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Sono appena entrata nella camera di Justine intenta a prendere il mio zaino, quando mi fa una proposta.
«Marika hai da fare oggi?»
«No Justine, cos'hai in mente?»
«Che ne dici se andiamo a farci un giro a Vegas? Così facciamo quattro chiacchiere fra donne?»
«Certo Justine. Quando si parte per la grande gita?»
«Ora.»
«Ora? Ma non ho niente da mettermi!»
«Appunto! Trova qualcosa, anche una tuta e andiamo.»
Rufolo nel mio zaino e trovo una canotta logora ai bordi, e non avendo con me altro mi metto i calzoncini di jeans corti e delle ciabatte.
Quando Justine mi vede la prima cosa che dice è: «Wow!»
«Mi prendi per i fondelli, vero?»
«Sì. Hai decisamente bisogno di un guardaroba nuovo.»

A piedi e sotto il sole cocente, camminiamo fino ad arrivare in un bar.
«Grazie al cielo! Ho una sete pazzesca!»
«L'ho notato.»
Entriamo e ci sediamo a un tavolo.
«Sai, anche questo bar è del socio di mio zio.»
«Come?»
Una cameriera con i capelli corti a spazzola fuxia, come lo stesso colore della divisa hot, arriva al nostro tavolo su dei rollerblade e un sorriso sgargiante.
«Ehi Just, il solito?»
«Ehi Patty, sì grazie.»
«Ne porto uno anche a te?»
«Cosa sarebbe?»
«Succo al pomodoro.»
«Ma che schifo! Davvero? Ma sei seria Justine?»
«Certo, è buonissimo e non sai cosa ti perdi.»
«No grazie. Mi porti una limonata con tanto ghiaccio?»
«Certo...»
«Sì, Marika, io mi chiamo Marika.»
«Ciao Marika. Io sono Patty!»

Con le nostre ordinazioni torna al bancone del bar sui suoi roller.
«Simpatica, vero?»
«Se lo dici tu.»
«Allora Marika, parlami un po' di te.»
Sapevo che sarebbe arrivato questo momento prima o poi.
«Sono di Brooklyn.»
«Fico!»
«Non proprio.»
«Perché?»
«Bassi fondi di Brooklyn.»
«Auch!»
«Già.»
«E la tua famiglia?»
«Sicura di volerlo sapere?»
«Sicurissima.»
«Ecco... mio padre è morto di un attacco di cuore e mia madre... mia madre è morta anche lei.»
Non le ho voluto dire di proposito com'è morta e di quello che mi ha fatto.
«Sei orfana?»
«Sì.»
«Allora sei capitata nel posto giusto. Anche se mio zio è scorbutico, realmente anche lui è una brava persona.»
Da come mi ha trattata l'altro giorno non sembra proprio.
«Anche il suo socio è una brava persona, me lo hai detto tu.»
«Sì, lo è, è molto gentile quasi caritatevole e ho visto che ti ha affibbiato la sua guardia del corpo personale, di fiducia. Devi stargli davvero a cuore.»
«Già meglio di così non poteva andare. Sono stata davvero fortunata.»

Dopo aver consumato le nostre bevande ed essere uscite senza pagare, andiamo alla ricerca di un negozio.

'Outlet Vegas'.

«Ma non mi dire!»
«E invece è proprio così Marika.»
«È tanto che conosci Patty?»
«Sì. Lavorava al Nightclub. Ti ricordi la ragazza che è stata cacciata?»
«Sì.»
«È lei.»
Dentro il negozio vedo Justine a suo agio, mentre io sono in imbarazzo non so nemmeno da che parte iniziare.
Anche se non ho provato nessun tipo di vestito, esco fuori dal negozio piena di borse, aveva pensato a tutto Justine.
«Anche lei ha lavorato al locale?»
«No, è la nipote del socio di mio zio.»
«Lo sai, sono troppo curiosa, prima o poi riuscirò a conoscerlo?»
«Lo hai già fatto.»
«Sì, al buio in una limousine e l'unica cosa che so di lui è il suo accento, si sente che non è americano.»
«Lo sai perché ho comprato tutte queste cose per me e per te?» cambia discorso senza motivo.
«Comprato è un eufemismo!»
«Arrivo al dunque. Forse questa sera ci sarà anche Suarez.»
«Come fai a sapere come si chiama?»
«Lo nomina spesso McNamara.»
«Quindi, finalmente lo incontrerò di persona!»
«Io non ti posso aiutare dato che non l'ho mai visto e quindi non potrei aiutarti. Non è come mio zio che fa il padrone di casa. Lui è più riservato, preferisce il telefono alla popolarità, e nonostante ciò, sa sempre tutto di tutti e di quello che succede all'interno del nightclub.»

Arriviamo in albergo e trovo la mia guardia del corpo Rex appostato davanti alla porta della mia camera.
«Permesso!» dico dopo aver salutato Justine.
Si sposta e mi apre la porta, sta per entrare quando lo blocco.
«E no bello! In camera non entri. Voglio stare tranquilla!» e gli chiudo la porta in faccia.

Sono talmente presa nel mio lavoro, nel fare i miei cocktail che non mi rendo conto delle gomitate che mi sta dando Justine.
«Marika!»
«Non vedi che sono impegnata?»
«Sì, me ne sono accorta, comunque volevo dirti che c'è un ragazzo che continua a fissarti, credo che voglia un ordinazione.»
«E perché non vai a prenderla tu? Io ora non posso.»
«Ci sono già andata, mi ha chiesto espressamente della "mia collega".»
«Finisco di fare questo cocktail e vado da lui a prendere la sua ordinazione.»
«Ecco brava vai, ti conviene.»
«Perché dici così?»
«Perché si sta spazientendo e si muove in continuazione sulla sedia come se non riuscisse a trovare una posizione comoda.»
Faccio un respiro e sbuffo.
«E va bene! Vado!»
«Brava, vai.»
Sto per lasciare la mia postazione quando mi fermo.
«Ma Lory non è una cameriera?»
«Marika! Vuole te e basta! Vai!»
«Okay, okay, vado.»

SOTTO COPERTURA (IN FASE DI RESTAURAZIONE!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora