7.

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Andrea era soddisfatto dei suoi primi tre mesi a Napoli. Gli piaceva la squadra, il mister l'aveva fatto giocare spesso, gli piaceva la città e soprattutto aveva trovato un gruppo di ragazzi che poteva considerare già amici, nonostante lui non fosse uno che si sbilanciasse molto con questi termini. Ma non sapeva come altro definirli se non amici. Stava bene con loro, si vedevano quasi ogni sera, non gli avevano mai chiesto nulla e lo trattavano come uno di loro, senza smancerie varie. Ed Andrea lo apprezzava molto, alla fine era un semplice ragazzo di 25 anni che faceva un lavoro diverso dal solito, ma non voleva che in lui vedessero solo quello.

«Oh ma le ragazze stasera non ci sono?» Chiese a Lello che aveva appena finito di fumarsi una sigaretta e si era seduto accanto a lui sulla panchina.
«Hanno detto che vengono, forse hanno fatto tardi, non so.»
«Ma a proposito, con Giusy hai concluso?» Gli chiese Mimmo, curioso di conoscere qualche dettaglio su quella che secondo lui era una coppia che doveva formarsi a tutti i costi.
«No, la vedete anche voi come fa con me, no?» Sospirò e appoggiò le spalle allo schienale della panchina, attendendo qualche loro consiglio.
«Sì ma credevo che in privato invece...» Alzò un sopracciglio e fissò Andrea ancora più intensamente di prima.
«No, niente. Nemmeno un bacio sulla guancia posso darle.» Incrociò le braccia quando vide uno sguardo strano intercorrere tra Mimmo e Lello.
«Non capisco.» Disse il primo.
«Kevin ci ha detto che la settimana scorsa è stata con un paio di ragazzi fuori dal rione... perché con te no, poi?»
«Che ha detto Kevin?» Drizzò la schiena e si sporse verso i due che annuirono dopo essersi lanciati l'ennesimo sguardo.
«Sì con un paio di ragazzi. E se lo dice Kevin è la verità perché quei due sono tipo migliori amici, parlano sempre.» Stavolta fu Lello a parlare ma Andrea non riusciva a crederci.
«Ma se sta sempre con noi qui? E poi la sera qualche volta l'ho accompagnata anche a casa, quando ci sta con questi?»
«Mica esiste solo la notte? Magari di mattina o di pomeriggio, che ne sappiamo. Oh, Kevin così dice, poi ti ripeto, non so altro.»
«Ma può essere pure e non ci sarebbe nulla di male, solo che mi sembra strano. Non lo so.»
«Diglielo no? Provaci e basta.»
«Ci ho provato già una volta e per poco non mi prendeva a schiaffi.» Si ricordò di quella stronzata e sospirò rumorosamente.
«In altri modi frà, tu saprai come. E' chiaro che vi piacete, è un peccato poi...» Disse Lello scrollando le spalle e sorridendogli.
«Sì devo pensarci, grazie dei consigli comunque.» Diede un abbraccio ad entrambi ma dovette staccarsi quasi subito perché gli iniziò a vibrare il cellulare in tasca e rispose immediatamente quando lesse chi era.

"Pronto fra! Come stai?... si qua bene, stiamo a novembre e c'è ancora il sole. Eh sì, lo so. Ah e quando? Ci vediamo no? Va bene, grazie ti faccio sapere al più presto. Salutami Angela, ciao fra."

«Raga era Gionata, la settimana prossima viene qua a fare un concerto e mi ha invitato per la festa privata che farà dopo.» Si fermò e guardò i tre ragazzi che aveva di fronte, nel frattempo era arrivato anche Lino. Erano confusi e lo guardavano con aria spaesata.
«Ma chi è Gionata?»
«Ah giusto, voi lo conoscete come Sfera Ebbasta.» Disse e i tre annuirono, avevano capito perfettamente si chi stava parlando Andrea. «Dà una festa privata dopo il concerto, in un club esclusivo. Mi ha invitato e ha detto che posso portare degli amici. Venite con me?»
«Ua fortissimo, certo che ci siamo.» Acconsentì subito Mimmo, seguito dai sì energici degli altri due.
«Perfetto, mo che arrivano lo diciamo anche alle ragazze e vediamo se sono dei nostri.» Sorrise, contento di quella famiglia che si era formata lì nel rione.
«E secondo te possono mai dire di no?» Rise Lello, scuotendo la testa.
«Eccole, ora vediamo subito.» Andrea le indicò con un movimento del mento e sorrise. «Eccole qua le nostre donne!» Si alzò e le abbracciò entrambe, indugiando di più su Giusy che invece sembrava sofferente a quel contatto fisico, infatti si allontanò non appena Andrea allentò un po' la presa.
«Giro p Secondigliaaaaan, Secondigliaaan rint a n'Audi nera opacaaaa..» Arrivò cantando e continuò non appena si staccò da Andrea. Lo guardò e lo vide divertito da quella sua vena artistica. «Che c'è non lo conosci Geolier?» Alzò un sopracciglio e lo fissò. Lui annuì subito, certo che lo conosceva. Era un grande fan della musica rap e conosceva tutti i cantanti di quel genere, anche i più nuovi.
«Come no, è fortissimo. A proposito... volete venire ad una festa privata organizzata da Sfera?» Chiese facendo subito un sorriso soddisfatto non appena vide le espressioni sorprese delle due ragazze.
Giusy guardò Mara e si capirono in uno sguardo.
«Una festa privata? E dove?»
«In un club, non mi ha detto ancora dove ma siamo invitati. Venite?»
«E' ovvio Andrè, e chi se la perde sta festa!» Rispose Mara, per poi abbracciare Giusy. «Amo ci mettiamo i tacchi?» Le domandò e Giusy annuì con decisione.
«E' ovvio.» Rispose, per poi voltarsi e guardare Andrea. «Dobbiamo fare conquiste.» Disse, mordendosi un attimo il labbro inferiore e tornando alla sua amica.
Notò che per tutta la serata Andrea la guardava, anche quando parlava con gli altri o quando gli si avvicinò Sara, lui guardava Giusy.
Iniziò a pensare che forse anche lui potesse essere interessato a lei e che forse era giunto il momento di sciogliersi un po'. Si era trattenuta tanto con Andrea, cosa che non era da lei. Non era una tipa fredda anzi, dava subito confidenza ai ragazzi e le piaceva stringere rapporti d'amicizia con loro. Ma con Andrea non riusciva a farlo, non l'aveva mai visto come un amico, non sapeva nemmeno lei come definirlo ma di sicuro per lei non era un amico. Non capiva però se per lui valesse lo stesso ed era per quel motivo che faceva un po' la gelida con lui, senza esagerare perché comunque non le aveva fatto nulla di male, ma cercava di tenere le distanze.

«Tutto bene?» Quando però lui le si avvicinava perdeva ogni sicurezza. Per questo quando l'aveva abbracciata si era sentita quasi male, non riusciva a sostenere quella situazione. L'avrebbe voluto stringere più forte, baciarlo anche. Ma sapeva che le intenzioni di Andrea non erano quelle e quindi preferiva tenersi alla larga da lui, almeno fisicamente. Almeno fino a quando lui non la avvicinava come ora sulle panchine.
«Tutto bene, grazie ancora per l'invito.»
«E di che, siete la mia famiglia qua a Napoli e mi fa piacere uscire insieme.» Le diede una spallata leggera mentre erano entrambi seduti sullo schienale di una delle panchine del rione.
Annuì senza rispondere nulla, tutto sommato era sempre carino col gruppo e si stava dimostrando una brava persona. E poi aveva un profumo che la mandava fuori di testa. Profumo che a volte, come in quel momento, non le dava modo di ragionare con tutte le facoltà mentali possibili. Era offuscata dalla presenza di Andrea che si accorse di quella strana situazione e iniziò lui a parlare.
«Quando non sei qui alle panchine oppure a lavoro, cosa ti piace fare?» Chiese e Giusy fece un respiro profondo per tornare in sé.
«Ma niente di che, sto con mia sorella piccola, faccio i servizi a casa... al massimo vado da Mara o lei viene da me.» Disse, per poi guardarlo negli occhi un attimo e abbassare subito lo sguardo in imbarazzo. Sapeva che invece lui aveva una vita super impegnata, piena di aerei, voli, viaggi, sfilate, interviste e un po' questo la faceva sentire fuori luogo accanto a lui.
«Le cose semplici sono le più belle. Tua sorella quanti anni ha?»
«Undici, eccola guarda quanto è bella.» Sorrise felice non appena lui le nominò la sorella e gli mostrò una foto di loro due al mare della precedente estate.
«Bella lei e bellissima tu.» Rispose lui, guardandola negli occhi.
Giusy restò impietrita, Andrea si stava molto addolcendo con lei e non sapeva se sarebbe riuscita a resistere a quel suo modo di fare.
«Grazie.» Disse solo, non trovando altre parole attinenti. Lui le sorrise e le sfiorò una gamba per qualche attimo.
«A parte questo, non esci con altre persone? Che ne so quelli del lavoro o altri?» Domandò e Giusy si stranì. Era sempre alle panchine quando avrebbe trovato il tempo di frequentare altre persone?
«No, mai. Sto sempre qua, i miei amici sono i ragazzi delle panchine non frequento altri.» Scrollò le spalle rispondendo e lui annuì.
«Capito, allora alla festa di Sfera vi volete sfrenare eh?»
«Hai capito benissimo! Ci dobbiamo ubriacare come non mai. Mi dispiace per te che potrai bere solo acqua naturale invece.» Gli fece la linguaccia ma lui dissentì subito.
«Eh no, qua ti sbagli. La festa è di domenica e io gioco ad ora di pranzo avendo poi il lunedì libero, così posso ubriacarmi anche io senza problemi.» Rispose facendole un occhiolino e lei cercò di nascondere la contentezza per quelle sue parole. Almeno se anche lui avesse bevuto non rischiava di fare brutte figure o di fare cose di cui poi si sarebbe pentita il giorno dopo.
«Buon per te, almeno ci sfoghiamo un po' per bene.» Disse lei, alzandosi dalla panchina visto che Kevin la stava chiamando da qualche metro di distanza.
«Sì infatti, ogni tanto c'è bisogno di svagarsi.» Si alzò anche lui e raggiunse Mimmo, Lello e Lino che chiacchieravano.

Giusy andò da Kevin che iniziò a parlarle di cose accadute nei giorni prima ma non riusciva a concentrarsi sul suo discorso. Continuava a pensare alla conversazione con Andrea, al suo profumo, al suo sorriso e al suo tocco leggero sulla gamba che l'aveva fatta rabbrividire all'istante. Non ricordava più cosa si provasse quando una persona che ti piace ti tocca così o ti guarda nel modo in cui Andrea guardava lei e non poteva nascondere che le era mancato da morire. Non stava con un ragazzo ormai da mesi e comunque le ultime sue storie non erano state nulla di importante, non le avevano dato le sensazioni che riusciva a trasmetterle Andrea anche solo con lo sguardo o con un semplice ed ingenuo tocco.
Andrea le stava facendo perdere letteralmente la testa e se ne stava rendendo conto ogni giorno di più. Si sentiva tra le nuvole, si perdeva ad immaginare di parlargli per ore, di baciarlo, di toccarlo come fanno solo due persone che davvero si vogliono. Immaginava di tutto ma lo teneva per sé nell'attesa, sperava non vana, che quei suoi film mentali diventassero realtà.

Mondi opposti ; Andrea PetagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora