53. IO&TE

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Tom


Ancora non riesco a credere che io e Jane aspettiamo un bambino.

Mi sembra tutto così complicato e allo stesso tempo perfetto, alterno momenti di lucidità con attimi di assoluta tensione.

Ovviamente cerco di mascherare il più possibile il mio stato d'animo irrequieto per evitare di angosciare maggiormente Jane.

Penso che non abbia ancora metabolizzato la notizia perché da quando siamo usciti dal bagno non ha fatto altro che pulire la camera da cima a fondo senza mai fermarsi e, soprattutto, senza un valido motivo dato che ci troviamo in un hotel a 5 stelle che offre un servizio di pulizia impeccabile.

Probabilmente è il suo modo per calmarsi e svagare, per quanto possibile, la mente.

A differenza sua io non sono spaventato dal fatto di diventare padre ma da una serie di eventi mi impediranno di starle vicino come vorrei.

Una volta rientrati a casa dovrò iniziare a preparare la tesi, eseguire l'ultimo esame del corso ed iniziare il tirocinio nella società di mio padre.

Insomma, sarà un vero inferno.

Inoltre non posso non pensare alla vita di Jane e a come dovrà necessariamente cambiare.

E se non volesse tenere il bambino? Se non fosse disposta a rinunciare a tutto per nostro figlio?

Una sensazione di paura pervade il mio corpo costringendomi ad alzarmi dal divano all'istante.

"Jane..." la chiamo mentre la vedo pulire il tavolo.

"Dimmi..."risponde con noncuranza.

"Puoi venire un attimo, vorrei parlarti" anticipo le mie intenzioni con tono serio.

Non risponde ma, come se avesse percepito dal mio tono di voce l'importanza del momento, lascia perdere le sue faccende domestiche e mi raggiunge senza protestare.

"Dimmi Tom" sussurra sedendosi sul divano.

"Dovremmo parlare della situazione, insomma...iniziare a pianificare le cose. Non credi?" Cerco di mantenere un tono calmo e comprensivo.

"Quali cose?" Chiede confusa.

"Jane...avevi intenzione di tornare a lavoro e mi sembra ovvio che non potrai farlo. Tra la nascita del bambino e l'inizio del mio tirocinio sarà un casino" specifico.

Mi guarda per alcuni minuti senza dire nulla, scruta ogni dettaglio del mio volto come volesse prendere tempo, giocherella con le mani per l'agitazione e poi all'improvviso inizia a piangere.

Non un pianto disperato ma lacrime represse che scendono sul suo volto.

Percepisco la tensione e comprendo le sue paure, asciugandole delicatamente la pelle bagnata. 

"Amore, non piangere ti prego. Parlami. Dimmi qualsiasi cosa ma parlami" supplico dolcemente.

"I-o ho tanta paura Tom. Di tutto. Non so neanche da dove iniziare. Ho paura di non essere all'altezza, ho paura di non farcela. Non ho un soldo per mantenere questo bambino. Quando mi sono trasferita a Stanford pensavo che sarebbe andato tutto per il meglio. Avrei trovato un lavoro per vivere tranquillamente senza dovermi preoccupare di non arrivare a fine mese. Invece mi ritrovo incinta senza un lavoro, senza una casa, senza un pezzo di carta da poter presentare anche alla più squallida società. Non so che fare" rivela singhiozzando.

"Ehi, piccola guardami. Ok, hai ragione. Le cose non sono andate secondo i tuoi piani ma non per questo devi avere paura. I soldi non sono un problema lo sai benissimo, non lo erano prima che eri la mia fidanzata e non lo sono adesso che sei la madre di mio figlio. Devi solo fidarti di me. Troveremo una soluzione a tutto. Però ti prego Jane, non dire mai più che non hai una casa, non dopo quello che ci siamo detti oggi in spiaggia. Io sono la tua casa e tu la mia" chiarisco accarezzandole il volto.

"Come farò con il lavoro?" Domanda.

"Parlerò con il proprietario del Green e vedremo di trovare una soluzione"  rispondo fiducioso.

"Ok...dovremmo trovare una ginecologa e fissare le prime visite. Costeranno molto" sussurra.

"Non è un problema" controbatto.

"Dovremmo anche sistemare la casa e renderla più sicura per il bambino" continua pensierosa.

"Va bene" replico.

"Dovremmo anche dirlo a tuo padre e a Kira e Mike" afferma.

"Dopo la prima visita dalla ginecologa organizzeremo una cena" rispondo sicuro.

"Potrebbe anche essere un ginecologo" dice maliziosa.

"Tu hai mai visto un ginecologo senza mani?" Rispondo ironico.

"Ahahha...stupido" ride, dandomi un pugno sulla spalla.

"Non stavo scherzando, non ci pensare neanche" preciso per poi prenderle il viso con forza e baciarla.

Un bacio carnale, pieno di emozioni contrastanti. Un bacio che solo noi possiamo capire, apprezzare. Un bacio lento e passionale che rivela tutto quello che non siamo riusciti ad esprimere con le parole. 

"Come fai?" Chiede con desiderio.

"A fare cosa?" Domando confuso ed eccitato.

"A rendere tutto così semplice e perfetto" dice per poi continuare a divorarmi le labbra.

Ci cerchiamo bisognosi, ci osserviamo maliziosi e ci amiamo intensamente bacio dopo bacio. 



💫Spazio autrice 💫 

Ciao Girlssss,

spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto ❤️ 

Fatemi sapere, 

Love you 😘 

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