Si mise seduto su un muretto a pochi metri dal salone dove Giusy lavorava e attese che si facesse l'ora che lei uscisse. Era quasi l'una e mezza e dopo essere stato agli allenamenti a Castelvolturno Andrea si era subito fiondato al negozio sicuro di trovarla lì. Ormai conosceva i suoi turni a memoria e sapeva di trovarla lì quella mattina. Doveva assolutamente parlarle e capire cosa diavolo era successo.
Non appena la vide saltò giù e la raggiunse, facendola anche spaventare.
«Non mi parlerai nemmeno ora che sono qui?» Le domandò apparendo dal nulla facendola praticamente infartare. La ragazza lo guardò un attimo e poi distolse lo sguardo dai suoi occhi, continuando a camminare. La fermò prendendole un braccio come la sera prima aveva fatto con la sua amica e lei non poté che ascoltarlo.
«Mi spieghi che cazzo ho fatto che mi tratti così?» Le si parò di fronte ostacolandole il cammino e lei finalmente lo guardò negli occhi senza spostare lo sguardo.
«La vera domanda è: perché cazzo stai con me se pensi quelle cose?» Chiese la ragazza, rendendo tutto ancora più complicato per Andrea che continuava a non capire a cosa si stesse riferendo.
«Quali cose?» Andrea corrucciò la fronte e la guardò perplesso. «Stavamo bene fino a due giorni fa, poi cosa cazzo è successo?» Chiese ancora, allargando le braccia come un cavatappi per poi lasciarsele cadere lungo i fianchi.
«E' successo che non rispetto i tuoi standard e che non sono alla tua altezza. E allora che cazzo vuoi ancora da me? Perché non mi lasci stare e ti vai a scopare le modelle che tanto ti piacciono eh? Strunz!» Alzò la voce e dovette lottare con sé stessa per non piangere lì per strada.
«Ma che stai dicendo oh, Giusy, guardami.» Stavolta le prese entrambe le braccia e la tirò a lui, guardandola dritta negli occhi e vedendo il suo turbamento chiaramente. Non capiva perché stava dicendo quelle cose e non sapeva come faceva a sapere di quella conversazione. Forse uno dei ragazzi gliel'aveva raccontata? Si sentiva una merda e ora guardandola così ferita capì che quei famosi standard di cui parlava erano solo stronzate.
«L'ho sentito con le mie orecchie Andrè, l'hai detto e mo stai continuando a prendermi per il culo? Ma che vuoi da me?»
«No senti, aspetta un attimo, ok? Sì ho detto quelle cose ma ho anche detto che con te sto benissimo e che sei bellissima. Non mi pare di averti mai detto che siamo fidanzati, anzi non ne abbiamo mai parlato, o sbaglio?»
«Come me ci stai bene e sono bellissima certo, tutte puttanate se poi ti vergogni di me! Non siamo fidanzati, questo lo so bene anche io ma negli ultimi due mesi ci siamo avvicinati molto o no?» Lo incalzò la ragazza e Andrea non poté fare altro che annuire. «Perché l'hai fatto? Hai conosciuto la mia famiglia, hai mangiato da me e dormito da me. Lo sai che per me sono cose importanti, lo sai. Non le facevi quelle cose se poi ti diverti ad umiliarmi quando non ci sono...»
«Se ho fatto quelle cose è perché le volevo fare, così come le volevi fare tu. La storia degli standard è una stronzata, scusami se l'ho detta e non volevo di certo umiliarti. Io ti voglio davvero bene, non sto mentendo. Ho detto una marea di stronzate, scusami.» Andrea si avvicinò ancora e le accarezzò una guancia, o almeno ci provò. Giusy si spostò quasi subito e scosse la testa.
«Vuoi dire che non pensi nemmeno questo? Come tutte le altre volte?» Gli diede una spinta e Andrea sospirò. L'aveva fatta grossa e ora doveva prendersi le conseguenze.
«Lo penso e l'ho sempre pensato ma è una stronzata e ora me ne sto rendendo conto perché con te ci sto bene anche se siamo diversi. Posso cambiare idea o è vietato?»
«Fai quello che cazzo ti pare, ma fallo lontano da me. Stattene nel tuo mondo e io nel mio. Intesi Andrè?» Gli puntò il dito e il ragazzo fece di no con la testa, più sconsolato che mai.
«Non me ne fotte un cazzo dei nostri mondi, non mi vergogno di te e voglio continuare a frequentarti.»
«Ci pensavi prima, ora sono io che non voglio frequentare più te. Mo lasciami andare che devo tornare a casa. Ci vediamo.» La ragazza gli fece un ultimo sguardo assassino prima di allontanarsi definitivamente e lasciarlo lì da solo.Giusy sentiva un dolore forte sul petto, talmente forte da impedirle anche i movimenti più banali. Stava male ma era soddisfatta e orgogliosa di come si era saputa comportare davanti a quel ragazzo per cui aveva un debole da sempre. Si accovacciò sul suo letto e senza neanche mangiare si addormentò. Quella sera non andò di nuovo alle panchine e verso l'una iniziarono ad arrivarle di nuovo i messaggi di Andrea.
Non si era arreso.
Non gli rispose nemmeno stavolta, doveva fargli capire che era stato un bastardo a parlare di lei così, come se fosse un fenomeno da baraccone. Se chiudeva gli occhi riusciva ancora a sentire quelle sue parole odiose e quella risatina umiliante che aveva fatto e questo non faceva che peggiorare le situazione.
La sera dopo tornò alle panchine ma non degnò nemmeno di uno sguardo il calciatore che dal canto suo provò ad avvicinarla ma dopo un paio di rifiuti smise e non le diede più fastidio.
Per Giusy fu una tortura averlo a pochi passi da lei per tutte quelle ore ma si disse che era una cosa che prima o poi doveva affrontare visto che entrambi frequentavano le panchine e che quindi avrebbero dovuto convivere con quella situazione. Prima si sarebbe abituata all'indifferenza con lui e prima sarebbe stata meglio. Facile a dirsi meno a farsi e Giusy lo provò sulla sua pelle per tutti i giorni seguenti.
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Mondi opposti ; Andrea Petagna
Fanfiction«Lo sapevo fin dall'inizio che con te sarebbe andata a finire così, ma sono testarda e ho voluto provare lo stesso. Io ti venivo dietro e tu mi rifiutavi, io ti seguivo e tu seguivi le altre, altre che vivevano nel mio quartiere e io dovevo vederti...