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Non è stato un sogno quello che è successo ieri sera. È stato un vero e proprio incubo.
Non di quelli che si fanno quando dormi.
No.
Quello era reale, e mi sarebbe piaciuto molto che fosse stato un incubo dei sogni.

Arrivo incazzata da JoJo e senza, né salutarlo e né farlo parlare, lo riempio di offese.
Ha provato a difendersi dicendo che lui non aveva detto e fatto nulla, ma io non lo stavo a sentire e continuavo imperterrita a sbraitargli contro.
Dopo lo sfogo. Dopo tutte le accuse, me ne sono andata infuriata come non mai.

Respiro profondamente e adesso mi sento meglio.
Dovevo farlo.
Doveva capire. Ha sbagliato e doveva saperlo, con le buone oppure con le cattive, non m'importa.

Rex mi sta appiccicato dopo ieri ancora più di prima.
È sempre presente, anche la mattina quando mi sveglio lo trovo in piedi davanti alla porta che aspetta.
Fa proprio bene il suo lavoro.
Non per niente è la guardia del corpo di Suarez.
È quasi estenuante averlo al mio fianco in un modo così morboso.
La cosa che mi irrita è che non parla.
Non mi parla. Non una parola. Non una sillaba.
È una palla al piede.
"Posso sapere una cosa?" Gli domando. "Perché non mi parli mai?"
Niente.
Persisto.
"Eddai Rex. Mi stai appiccicato al culo come un bimbo che è appiccicato alla gonnella di sua mamma, eppure non fiati. Mi piacerebbe sapere come fai." Gli appoggio la mano sul suo braccio muscoloso. "Potresti insegnarmi."
La sua unica reazione è stata quella di uccidermi con gli occhi.
Prima guarda la mia mano sul suo braccio. Poi guarda me. Anche se non ha detto una parola i suoi occhi hanno parlato apertamente e mi hanno detto: "togli subito quella tua manina del cazzo dal mio cazzo di braccio. Oppure ti uccido."
Sì, ho esagerato, però l'espressione era quella. Così, intimorita dai suoi occhi, con uno scatto fulmineo tolgo immediatamente la mano.

Dopo la litigata che ho avuto con JoJo non ci sono più andata. Anche se le lezioni erano finite perché secondo lui ero in grado di ballare.

La sera ero sempre impegnata al lavoro. Avevo ripreso il mio posto iniziale dietro al bancone definitivamente.
Facevo la cameriera solo quando Lory era di riposo.
Sul palco non ci sono più salita, in quanto Chantal era tornata al lavoro dopo una settimana. Il suo incidente non è stato grave. Neanche un graffio.
I dottori le avevano dato una settimana di riposo e così fu.
A volte mi è capitato di vedere Sally dirigersi in quella camera insieme a un cliente e a volte anche due.
In quel caso non credo che facesse dei balletti privati per due uomini contemporaneamente.
Ma la soddisfazione più grande è stata quella dei miei clienti che erano felici del mio ritorno dietro al bancone.
Ridevamo sempre ed erano molto affettuosi nei miei confronti.

I giorni passavano fino a diventare settimane e poi mesi.
Brendan era sparito dalla circolazione.
L'ultima volta che lo avevo visto è stato quando siamo andati a cena fuori.
Suarez non mi ha più inviato messaggi.
Mentre Rex, è ormai diventato il mio fedele 'cagnolino'.

Una sera ho dovuto sostituire Lory e quella sera fu la più brutta sera dopo anni.
Lory aveva il suo tavolo, così come tutte le altre ragazze che servivano. Come si suol dire: 'a ciascuno il suo'.
Quella sera, ero di turno. Lory era di riposo, quindi sono andata a prendere l'ordinazione al suo tavolo. Il tavolo 31.
Una coppia mi ordina due whisky lisci.
Vado al bancone e mi faccio fare l'ordinazione presa da Justine.
"Hey. Perché quella faccia?"
"Quale faccia." Rispondo ignara.
Non pensavo che se ne sarebbe accorta, ma evidentemente non ho nascosto bene ciò che mostrava il mio viso.
Justine, come Lory, dopo tutto questo tempo mi conoscono molto bene e sono in grado di leggere tutto quello che mostro solo con uno sguardo.
Forse anche più di me stessa, e infatti è riuscita a vedermi dentro.
"Mi sembri strana. Sembri perplessa. Preoccupata. Sconvolta. Qualcuno ti ha dato fastidio?"
"No, no." Agito la testa velocemente.
Prendo l'ordine e torno al tavolo dove c'è la coppia che me lo ha ordinato.
Una donna.
Un uomo.
Lei è bionda con la ricrescita nera, i suoi capelli sono sciolti e crespi, il viso è pieno di rughe ed è truccato malissimo. Sicuramente aveva cercato di coprirle, ma non ci è riuscita.
Le unghie lunghe laccate di rosso.
Il suo viso mi è familiare come quello di lui.
Oh no!
Cosa ci fanno loro due qui.
Ha ragione Justine. Sono sconvolta.
Sì è lei. Joanna.
Joanna insieme all'uomo che ha abusato di me quando ero ancora una bambina.
Cosa ci fanno a Las Vegas.
Spero solo che siano di passaggio e che non conoscono la regola della terza 'P'.
Mi ricordo che all'inizio Justine mi aveva detto che anche le cameriere erano 'pronte a tutto', però succedeva di rado.
"Oh. Marika. Mia cara Marika." Mi mostra un sorriso sdentato con quei pochi denti che le sono rimasti e per di più sono di colore giallo.
Come odio quella frase. Lei e mia madre la dicevano sempre.
"Vedo che sei cresciuta." Il suo tono di voce ha un secondo fine. Lo so. Lo conosco.
E poi è ubriaca marcia e probabilmente è anche strafatta.
Di cosa non è importante.
Lui le mette un braccio sulle spalle e l'attira a se. Lei appoggia la testa sulla sua spalla e le bacia quei capelli.
Dio che schifo.
Mentre lo fa mi guarda malizioso.
"Ciao signorina, anche se non lo sei più da un po' di tempo." Mi sorride e i suoi occhi si illuminano dopo avermi guardata più volte tutto il mio corpo. Aveva lo stesso sguardo di allora. "Ti ricordi di me vero?"
"Come potrei dimenticarlo." Gli rispondo acida. Non me ne frega niente se il cliente ha sempre ragione. "Mi hai rovinata. Anzi voi tre mi avete rovinata." Rispondo acida.
"Sai Marika, siamo in viaggio di nozze. Ci siamo appena sposati." Mi mostra la mano sinistra agitando il dito anulare senza anello.
Ommioddio. Questa è proprio andata. "Sai mi sei mancata tanto. Oh Marika. Mia cara Marika. Se tua madre, che riposi in pace, fosse qui con noi sarebbe felice di vederti. Sai come i vecchi tempi. Come una volta. Ricordi? In camera di mio figlio..."
Deglutisco schifata.
"So della terza 'P'. Voglio sapere se sei sempre uguale o ti sei fatta sbattere da qualcuno dopo la morte della povera Rosie."
Ora non deglutisco. Ora sono estremamente schifata.
"Con voi non vado da nessuna parte!" Alzo la voce.
"Strano. Noi vogliamo. Vero amore?" Joanna da un bacio con la lingua a colui che mi ha violata come ai vecchi tempi. Prima del fatidico rapporto.
Brr... rabbrividisco.
I due si alzano dopo aver bevuto il loro whisky alla goccia e mi prendono per il polso. Uno ciascuno per portarmi nella camera.
Il vassoio era rimasto sul tavolo.
Cerco di dimenarmi.
Mi guardo intorno per cercare Rex ma non lo trovo.
Ma dove è andato?
"Marika, Marika. Fai la brava." Dice lui.
"Sì cara, non reagire. Non servirebbe a niente e poi noi siamo una famiglia ricordi?" Dice allegramente.
Arriviamo davanti alla porta.
E chi mi trovo davanti?
Rex.
Grazie al cielo. Sospiro grata per la sua presenza.
"Scusate signori. La signorina è d'accordo?"
Ma che fai? Cacciali!
"Sì." Dicono entrambi.
"No." Gli rispondo io facendo in modo che capisca che ho bisogno d'aiuto con gli occhi.
Spero proprio che lo abbia fatto.
"A me pare proprio di no. Di conseguenza, signori siete pregati di uscire da soli, o se preferite, vi accompagno io con la forza."
Ad un certo punto Joanna da di matto e urla davanti a tutti: "lei!" Inizia a parlare e mi indica puntandomi il dito contro. "Lei è Marika Eastwood. Io, il mio novello sposo qui presente e sua mamma, l'abbiamo cresciuta!" Urla. Biascica. Barcolla.
Tutti mi guardano.
Justine ha smesso di lavorare per ascoltare cosa stava dicendo quella pazza di Joanna.
Spero proprio che non dica nulla, ma nello stato in cui è...
"Noi l'abbiamo fatta crescere. È grazie a lui se è brava a scopare!" Urla lei, mentre lui mostra un ghigno maledettamente malizioso. Come se poi dovesse ricevere un premio.
Io sbianco mi metto la mano davanti alla bocca scioccata. Gli occhi mi bruciano.
Mi volto e Justine è nella mia stessa posizione.
Mentre lei continua a urlare, Rex lì ha sbattuti fuori con la forza dal Vegas.
Io li guardo andare via, ma non finisce qui, perché lui mi fa l'occhiolino e lei mi urla di stare attenta e che mi tengono sott'occhio.
Collasso sulla prima sedia che trovo.
Justine è subito al mio fianco.
Vorrebbe sapere ma non parlo.
Non ora. Non qui.
Quei due sono riusciti a fermare il Vegas.
Le ballerine avevano smesso di ballare.
I camerieri e le cameriere non servivano più.
Tutti bloccati.
Il tempo si è fermato facendo diventare il Vegas da nightclub a museo delle cere.

Rex è all'entrata e controlla che quei due siano spariti del tutto.
È nervoso e sta parlando, suppongo che lo stia facendo con Salvador.
Appena passati cinque minuti arriva McNamara.
"Come ti senti? Rex mi ha detto tutto e sono corso subito qui.
Non so come reagire.
Ha chiamato McNamara?
McNamara è preoccupato per me?
Non ci sto capendo più niente.

SOTTO COPERTURA (IN FASE DI RESTAURAZIONE!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora