capitolo 26

194 19 6
                                    

«Perché diavolo sono qui?» pensò Eddie ad alta voce.

Era ancora in tempo per tornare indietro, ma dov'era precisamente "indietro"?
Da sua madre non poteva tornare, quindi aveva fatto ciò che gli era sembrato più logico, era andato nel posto dove più di tutti si sarebbe sentito a casa propria: da Richie.
Ok, forse l'idea non sembrava proprio geniale ora che si trovava a un passo dal bussare a quella maledetta porta. Era ovvio che avrebbe dovuto dare un qualche genere di spiegazione per quella inaspettata vista o almeno trovare un pretesto per autoinvitarsi a restare per la notte, senza contare il fatto che non avrebbe potuto far finta di niente dopo quel che avevano lasciato in sospeso.
Cosa gli avrebbe detto? Che doveva fare?
Era inevitabile: se avesse varcato quella soglia avrebbe dovuto svuotare il sacco, raccontare quel che era successo con sua madre e subire la reazione di Richie.
Si stava lanciando.
A rifletterci avrebbe potuto scegliere un sacco di altre opzioni: accamparsi in un parco, chiedere ospitalità ad un vicino o più semplicemente andare da un qualsiasi altro perdente. D'altro canto sapeva che sarebbe dovuta finire per forza così.
È un po' come quando durante la lezione di storia dell'ultima ora ti salta in mente di alzarti in piedi e gridare senza ragione, come esperimento sociale, giusto perché si crede di avere, almeno teoricamente, la possibilità di farlo, e sarebbe più divertente, sarebbe più facile, ma per quanto si possa essere annoiati è ovvio che materialmente non si azzarderebbe nessuno. Eddie non si sarebbe azzardato a scappare ancora.
Un epilogo prevedibile, però di fatto era lì che aveva bisogno di andare e lì sarebbe finito, solo che iniziava a temere che non ci sarebbe più tornato.

Scosse la testa.
Andrà tutto bene, cosa vuoi che succeda?!

Un sacco, davvero un sacco di cose.

Non era poi da sottovalutare l'eventualità che un loro ipotizzabile litigio si ripercuotesse sul loro rapporto col losers club o creasse conflitti in esso stesso.
Erano amici, nel profondo sapeva che ai perdenti non sarebbe importato nulla di quello che ci sarebbe potuto essere tra loro, non li avrebbero giudicati, ma se solo immaginava di ammettere di fronte ad anima viva una.... una cosa del genere, ecco che il terrore lo attanagliava. Sapeva poi che nella remota eventualità che i losers si rifiutassero di accettare quello che erano, quello che Eddie era, lui non lo avrebbe sopportato.
Erano la sua famiglia, gli unici di cui gli importasse davvero l'opinione, senza togliere il fatto che senza di loro sarebbe rimasto definitivamente solo.
La ciliegina sulla torta era che questo era obbiettivamente impossibile: non potevano cacciare nessuno dal gruppo, essendosi ripromessi di restare uniti dopo quello che avevano passato e dunque si sarebbero limitati a tollerare i membri meno graditi.
Non voleva che le cose cambiassero, il bello del club era proprio che tutti e sette erano sfigati allo stesso modo! Se avessero cominciato ad isolarsi a vicenda il cuore della loro amicizia si sarebbe sgretolato.

Ma questo non sarebbe successo, no? Era solo un'ipotesi assurda! ...giusto?

Svuota la mente, svuota la mente.

Eddie tirò lo sciacquone e tutti i pensieri scomparvero in uno scarico immaginario.

Bussò alla porta.

E se non ci fosse nessuno?
Il dubbio scomparve quando udì all'interno dell'abitazione dei passi farsi vicini.

Ora vedrò Richie.

Si sbagliava.

Sulla soglia apparve Emma.

Buon Halloween!
Ok, non so se il "paragone della lezione di storia" abbia un senso logico, forse poi sono l'unica matta che si immagina di gridare totalmente a caso a scuola, nel dubbio ditemi che ne pensate nei commenti e magari vedrò di modificare qualcosa.
Morale della favola: questo capitolo fa schifo, grazie prego ciao.

Reddie: Tornando indietro_Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora