capitolo 35

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«Alla buon'ora, dormiglioni!»
I due presero posto sugli sgabelli al banco della cucina. Eddie aveva un sorriso stretto tra i denti e teneva lo sguardo basso, come se stesse pensando tra sé e sé a qualcosa di bello e, a giudicare dai capelli scompigliati e dalle labbra gonfie e rosse, Emma sospettava di sapere di che si trattasse a grandi linee.
Sbirciò anche il suo collo, in cerca di macchie rosse, ma c'era da immaginarsi che per quello fosse troppo presto. Peccato.
Ad ogni modo i capelli di Richie non erano certo più ordinati e, se possibile, le sue labbra erano ancora più rosse, quasi quanto le guance scarlatte.
Le lanciò una delle sue solite occhiate, di quelle che stavano a significare "fai la brava, non farmi fare figuracce", e che come sempre lei avrebbe totalmente ignorato.

«Bene... dato che oggi siete silenziosi parlerò io» disse Emma voltandosi per afferrare un pacco di biscotti al cioccolato. Lo appoggiò senza troppa delicatezza davanti ai ragazzi e continuò a parlare. «Non so se l'avete notato, occupati come eravate a fare le vostre cose...»
Richie, che intanto si stava adoperando per aprire la busta, riuscì nell'intento proprio in quell'attimo, ma sgranò gli occhi, preso di sorpresa dalle parole sottilmente ambigue della sorella, e per poco non rovesciò per terra la colazione sua e di Eddie. «...ma fuori c'è il diluvio universale, perciò saremo bloccati in casa per un po'. Non so per quanto continuerà, alla radio dicevano che per quest'ora avrebbe dovuto aver già smesso»
Sospirò scocciata, per poi rivolgersi ad Eddie. «In ogni caso puoi fermarti quanto vuoi, anche per la notte e tutte le notti che ti pare»
Si voltò fingendo disinteresse, lasciando ai due lo spazio e il tempo di confabulare tra loro.

«Eds, non puoi tornare dalla signora K, se rimettessi piede nella casa di quella grassona psicopatica ti chiuderebbe in un manicomio. Resterai qui, non è vero?»

Eddie non aveva ancora pensato nel dettaglio a quali sarebbero state le conseguenze a lungo termine di ciò che era successo tra lui e sua madre. Per prima cosa si era preoccupato di mettere a posto le cose con Richie e di trovarsi un letto dove dormire, nella più ampia delle prospettive per un paio di settimane, ma oggettivamente non poteva pensare di tornare con la coda tra le gambe da Sonia, sperando che la sua rabbia fosse sbollita e che lo avrebbe perdonato.
Le avrebbe dovuto raccontare che quello che le aveva detto, o meglio urlato addosso, era solo una grande bugia e che era tutta colpa di Richie e della sua influenza? Quella donna, accecata com'era dalle sue convinzioni, avrebbe perfino potuto credergli, se lui fosse stato disposto a darle corda e scusarsi per ogni cosa. Ne sarebbe uscito illeso dopo un paio di sedute dallo psicologo, qualche visita medica di controllo e un'improbabile terapia di tisane per far andare via l'omosessualità. Eddie però era disposto a darsi per vinto? Inoltre Derry era una piccola città, le voci giravano in fretta e ora che la relazione tra lui e Richie era ufficiale non l'avrebbero tenuta nascosta e non avrebbero negato di essere una coppia, sarebbero pur sempre stati prudenti, ma niente e nessuno avrebbe potuto impedire loro di passeggiare per strada mano nella mano o di fare in pubblico gran parte di ciò che una coppia normale avrebbe potuto fare.
Restava inoltre il fatto che, a prescindere da se sua madre si fosse bevuta le sue stronzate o meno, non sarebbe mai potuto restare a Derry: ad Atlanta, come in un manicomio, sarebbe stato separato dal suo ragazzo.

«Sì... hai ragione. Per ora mi conviene accettare l'invito, poi vedrò che fare» sentenziò infine e Richie gli sorrise, i suoi brillarono. «Comunque... grazie per... l'ospitalità, ecco»
Il corvino ammiccò in quel particolar modo che Eddie aveva imparato a riconoscere come il segnale che preannunciava l'imminente cazzata che sarebbe di lì a poco uscita dalle labbra del ragazzo, come fosse stato un bambino che sapeva di star per fare una birichinata e se ne compiaceva.
«Non ringraziarmi, io ho solo da guadagnarci visto tutte le notti che passeremo insieme mi amor» disse Richie imitando un terribile accento spagnolo, per poi fargli l'occhiolino.
«Sei un deficiente! Non posso credere che tu-»
«Che c'è?! Voglio solo vedere se con le mani sei più bravo di tua madre!»
«Ohw, beep-beep Richie!» Eddie, che aveva provato ad iniziare a mangiare, fu costretto a riporre il suo biscotto su un tovagliolo, vista l'improvvisa perdita di appetito «Speravo che adesso l'avresti smessa di fare battute su mia mamma!»
«Oh, e come mai?»
«Lo sai... cioè-»
Il viso di Richie si illuminò.
«Spaghetti, per caso il motivo è che... stiamo insieme? Mh?»
Eddie arrossì, ma questo non gli impedì di guardarlo con aria di sfida.
«Sì, brutto deficiente»
Il ragazzo scese dallo sgabello, ma rimase fermo dov'era, come se si fosse preparato a scappare via, e chiamò Emma, che intanto aveva inutilmente cercato di origliare la conversazione da lontano.
«Hey... grazie per tutto, credo mi tratterrò qui per un pochino, e poi» un bel respiro «io-e-Richie-stiamo-insieme, ciao» disse tutto d'un fiato, per poi correre verso le scale, non prima di aver recuperato il suo biscotto, lasciando Richie e sua sorella a bocca aperta.

Scusate se non ho aggiornato prima e questo capitolo non è un granché, ma in questo periodo non sto molto bene.

Reddie: Tornando indietro_Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora