciva a trovare un'altra spiegazione al comportamento del ragazzo. Decise allora di fregarsene della vergogna che avrebbe provato se Mara avesse confermato quella sua teoria e la chiamò.

«Ammò, tutto bene?»
«Ciao ammò, a me sì. Tu tieni una voce moscia... che hai?» La riccia conosceva bene la sua amica e capì subito che qualcosa non andava.
«Stanotte sono stata con Andrea.» Sospirò e Mara esultò felice.
«Bellissimo ammò, lo sapevo che sarebbe successo! Embè come è stato?»
«Bello ma non è quella la cosa importante.» Si bloccò portandosi una mano alla bocca e tirandosi una pellicina coi denti.
«Non siete stati attenti? Ammò ma si pazz?» Mara si allarmò per nulla ma effettivamente a cos'altro avrebbe potuto pensare? Giusy non aveva dato indicazioni e la sua amica non sapeva di che stesse parlando.
«Tu sei pazza, ovvio che siamo stati attenti. Non è quello.»
«Ma devo indovinare? Perché già mi sto spostando i nervi... me lo vuoi dire sì o no?»
«Si è presentato a casa mia scusandosi per tutto e non gli ho resistito e onestamente non me ne pento. E' stato tutto bellissimo però poi la mattina...»
«Ti sei svegliata e non c'era?»
«C'era ma mi ha detto una cosa strana.»
«Cioè?» Chiese la riccia, sempre più curiosa di capire a cosa volesse arrivare Giusy.
«Mi ha detto: 'Complimenti sei stata davvero brava.' Mi ha fatto l'occhiolino, mi ha salutata ed è andato via.» La ragazza lo disse col cuore che le tremava, aveva troppa paura che la sua amica confermasse la sua idea.
«Ma è strunz?»
«Ma che ne so... secondo te che significa?»
«Non lo so, può significare tante cose.»
«Mi voleva solo trombare secondo te? Mi ha messo in una classifica, racconterà tutto ai suoi amici facendo commentini stupidi?»
«Non lo so, può essere. O magari ti voleva solo fare un complimento e gli è venuto un po' male. I maschi sono così, lo sai, no?»
«Secondo me voleva solo scopare.» Giusy piagnucolò sempre più convinta che quella fosse la verità.
«Scusa ma voi messaggiate, vi sentite, parlate a telefono, giusto? Perché se è così non è solo una scopata.»
«No, niente. Ci vediamo alle panchine e parliamo là, stop.»
«Ah.» Ormai nemmeno più Mara sapeva come dare una speranza all'amica e se ne accorse anche Giusy.
«E' così, lo devo accettare: mi voleva solo scopare. Ha raggiunto il suo scopo e mo per lui non esisterò più.»
«Non esagerare ja... stasera vieni alle panchine? Così vediamo subito.»
«Sì vengo, m'ha scassat o cazz stu fatt che mi devo nascondere ogni tanto. Vengo eccome.»
«Brava ammò, così si fa. E sticazzi se non vuole continuare, ne trovi un altro.» Mara cercò di incoraggiarla ma Giusy si prese qualche secondo di pausa per poi rispondere, tornando a lagnarsi.
«Ma se mi piace solo lui! Comm aggia fa?»
«Vediamo stasera che succede e poi decidiamo che fare, mo non fare la pessimista. Vabbuò?»
«Eh sì, facciamo così. Ci vediamo alle dieci giù, ciao ammò.»
«A dopo vita.»

Interruppero la telefonata e Giusy andò a farsi la doccia. Si vestì e alle dieci in punto era pronta per scendere ma le venne l'ansia. E se Andrea avesse fatto finta di nulla? Se non l'avesse calcolata o peggio ancora, l'avesse trattata male? Pensò di mandare un messaggio a Mara per dirle che non ce l'aveva fatta e che non riusciva a superare questa paura ma poi si fece forza e uscì di casa. Poco prima di raggiungere le panchine si incontrò con l'amica e le raccontò di quanto fosse agitata nel rivederlo.

«Buonasera uagliù.» Fece un saluto generale ma i suoi occhi si direzionarono subito verso Andrea che appena la vide sorrise e si avvicinò. Salutò prima Mara coi due soliti baci sulle guance e poi Giusy, stringendole la vita e lasciandole un solo bacio sulla guancia per poi allontanarsi con un occhiolino. Tornò dai ragazzi e non disse nient'altro a Giusy che guardò l'amica esterrefatta.

«Hai visto? Niente proprio, come se non esistessi.»
«Non è vero, ti ha guardata in un modo particolare.»
«E cac'm o cazz! Nemmeno un 'come stai?', 'un tutto bene?' Niente di niente.» Cercò di non far vedere troppo il suo turbamento per non dare nell'occhio ma stava veramente per scoppiare.
«Mo siamo arrivate, dagli tempo.»
E Giusy il tempo glielo diede eccome, gli diede tutta la serata di tempo ma Andrea più di lanciarle qualche sorriso e qualche sguardo non fece. Rimase coi ragazzi e solo poco prima di andarsene tornò da Giusy per scambiare due chiacchiere con lei.
«Tutto bene Giù?» Si avvicinò alla ragazza e le sfiorò il viso per poi stringerle il mento tra due dita.
«Sì bene, a te?»
«Bene, mai stato meglio.» Sorrise e la guardò in un modo che fece subito capire alla ragazza che quella era un allusione alla scorsa notte passata insieme.
«Buon per te.» Rispose lei. Non voleva fargli capire che si aspettava ben altro dopo quella notte ma dall'altro lato non riusciva ad essere sé stessa perché ci era rimasta abbastanza male. Quindi si comportava a metà tra il normale e il distaccato.
«Buono pure per te, no?»
«Eh sì, ovvio.» Scese dalla panchina e stavolta fu lei a fargli un occhiolino, allontanandosi di qualche passo per poi continuare. «Noi andiamo al bar, tu vieni?» Indicò il resto del gruppo e Andrea fece di no con la testa.
«No devo tornare a casa, ci vediamo domani.»
«Okay allora, buonanotte.» Gli si avvicinò, gli lasciò un bacio sulla guancia e si girò raggiungendo gli altri per andare al bar.
Era stanca di stare male per uno che stava evidentemente giocando con lei. Non voleva più mostrarsi debole agli occhi del ragazzo, non voleva più dargli la sensazione di dirigere lui la loro storia. Si sarebbe comportata di conseguenza senza farsi più il sangue amaro, o almeno, quello fu ciò che si promise quando ritornò a casa e non riuscì ad addormentarsi fino alle quattro.

Anche per Andrea non fu una bella nottata. Sapeva di non essersi comportato bene con Giusy e si aspettava che in risposta al suo comportamento lei gli facesse una scenata delle sue, che masticando come al solito la sua gomma rosa enorme urlasse davanti a tutti che non era stato un granché a letto e che aveva il pisello piccolo. Ecco, quello si sarebbe aspettato, di certo non l'indifferenza di quella sera. Non riusciva ancora a crederci, era sicuro di poter decidere lui le sorti di quello che c'era tra di loro. Era sicuro di essere dal lato forte, sicuro che lei l'avesse pensato tutta la giornata e che ci fosse rimasta di merda quando lui l'aveva a malapena calcolata. E invece lei l'aveva spiazzato, ancora una volta.
Per una parte ne fu felice, pensò che forse lei non era così presa come aveva pensato e che questo poteva essere buono per non farla stare male. Gli dispiaceva se lei si fosse affezionata e lui non avrebbe ricambiato quindi gli andava benissimo anche così.
Pensava che una volta portatasela a letto gli sarebbe passata la fissa per quella ragazza ma invece no, era ancora con gli occhi spalancati nel bel mezzo della notte a pensarla e non riusciva a spiegarselo. Non era uno da relazione stabile, o almeno, non era il momento per una relazione stabile. Ma non era nemmeno uno da una notte e via nel caso in cui la ragazza con cui era stato gli fosse piaciuta. E Giusy gli piaceva, molto. Non voleva chiudere con lei, non ancora.
Era una ragazza talmente imprevedibile che lo incuriosiva ogni giorno di più. Non era come Sara, che dopo una notte insieme lo aveva bombardato di messaggi, di chiamate e di pianti isterici. Non era come le altre con cui era stato ultimamente. Era il contrario e poi, un attimo dopo, l'opposto. Non riusciva a decifrarla, era stata capacissima a letto senza vergognarsi di nulla per poi passare ad essere dolcissima tra le sue braccia fino al mattino.
Fu quello che colpì di più il ragazzo, Giusy era uno, nessuno e centomila nel giro di poche ore e lui non poteva e non voleva rischiare di perderla senza aver conosciuto qualcos'altro di lei.

Mondi opposti ; Andrea PetagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora