*premetto di preparare i fazzoletti*
Mi sveglio con il rumore delle onde, nello stesso modo in cui mi ero addormentata. Alzo la testa dal braccio di Matteo e mi tiro su con il busto. Dormono ancora tutti, sono solamente le 7 del mattino. Non ho sonno, e anche se ci provo non riesco a riaddormentarmi, quindi mi alzo e mi metto la maglietta, restando con la parte del costume sotto che si vede a mala pena.
Mi pare che qui vicino c'era un bar, quindi mi dirigo lì camminando vicino la riva.
Sento il leggero vento sfiorarmi il viso dolcemente, poi l'acqua toccarmi i piedi...
Cammino guardando la sabbia, e vedo una conchiglia, mi abbasso per raccoglierla e guardarla meglio.
È stupenda. Ha un colore biancastro e delle righe scavate che la fanno sembrare ancora più bella.
<Aspetta> sento dire da dietro. Mi giro e trovo Niccolò a petto nudo, con indosso dei pantaloncini che gli arrivano al ginocchio.
<Non posso parlarti, te lo ho già detto, quindi lasciami in pace> rimango a guardarlo tenendo ancora in mano la mia conchiglia.
<Ti ho sentita andare via...> dice con un po' di fiatone <cos'è?> mi chiede indicando la mia mano. Gli mostro cosa avevo trovato.
<Stupenda > dice ammirandola. Mette la mano nella tasca del pantalone cercando qualcosa, poi tira fuori una catenella del colore argento. La fa passare dentro al buco della conchiglia e poi me la mette al collo.
<Ti piace?> dice riprendendo a camminare.
<Grazie...> abbozzo una risata.
<Dove stavamo andando?> chiede girandosi verso di me.
<Non so... volevo fare due passi fino al bar> dico cercando di non incrociare il suo sguardo.
Lui annuisce e dopo un po' arriviamo.
Stranamente è aperto, ma è deserto, ci siamo solo noi e il barista. Ci avviciniamo alla cassa per ordinare la colazione.
<...E per lei un cappuccino e un cornetto al cioccolato> dice senza che io me ne renda conto. Intanto cerca nella sua tasca i soldi.
<Conosci il mio solito caffè?> chiedo con voce meravigliata.
<Certamente> fa una faccia ovvia.
Paga la cassiera e poi prendiamo il nostro cibo.
Ci sediamo ad un tavolo e iniziamo a parlare.
<Quindi? Come vanno le cose con quel tipo? Com'è che si chiamava.... faccia da ca... emm... cioè, Matteo?> ridiamo.
<Si> faccio un sorso al mio cappuccino. <E tu? Perché sei scomparso?> gli chiedo e d'un tratto si fa serio.
<Emm... Ele a me dispiace davvero tanto per quello che ho fatto... m-ma non è stata colpa mia> la sua voce inizia a tremare<m-mio padre mi ha sempre detto che era sbagliato se mi innamoravo dei maschi... e ovviamente io gli davo retta, perché per me tutto quello che diceva lui era vero...> prende un respiro profondo <I-io davvero... m-mi dispiace tanto> i suoi occhi si fanno lucidi, poi una lacrima scende. Metto le mani sopra le sue e lo guardo. Sento la mia guancia umida, e subito dopo la vista appannarsi, vedevo tutto sfocato... e poi ancora un' altra goccia sfiorarmi la faccia.
<I-io ti p-perdono...> anche la mia voce adesso trema.
Ci stiamo guardando negli occhi, entrambi stiamo piangendo, ed eravamo uniti dalle nostre mani intrecciate.
<S-scusa non... avrei dovuto> dice togliendo lo sguardo, asciugandosi le lacrime con il polso e alzandosi in piedi.
Se ne va, lasciandomi lì da sola in mezzo a quel bar vuoto.
Il cornetto non lo avevo nemmeno sfiorato.
Mi alzo e faccio per andarmene ma subito dopo torno indietro e consegno il cornetto alla barista dicendole di tenerlo da parte e facendole un' occhiolino.
Lo inseguo correndo sulla spiaggia.
<Fermati per favore!> grido. Lui si gira verso di me e io lo raggiungo.
<Non lo ho mai detto a nessuno> lo guardo <e sinceramente non so perché tu debba essere la prima persona a saperlo> calmo il mio fiatone e mi faccio seria. <Ma quando ero piccola... > racconto <Io tornavo da scuola ed entravo in casa, gridando "eccomi, sono tornata"...> respiro, <E dalla... dalla porta della cucina... spuntava l'uomo più forte e potente che io conoscevo, il mio eroe, mio padre...> <E correvo ad abbracciarlo, mi immergevo nelle sue grandi braccia, e mi sentivo al sicuro, protetta. Sentivo come se ci fossimo solo io e lui in quel momento. Poi lui mi sussurrava all'orecchio che gli ero mancata... e io lo stringevo ancora poi forte a me... perché per me lui era l'unica persona che poteva comprendermi. Io e mio padre passavamo le giornate intere a parlare dei miei e dei suoi problemi, ci aiutavamo a vicenda, eravamo come dei migliori amici. Ogni volta che andavo da lui a dargli il bacio della buona notte, lui mi sorrideva e mi diceva che ero bellissima. Io lo ringraziavo, perché mi ci faceva sentire veramente. Un giorno mia madre mi venne a prendere a scuola prima che l'orario finisse. Mi portò in macchina con sé fino a casa. Io avevo solamente 6 anni, ed ero felice di tornare a casa prima. Quando chiuse la porta, mi fece sedere sul divano insieme a lei, mi prese la mano e me la strinse forte. Vidi i suoi occhi lucidi e mi iniziai a preoccupare. Poi lei mi disse che mio padre era stato scelto per andare in cielo, e che ora lui era un angelo> sorrido nonostante io stia piangendo <in quel momento mi cadde il mondo addosso. Sentii come se non esisteva più niente. Il mio sorriso ingenuo si trasformò in un pianto. Piansi per tutta la giornata, chiesi spiegazioni di come potesse essere successo, ma nessuno mi diceva la verità. Mi chiusi in camera e affondai nel mio cuscino. Restai parecchio senza andare a scuola, e non dissi a nessuno dei miei amichetti cosa fosse successo, perché loro non potevano capirmi. Quella sera mi sedetti in ginocchio e guardai fuori dalla finestra, in cielo, dove si trovava lui. Guardai in alto e con gli occhi pieni di lacrime gli chiesi perché se ne era andato, perché mi aveva lasciata sola in un mondo sconosciuto. Perché non aveva potuto avvisarmi? Perché proprio lui? Perché?> tiro fuori una collanina, nascosta sotto la maglietta e gliela mostro <la vedi? Questa me la regalò lui per il mio compleanno. Da quella sera ce la ho ancora> alzo la testa e guardo in alto <Lui è stato qualcosa di speciale per me, e questa catenina è l'unica che mi abbia aiutato a rialzarmi, anche se non ne sono ancora del tutto uscita, e non penso ne uscirò mai del tutto> torno a guardarlo. I miei occhi sono lucidi, ma non hanno fatto scendere nulla. Gli sorrido.
<Ele mi dispiace cosi tanto> apre le sue braccia e mi ci avvolge dentro. Lo stringo forte a me.
Lui poi si stacca <Tu sei forte, andrai avanti con o senza di lui. Sono sicuro che era un' uomo magnifico > mi sorride <e so che adesso non vuole vederti così.>
<Si ma cos'altro dovrei fare? Pensi che io un giorno smetterò di starci male? Come faccio! Ci parlo ogni sera, e ogni sera lo sento dentro di me. È stata una guida per me, e non potrò mai dimenticarlo> metto una mano sul cuore.
<Lui è orgoglioso di te e di quello che sei diventata> mi guarda negli occhi e poi mi abbraccia di nuovo.
Mi scende la lacrima, che avevo tenuta nascosta da troppo tempo. Rimaniamo così per un po', mentre il sole illumina l'acqua e il vento soffia su di noi.
Era in lui che avevo ritrovato la sensazione dello stesso abbraccio di mio padre, il sentirmi speciale, importante... ma non glielo dirò... lo terrò per me.Me:
Si lo so, molto triste... mentirei se dicessi che non ho pianto scrivendo tutto questo, ma lo ho fatto.
Comunque scusate come al solito se posto tardi haha.
Ele🛸💜
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"Solo Se Ti Rende Felice..." ♪𝑁𝑖𝑐♪
Hayran Kurgu"Se tu lo vuoi, possiamo provarci insieme" Una ragazza di Roma si scontra con un ragazzo di nome Niccolò che gli cambierà la vita, ma allo stesso tempo gliela incasinerà! Entrambi con un passato difficile alle spalle.... Sarà dura andare avanti ma f...