50. Stupido Virus!

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Jane

"Whoever is happy will make others happy too"

Anna Frank


Mi sveglio sentendo la testa pesante ed il senso di nausea farsi sempre più forte.

Scanso rapidamente le lenzuola e dopo pochi secondi mi ritrovo in ginocchio davanti al water per rimettere anche l'anima.

Non so di preciso quanti minuti trascorro in quella posizione ma sono talmente debole da non riuscire neanche ad alzarmi.

Solo io potevo ammalarmi in vacanza, quanto cazzo sono sfigata?

"Tom..." urlo per farmi sentire senza ricevere alcuna risposta.

Probabilmente sarà uscito a mangiare qualcosa dato che il sole è calato già da un pò.

Provo ad alzarmi lentamente ma non appena sono in piedi la testa gira vertiginosamente costringendomi a sedermi di nuovo sul pavimento.

Che palle, non ci voleva proprio.

Non appena finisco di maledirmi mentalmente sento la serratura della camera scattare.

"Tom..." Urlo ancora una volta per poi trovarmi Tom di fronte con gli occhi sgranati.

"Jane, che cosa è successo?" Chiede inginocchiandosi tempestivamente vicino a me.

"Scusa non volevo farti preoccupare, potresti aiutarmi ad alzarmi?" Sussurro stanca.

"Hai vomitato?" Domanda cingendomi alla vita per sollevarmi con attenzione.

"Sì, mi sento uno schifo. Non dovrei farmi vedere in queste condizioni da te" dichiaro imbarazzata.

"Non dirlo neanche per scherzo, è anche a questo che servono i fidanzati, per prendersi cura l'uno dell'altro" afferma facendomi sedere sul letto.

"Ho rovinato la nostra vacanza" dico per poi scoppiare in un pianto liberatorio.

"Ehi, amore calmati. Non dire così, non hai rovinato nulla. Vedrai che domani starai meglio. Ho preso qualche medicina ma prima devo misurarti la febbre" dice prendendo dal sacchetto della farmacia il termometro.


"Quanto hai?" Chiede in ansia.

"36.6" affermo più tranquilla.

"Strano...pensi di aver preso un virus intestinale?" Domanda.

"Probabile, anche se non capisco come, alla fine ho mangiato le stesse cose che hai mangiato anche tu" rispondo confusa.

"Non saprei, vediamo come stai domani, in caso ti porto all'ospedale" dice per poi mettersi nel letto vicino a me.


"Hai sonno?" Domando girandomi verso di lui.

"In realtà no, sono solo le nove e mezzo" afferma mentre gioca con il cellulare.

"Ti va di parlare un po'?" Chiedo anche se sono molto stanca.

"Certo, di cosa vuoi parlare?" Domanda posizionando il cellulare sul comodino per poi prestarmi attenzione.

"Sei preoccupato per la tesi? Quando torneremo dovrai studiare molto" affermo.

"In realtà no, non ho mai avuto problemi con gli esami, sono bravo ad argomentare. Tu sei pronta a tornare al Green?" Azzarda.

"Sì penso di sì. E per quanto riguarda la situazione con tuo padre? Sei pronto ad entrare alla Brown Corporation?" Quasi sussurro per paura di essere invadente.

"Ultimamente stiamo andando d'accordo quindi, tutto sommato, non mi dispiace l'idea" confessa accennando un piccolo sorriso.

"Come ti vedi tra cinque anni?" Affermo curiosa. 

"Mmm, vediamo...cinque anni sono tanti. Mi vedo sicuramente realizzato professionalmente, mi piacerebbe avere un cane e magari una casa con il giardino più grande e poi....mi piacerebbe sposarmi, creare una famiglia" comunica fissandomi intensamente negli occhi. 

"Anche io vorrei realizzarmi professionalmente, anche se non ho molte competenze. Alla fine ho sempre fatto solo la cameriera" controbatto subito dopo. 

"E che mi dici del resto? Ti piacerebbe sposarti? Avere una famiglia?" Domanda titubante. 

"Sì certo, anche se non ci ho mai pensato seriamente. La mia vita è sempre stata un tale casino da lasciare poco spazio ai sogni" rivelo con dispiacere. 

"Sono felice" dice sincero.

"Di cosa'" Domanda curiosa. 

"Di averti nella mia vita"  e il solo sentire quelle semplici parole basta a farmi sciogliere il cuore. 

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