Prologo

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Le luci delle case si spengono una alla volta, segno che un'altra giornata è giunta al termine. Osservo lo spettacolo dalla finestra della mia camera, mentre sorseggio la solita tisana al timo per alleviare lo stress. Ogni sera, prima di andare a dormire, trascorro una buona mezz'ora a guardare il vicinato per rilassarmi.

Quando ho iniziato le elementari mi capitava spesso di perdermi nelle mille domande che frullavano nella mia testa. I miei compagni raccontavano ogni giorno di cosa avesse cucinato la loro mamma la sera prima, dell'ultimo cartone animato visto insieme al papà, dell'inaspettato regalo ricevuto dai loro nonni.

Ricordo come fosse ieri la sensazione di delusione e smarrimento quando ascoltavo con attenzione ogni storia, quando mi incantavo a osservare il luccichio dei loro occhi, quando l'unica cosa che avrei voluto fare sarebbe stata nascondermi per restare sola con il mio dolore.

Un dolore che mi ha accompagnato per troppi anni, rendendomi ogni giorno sempre più stanca, delusa e arrabbiata.

Ho provato a mandarlo via più volte, ma è sempre tornato indietro più forte di prima. Ho provato a scappare per liberarmene ma appena voltavo l'angolo lui era lì che mi aspettava e quando provavo a ignorarlo, puntualmente lui trovava il modo di ricordarmi della sua presenza.

Alla fine mi sono abituata, talmente tanto era forte che non ricordo di aver mai vissuto senza. Un pittore, tanto abile quanto sadico, aveva disegnato il dolore nel mio destino.

Iniziai a chiudermi in me stessa, a isolarmi dal resto del mondo, a non dare confidenza a nessuno, neanche alle insegnanti che, per quanto gentili e amorevoli fossero, identificavano tutto quello di cui non mi fidavo.

Sì, perché per me gli adulti non rispecchiavano delle persone diventate responsabili delle proprie scelte, non assomigliavano a degli eroi pronti a salvarti in qualsiasi situazione, non si avvicinavano nemmeno un po' a quello che avrebbero dovuto rappresentare.

Così, mentre il mondo andava avanti e io crescevo, mi arresi all'idea che la mia vita sarebbe stata questa, che non avrei potuto fare niente per cambiare gli eventi e il mio passato.

Ho accettato amaramente la mia condizione, capendo troppo presto che bisogna lottare, stringere i denti e andare avanti anche se sentiamo l'esigenza di immergerci in un'acqua limpida per silenziare i rumori assordanti. Anche se vorremmo urlare per dare un pò di tregua alla nostra anima stanca e rifugiarci in un mare di sogni incompresi, perché nessun luogo ci fa sentire a casa, nessuna persona riesce a comprenderci, nessun colore ci appartiene.

Siamo soli.
Sono sola.
Da sempre.

Chi sono io?

Mi chiamo Jane Stone ed ho 20 anni.

Sono nata a Cape Cod, nello Stato del Massachusetts e oltre a qualche chiosco di pesce fresco in riva al mare e a degli spettacolari fari dove mi rintanavo quando avevo bisogno di riflettere, non ho particolari ricordi legati all'isola che mi ha ospitato fin dalla nascita.

I miei nonni, le uniche persone con la quale abbia instaurato un legame amorevole, mi hanno sempre detto che somiglio molto alla mamma, soprattutto per gli occhi grandi e le labbra carnose.

Loro sono stati gli unici a donarmi uno spiraglio di luce durante la tempesta.

Coraggiosi e illusi nello sperare che presto il sole sarebbe emerso dalla schiera di nuvole che incombevano sulla mia esistenza.

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Le luci dell'ultima casa del quartiere si spengono all'improvviso, risvegliandomi dai miei pensieri. Sono le dieci e mezza e come ogni sera la signora Trudy è pronta per coricarsi insieme al suo adorabile Chuck, un bassotto arlecchino di quasi due anni.

Chiudo anche io le tende della finestra, pronta per un'altra notte insonne. Entro nel letto, stringendo forte il piumone infeltrito. La casa è terribilmente silenziosa. Un silenzio che non perde tempo a far aumentare il mio stato di irrequietezza.

Provo a contare mentalmente per deconcentrarmi dall'atmosfera sgradevole che mi circonda.

Qualche mese fa sono andata in una libreria vicino casa e ho letto in un libro di psicologia che contare lentamente aiuta a calmarci in situazioni di stress o paura.

Continuo a contare e respirare, fino a quando non sento il mio corpo rilassarsi del tutto.

Il mondo può continuare a deludermi, la vita ad amareggiarmi e il destino ad ingannarmi. La mia vita non sarebbe cambiata.

La conoscevo bene ed era abbastanza facile immaginarne il futuro. Mi ero arresa da tempo a cosa ne sarebbe stato di me. Avrei continuato a lavorare, e il prima possibile, avrei preso una casa tutta mia. Possibilmente più accogliente di questa.

Sarei stata da sola e il solo pensiero sembrava un lusso troppo pretenzioso considerando le circostanze. Ma la verità è che non vedevo l'ora di esserlo. Era la cosa che desideravo di più dall'eta di 13 anni.

Purtroppo non potevo sapere che nel giro di pochi mesi la mia vita avrebbe preso una piega totalmente opposta. Non potevo sapere che il destino sarebbe stato così credule da offrirmi il frutto proibito per poi spedirmi dritta all'inferno.





💫Spazio autrice 💫 

Ciao a tutti, questa è la mia prima storia ed è un vero piacere condividerla con voi.

A breve pubblicherò il primo capitolo, spero vi piaccia. ❤️

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