capitolo 24

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«TESORO, È ORA DI CENA!!»
«ARRIVO MAMI»

Eddie era in camera sua, seduto sul letto a guardare il muro dietro la scrivania.
Aveva l'impressione di essersi perso qualcosa, di non essere connesso con la realtà dal momento in cui aveva lasciato la casa di Richie il giorno precedente.
Era come se avesse viaggiato nel tempo: un attimo prima aveva la lingua in gola al suo migliore amico e un attimo dopo sua madre gli strillava di sendere a mangiare.
Era una visione così vuota e chiara.
Fredda.
Quando una sensazione finisce, inizia a dissolversi lentamente, come quando di una ferita guarita restano solo i ricordi opachi del dolore.
I pensieri che si formulavano mentre si soffriva, percepiva o, più generalmente, sentiva.
Ogni situazione è astratta e se ci si sofferma per troppo tempo, la si ripercorre, dopo un po' è difficile dire se sia stata reale o meno.

Ora dubitava perfino che la signora K lo avesse chiamato...
«EDDIE, SBRIGATI E NON FARMI GRIDARE, CHE MI SI ROVINANO LE CORDE VOCALI!»
Ok non lo dubitava più.

Il punto è che ogni paura o preoccupazione che potesse aver avuto in quel momento, quando le aveva proprio di fronte, sembrava ora sbiadita, lontana.
Restava solo Richie, perché Richie era sempre lì, sempre concreto.
Più si lasciava incantare dal bianco della parete, più i pensieri si dilatavano, distorcevano, fino ad assumere forme totalmente assurde e allora era il momento di buttarli via. Tutto le sue ansie sembravano ormai insensate, stavano perdendo di importanza, ma probabilmente non aveva la mente abbastanza lucida per giudicarlo.
Si dissipavano, si appiattivano, lasciavano trasparire una figura che non voleva vedere e non era né Richie, né sua madre, perché già sapeva che sua madre sarebbe morta di dolore e delusione se fosse stata in grado di leggergli nella mente e scoprire quel che aveva fatto.
Della sua opinione poco gli importava, era rassegnato all'idea che ogni giudizio partorito dalla sua mente contorta non potesse essere oggettivo.
Quella figura era lui.
O meglio, una parte di lui... o meglio, quell'aspetto indelebile di Eddie Kaspbrak che ancora non era riuscito a metabolizzare a pieno.

Si decise a raggiungere Sonia in sala da pranzo.

«Finalmente»
La donna gli servì un piatto di minestra fredda, per poi tornare goffamente al suo posto, apparentemente disinvolta.
Davanti a lei non c'era nessun piatto.
Aveva mangiato prima? Non sarebbe stata la prima volta, ma di solito succedeva perché le si apriva un buco allo stomaco prima di Mezzogiorno, mentre se ne stava a ricamare o fare a maglia sulla sua amata poltrona, e per quell'ora era già nel mondo dei sogni con la bava alla bocca.
Era sospetta.
Raccolse una cucchiaiata di brodo di verdure e se la portò alla bocca.
Lei lo stava fissando.
Sorseggiò rumorosamente cercando intanto di sostenere lo sguardo di sua madre.
«Devi iniziare a preparare le valigie»

Ci mancava poco che una carota bollita non gli uscisse dal naso.

Reddie: Tornando indietro_Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora