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"Oddio Marika!" Esclama Justine preoccupata. "Mi hai fatto prendere un colpo. Potevi lasciarmi un bigliettino, no?" Respira poi riprende. "Ma... ma... Come mai sei nella tua stanza e non sei più nascosta nella mia?"
Sorrido.
"No! Ci è riuscita. Ha convinto Suarez vero?"
"Sì, tuo zio era irremovibile, così è andata da Suarez."
La faccio entrare e mentre mi preparo per andare da JoJo accompagnata da Rex, le racconto tutto senza tralasciare niente.
"Che bastardo. Se dovessi vederlo per strada lo uccido! Un vile. Un falso."
"Adesso devo salutarti. Rex mi sta aspettando giù di sotto per andare da JoJo."
"Sì sì. Vai, vai. Non voglio venire fino a Brooklyn per vederti."
Rido e vado.

"Oh Marika!" Esclama JoJo abbracciandomi con forza. "Quanto mi dispiace. Scusami tanto."
"Perché non andiamo a fare lezione?" Gli domando.
"Subito così?"
"Certo. Prima iniziamo, prima finiamo e prima posso riposare un po', prima di andare al Vegas."
"Certo."
Nel momento in cui mettiamo piede nella sala, JoJo inizia.
All'inizio fa un ripasso teorico di quello che avevamo fatto, e poi mi ha fatto rivedere tutto con la pratica.
"Vieni e fai tu. Voglio vedere se hai capito."
Faccio come mi dice e faccio quello che ha fatto lui, o almeno ci provo.
"Ferma!"
Mi blocca e mi blocco.
"Oddio, cosa ho fatto?" Gli domando spaventata.
"Niente, volevo darti un consiglio.
Sii più femminile. Pensa di fare tutto ciò per il tuo uomo."
"Io non ho un uomo." Gli rispondo.
"Allora immagina di farlo per qualcuno di speciale."
Vado alla ricerca di un ipotetico uomo importante, ma non vedo nessuno.
Nemmeno una donna.
Niente.
"Allora? Trovato?"
"Mmm. No!"
"Bene allora vorrà dire che ti suggerirò io per chi farlo.
Potresti farlo per Salvador Suarez. Potrebbe essere un modo per farti perdonare..." ghigna malizioso.
"Mmm. Non credo di riuscirci. E poi non lo conosco. Non l'ho mai visto."
"Lo hai mai sentito parlare almeno una volta?"
"Sì. Quello sì."
"Bene. Adesso fai un respiro profondo. Chiudi gli occhi. Senti il suono della sua voce che ti chiama. Immaginalo mentre è seduto sul divanetto intento a guardarti con uno sguardo da uomo d'affari."
"JoJo, scusa, ma che sguardo hanno gli uomini d'affari?" Sono curiosa di sapere cosa mi risponde.
"Mmm... vediamo... È uno sguardo intimo. Accecato dalla voglia di fare porcate."
"Ok, ok basta così." Mentre parlo faccio muovere le mani a destra e sinistra in segno di negazione. Poi continuo. "Ho capito. Grazie per la spiegazione." Detto ciò inizio.
Faccio tutto quello che mi ha detto di fare cercando di immaginarlo attraverso la sua voce, cosi particolarmente sexy.
Una figura alta, vestita di marca, dal collo alle scarpe, elegante e senza volto è di fronte a me.
Adesso lo trovo al mio fianco.
Si muove veloce. Molto veloce.
"Marika..." mi chiama con la sua calata messicana. Spagnola.
E così do inizio allo spettacolo.
Sento degli applausi.
È JoJo che mi grida che sono stata bravissima.
"Sei una sirena! Il tuo corpo, le tue forme hanno un richiamo. Bellissima!"
Sono spiazzata e non so cosa rispondere.
"Se pensare a Suarez ti ha fatto diventare sexy e sensuale, prova a immaginare di vederlo..."
"Finiscila! Dai JoJo!"
Io divento rossa dalla vergogna, mentre JoJo ride di gusto.
Però è frustrante fare un balletto di pole dance per qualcuno che non ho mai visto e che non vedrò mai.
Sospiro frustata.
"Mia cara Marika. Per oggi la lezione è finita. Sei stata davvero fantastica. Ci vediamo domani mattina."
"Va bene. A proposito, hai intenzione di informare il signor Suarez della mia presenza e della mia prestazione?"
"No tesoro."
"No cosa?" Gli domando per sapere a quale domanda ha risposto.
"Nessuna delle due. Primo perché fuori c'è la limousine che ti sta aspettando. E secondo non mi sembra il caso..." Mi fa l'occhiolino e un sorrisetto malizioso.
Lo guardo perplessa, poi gli sorrido allegramente e lo saluto.

Come aveva detto lui, fuori ho trovato la limousine e Rex.
È davvero malfidente questo Suarez. Non credo che gli farò mai un balletto, come fa Lory per McNamara.
Beh, magari è solo per oggi e poi basta.

"Marika!" Mi corre in contro e mi abbraccia affettuosamente Lory. "Ben tornata al Vegas!" Esclama con molta, ma molta vivacità. Forse anche troppa.
"Grazie." Le rispondo con un piccolo sorriso.
Perlustro la sala e noto che il tavolo 40 è vuoto, quindi vado da Justine al bancone.
"Mi sei mancata collega!" Esclama anch'essa felice di vedermi di nuovo.
"Anche tu." Le rispondo.
Involontariamente alzo lo sguardo e incrocio quello di McNamara.
La sigaretta fra le mani e il fumo che gli esce dalla bocca. Al suo fianco c'è un uomo che mi da le spalle.
McNamara mi fa una specie di sorriso, gira i tacchi e insieme a quell'uomo si dirigono verso il suo ufficio.
"Justine. Chi era quello?" Le domando incuriosita.
"Non lo so. Effettivamente l'ho notato pure io. Magari Lory ne sa più di noi."
"Può darsi."

La serata procede bene. I clienti che mi ero fatta all'inizio della mia carriera come barista, sono contenti di rivedermi.
Certo che la mia mancanza l'hanno sentita proprio tutti qui al Vegas.
Rex è all'entrata che mi tiene d'occhio.
Anche questa sua reazione non me l'aspettavo.

Il tempo è trascorso velocemente senza nemmeno che me ne accorgessi.
A fare chiusura è stata Justine come sempre, a parte quella sera.
Lory era intenta a sistemare i tavoli.
E io sono andata via insieme alla mia guardia del corpo.
La limousine fuori dal nightclub ha il motore acceso, ciò significa che è qui ad aspettare la sottoscritta da un bel po' di tempo.
Forse da quando sono entrata.
Rex mi fa entrare, ma a differenza mia lui non sale.
Il vetro separatore si abbassa.
"Marika..." dice con il suo accento spagnolo sexy.
La mia mente vola immediatamente al ricordo di me, che faccio la pole dance per lui.
Per fortuna che non mi vede, perché sono diventata dello stesso colore di un peperone. Rosso.
"S... S... signor Suarez..." dico con voce flebile.
Ho rischiato di fare una cazzata pazzesca. Una vera gaffe. Lo stavo per chiamare con il suo nome: 'Salvador'.
"Se chiamarti per nome dandoti del tu, ti mette così tanto in imbarazzo, vorrà dire che ti darò del 'lei'. Le va bene signorina Eastwood?"
Deglutisco sonoramente.
Suarez non bada al mio disagio e si mette a ridere.
Una risata particolare, diversa da tutte le altre. Non riesco a decifrarla.
Così bella. Così mascolina, da vero e proprio macho. Così... Così... Così sexy.
Oddio no. L'aggettivo 'sexy' appare sempre di più nel mio cervello.
"Veniamo al dunque signorina Eastwood. Credo di essermi spiegato piuttosto bene l'altra sera. Giusto?" Domanda. "Mi corregga se sbaglio."
"Sì sì." Rispondo io molto velocemente e facendo su e giù con la testa, nonostante tutto lui non mi possa vedere.
Sono agitata. Irrequieta.
Continuo a muovermi.
Non riesco a trovare una posizione.
"Si rilassi signorina Eastwood. Non voglio farle del male. Rex mi ha raccontato com'è andata la sua giornata."
Fa una piccola pausa prima di parlare.
"Sa, signorina Eastwood, non era mia intenzione farle del male, ma il mio scopo era farle capire che chi comanda sono io. Io gestisco la sua giornata. I suoi programmi saranno i miei, quindi è pregata di rispettarli. Adesso la riporterò in hotel per assicurarmi che non le accada nulla di male."
Non capisco. Prima mi fa del male lui e ora si preoccupa per la mia incolumità?
"Non la sento parlare signorina Eastwood. Forse il gatto le ha mangiato la lingua?"
"No signore. È che... veramente... Non so cosa dire. Ho paura di dire qualcosa di sbagliato che potrebbe farla arrabbiare."
"Per quello lo ha già fatto. All'inizio l'avevo rimproverata per l'infrazione che ha fatto nella camera. Lei non mi ha ascoltato e questo è stato il risultato. Credo che le sia entrato in testa. La prossima volta è diretta a Brooklyn.
Mi auguro soltanto che non ci sia una 'prossima volta'."

La limousine finalmente è partita.
Di certo l'autista avrà aspettato che Suarez finisse di farmi la predica.

Suarez...                                                                                      

SOTTO COPERTURA (IN FASE DI RESTAURAZIONE!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora