capitolo 15

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«P-perché prima se-sei scap-ppato?»

Stan, che giocherellava con un filo d'erba, sembrava quasi sereno. Bill trovava buffo come, da ragazzo riservato, pacato e razionale, potesse diventare impulsivo e agitarsi in un batter d'occhio, per poi tornare nei panni del solito angioletto.
Era corso via e ora era tornato da lui, come se nulla fosse.
«Mi dispiace, credo di essermi fatto prendere dal panico... tu piuttosto, che ci fai qui?»
«Volevo s-stare un p-po' da solo»
«Scusa, ti ho disturbato»
«Stan, p p-piantala d-di scusarti»
«Scusa»
Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere.

«Tu d-d-dove sei stato?»
«Sono... sono andato da Bev»
Bill storse il naso.
Stan si aspettava che gli chiedesse perché era andato proprio da lei e se sapeva di loro, ma la sua risposta non si avvicinò a nulla del genere.
«C-come st-sta? Q-questa è s-stata una g-gi-giornata dif-f-ficile per tutti i perdenti»
«Bene... credo. Comunque hai ragione, oggi ai Barren avevamo la testa da un'altra parte»

Quello che era successo loro era stato qualcosa che cambia la vita, che ti segna inesorabilmente.
Erano stati ad un passo dalla morte, avevano guardato negli occhi un essere che andava oltre la comprensione umana e che forse gli occhi e un vero e proprio corpo non li aveva nemmeno, ma la loro mente lo aveva plasmato per dargli "un limite" nello spazio, altrimenti ne sarebbero usciti completamente pazzi.
Però ora erano liberi, no? Grazie all'intervento di quei quarantenni, presumibilmente alcuni di loro dal futuro, It non c'era più.
Era un pensiero risollevante, ma lasciava un po' la bocca asciutta. Quell'estate avevano sfiorato una realtà nuova e sconosciuta, si erano presi la responsabilità del destino dell'intera Derry e avevano combattuto contro qualcosa di estremamente più grande di loro, qualcosa che ora era morta.
Tornati a casa nulla era davvero cambiato, certo, finalmente la città era libera, ma nessuno avrebbe mai saputo cos'era successo sotto di essa. Si era semplicemente registrato di buon grado un notevole calo nella media di omicidi e persone scomparse, però nessuno si era fatto domande.
È così che funzionava da sempre a Derry: nessuno vede, nessuno sente, nessuno sa.
Per settembre la faccenda era stata bella che chiusa e nemmeno i perdenti ne parlavano più.
Sarebbero rimasti "eroi non menzionati nei libri di storia".

«Già, io stesso ero su un altro pianeta... pensavo a Giorgie.
Mi manca tantissimo» disse Bill quasi sovrappensiero, come se quelle parole fossero state impresse nella sua mente fino a quel momento e ora avesse semplicemente esternato con naturalezza l'oggetto della sua riflessione.
«Come biasimarti? Quel moccioso era un piccolo raggio di sole e devo ammettere che manca anche a me»
«Quando venivi a casa mia ti saltava sempre addosso!»
Risero di nuovo e la loro risata era piena di nostalgia, piena di calore.
«Non l'ho mai detto a nessuno, ma è colpa mia se è morto»
Il tono di Bill divenne improvvisamente serio, allarmante.
«Non è vero, non dirlo, tu non puoi dire una cosa simile»
«Lui era da solo, vulnerabile, questo perché io ero a letto "malato"!» Bill mimò le virgolette con le mani «Il problema è che io non ero veramente malato» sputò poi fuori, mentre una sola e grossa lacrima si lasciava scivolare sulla sua guancia.
Stan esitò.
«Ad ogni modo, non crederai sul serio che sia stata colpa tua?! Pensa a tutti i bambini che Pennywise ha ucciso, a Betty Ripsom per esempio! Aveva delle amiche e dei genitori amorevoli: non era sola» si prese una pausa per riprendere fiato «...ma It la voleva e nessuno avrebbe potuto davvero fare qualcosa per salvarla. Tu sei stato un ottimo fratello per Giorge, ti voleva bene e gliene volevi anche tu! Non puoi condannarti per non essere uscito con lui per una volta»
Bill lo guardò assorto, con la bocca semi-aperta e un'espressione apparentemente sbigottita.
«Ma io avrei-»
«"Ma" una sega! Sei il ragazzo più cazzuto e allo stesso tempo più buono che conosca, non meriti questa agonia»
Bill rimase in silenzio e... sorrise.

Da angioletto a impulsivo.

«Sai Stan, tu mi piaci» disse di punto in bianco guardandolo dritto negli occhi e arrossendo evidentemente, ma senza far minimamente vacillare la voce.
Nonostante il colorito, quasi non sembrava imbarazzato, al contrario di Stanley. Quest'ultimo aveva sgranato gli occhi e, resosi conto del suo gesto, aveva distolto lo sguardo e si era nervosamente spostato dietro l'orecchio un ricciolo dorato.
Per un attimo sul viso di Bill apparve un ghigno soddisfatto: lui e il ragazzo che aveva di fronte, che ora si mordeva concitato il labbro inferiore, si erano davvero baciati.
Era così carino.
«Anche a me piaci, cioè... tu piaci a me»
Ora sorridevano entrambi come degli ebeti e se qualcuno passando li avesse visti avrebbe detto che sembravano sotto l'effetto di qualche stupefacente.
«A questo punto credo che dovremmo metterci insieme Stan the Man, se ti va intendo»
«Suppongo tu abbia ragione Big Bill e sì, mi va»
Risero ancora e tutti e due sentirono alleviarsi un peso, che nemmeno credevano di avere, dal loro stomaco. «Lo diremo agli altri?» domandò poi.
L'atmosfera pareva surreale, ma in un certo senso incantevole, come in uno strano sogno.
«Sì, ai ragazzi possiamo dirlo, ma sarà meglio non "diffondere la notizia"»
Stan era d'accordo.
Si beò per un momento della visita di quello che ormai era il suo ragazzo. Si domandò poi se avesse dovuto o meno fargli notare che aveva completamente smesso di balbettare.

Ditemi che questo capitolo non fa schifo, mi sa che è pure uno dei più lunghi.
Comunque mia madre sta molto meglio, è tornata a casa dall'ospedale, sta guarendo in fretta e magari tra poco potrà perfino guidare di nuovo! Alla fine non aveva la labirintite, ma un'altra malattia all'orecchio di cui ora mi sfugge il nome.
E niente... al prossimo aggiornamento <3
Cyauuuu

Reddie: Tornando indietro_Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora