capitolo 12

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Richie non aveva un posto dove dormire.
Insomma, una casa ce l'aveva, ma non avrebbe chiuso occhio per colpa della musica e degli schiamazzi, inoltre dei ragazzi ubriachi dovevano aver già invaso la sua stanza.
Non aveva nemmeno cenato.
Camminava per un vicolo senza nome, uno tra i tanti di Derry, incrociando distrattamente i piedi e calciando i sassolini sul suo percorso.
«Mi sa che mi toccherà tornare a casa» sospirò tra sé e sé.
●●●
Radio Ga Ga dei Queen era sparata a volume altissimo da uno stereo che Richie avrebbe giurato di non aver mai visto prima, posizionato sul tavolo della sala. Probabilmente l'aveva portato qualche amico di Emma.
Tutti lo guardavano storto chiedendosi sicuramente che ci facesse un ragazzino ad una festa come quella.
Riuscì per miracolo ad arrivare al secondo piano.
Si era fatto strada a sgomitate e ad un certo punto fu quasi certo che una tipa avesse ammiccato nella sua direzione.
Finalmente arrivò davanti alla sua camera. La porta era chiusa, non a chiave, però chiusa.
Abbassò lentamente la maniglia, sperando con tutto il cuore di non trovare due ragazzi a scopare come conigli sul suo letto.
Non c'era nessuno, ma Richie notò che la porta finestra che dava sul balcone era aperta.
Richiuse silenziosamente la porta e andò a scostare la tenda.
Ora la musica sembrava lontana e il testo della canzone era incomprensibile.
«Emma?» domandò timidamente, riconoscendo sua sorella in quella ragazza piena di capelli ricci, castani e voluminosi che gli dava le spalle.
«AH! Oh cazzo, Richard, mi hai fatto prendere un colpo!»
Emma era l'unica a chiamare Richie col suo nome per intero.
Spesso lui le aveva chiesto perché lo facesse, ma ogni volta lei si limitava ad alzare le spalle e rispondere che le piaceva di più.
«Scusa»
«Hei, aspetta, che ci fai qui?»
«Io ci abito Emma»
«Sì, sì, ma perché non sei come sempre da qualche tuo amico? Cioè, non è che voglia che tu ti tolga dalle scatole, però questa festa non è esattamente per... te»
Gli occhi neri erano quasi completamente nascosti da ciò che rimaneva di una vecchia frangetta, ormai un ciuffo scompigliato.
«Non mi offendo se mi dici che mi vuoi fuori dai coglioni.
Ad ogni modo, ero andato da Eds, ma la signora K mi ha cacciato... è una storia buffa, in pratica ha detto che sono un miserabile che sta portando suo figlio sulla cattiva strada!» ridacchiò gesticolando per imitare la donna, ma Emma scorse nel suo sguardo un pizzico (un grosso pizzico) di tristezza.
«Quella baldracca ha detto veramente una cosa del genere?! E Eddie che ha fatto?!?!»

Eds.

«Era incazzato. Non voglio immaginare la discussione che avranno avuto appena sono andato via»
«Non può continuare a vivere con quella donna e buttare via la sua adolescenza per fare solo ciò che vuole lei! La signora K è malata, malata di testa intendo, ancora mi chiedo come abbia fatto Eddie a perdonarla per avergli mentito riguardo la storia delle medicine»
«Sì...»
Richie non aveva la più pallida idea del perché si stesse confidando con sua sorella e della ragione per la quale quest'ultima lo stesse ancora ascoltando.
«Senti, ma perché sei qui da sola? Non ti... godi la festa?»
Lei sorrise, ma era un sorriso grigio e spento.
«Oggi mi hanno licenziata»
«Oh»
Oh.
«So a che stai pensando, alla fine non facevo altro che la commessa in uno squallido supermercato, ma la cosa divertente...» fece una pausa «...è che non sono riuscita a tenermi nemmeno quel lavoro»
«No, non dire così, ne troverai un altro!»
La ragazza si accasciò sulla ringhiera di ferro e Richie allungò una mano, come per accarezzarle la schiena. Si bloccò prima sfiorarla: va bene parlare, ma scambiarsi effusioni d'affetto, per quanto piccole, sarebbe stato troppo strano.
«Io sono una fallita Richard! Tu otterrai di certo una borsa di studio per il college e ti troverai un ottimo lavoro un giorno, sei intelligente anche se dici sempre stronzate, ma io?»
«Non dire mai più che sei una fallita!»
Emma lo fissò un attimo. Anche se era un deficiente, Richie era un tesoro.
Ricordò la tristezza che aveva scorto appena un attimo prima nei suoi occhi.
«Scusami, comunque non ti devi preoccupare, mi passerà»
Non aveva voglia di lamentarsi dei suoi problemi, sapeva che alla fine se la sarebbe cavata. Non aveva intenzione di caricarlo anche del suo peso, piuttosto preferiva godersi la compagnia del suo fratellino, ora che grazie a qualche allineamento cosmico stavano riuscendo a sostenere una chiacchierata confidenziale.
«Quindi... come sta Edde? Non lo vedo da una vita»
«Oh... ehm, bene... c-cioè, l'hai detto anche tu che sua madre...»
Sembrava che Richie stesse soffocando mentre parlava.
«Quattrocchi, dimmi la verità, è successo qualcosa con Eds?»
«Oh, sai, abbiamo litigato perché mi sono fatto sua mamma»
«Molto divertente! Forza, dimmi che è successo»
«No... niente, davvero»
«Cosa non ti è chiaro di "dimmi la verità?"»

Emmaaaaaa!
Allora, volevo già chiudere la conversazione tra i "fratelli Tozier" in un solo capitolo, ma non mi ci è voluto tanto per capire che non sarebbe stato fattibile.
Questo è stato il risultato della prima partee!

Mi sto divertendo un sacco a scrivere questa fanfiction e sono contenta dei piccoli traguardi che sta raggiungendo, considerando che le storie sulla Reddie su Wattpad sono a centinaia e la mia è l'ago nel pagliaio!

P.s.: Ho quasi finito di leggere It e oggi...

spoiler

sono arrivata al momento della morte di Eddie.
Mi sono messa a piangere e fra un po' allagavo la mia stanza (peggio dell'ottobre 1957 a Derry)

Reddie: Tornando indietro_Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora