Stasera c'è il tutto esaurito nonostante tutto non sia sabato sera, ma venerdì.
«Santo cielo!"
Esclama Lory dopo essersi appoggiata al bancone del bar con l'ennesima ordinazione. «Sono distrutta. Darei la vita per fare una pausa!" Ha il fiatone ed è tutta sudata.
La calca di persone che c'è stasera avviene solo in un occasione in particolare...
«In più ho i crampi..."
«Lory, ti prego... Santo cielo!" Le risponde Justine fra un cocktail e un altro.
«Dammi l'ordinazione così te la preparo!" Dico con un sorriso e nel frattempo allungo il braccio con la mano rivolta all'insù e lei mi ringrazia con un sorriso stanco e dolorante.
Mi volto e l'espressione di Justine è schifata.
«Justine, vuoi dire che non hai mai avuto le mestruazioni in vita tua?"
Rido mentre sbatto le braccia su e giù tenendo stretto lo shake.
Il cambiamento repentino del volto di Lory e di Justine mi hanno fatta diventare seria di colpo.
Dalle scale vediamo scendere McNamara.
Serio come sempre.
Verso il contenuto che c'era nello shake nei rispettivi bicchieri, li appoggio sul vassoio e Lory va al tavolo.
Nel frattempo McNamara è sempre più vicino a noi.
La postura è rigida, imponente.
La camminata è lenta.
Il suoi occhi... beh, loro mettono paura.
«Tu!" Mi dice con un tono che non ammette repliche. «Da ora il tuo compito come barista è finito!"
Cavolo! È adesso che faccio? Che cosa mi farà fare?
«Un cliente ti vuole come cameriera personale.
Dovrai servire solo ed esclusivamente lui!"
Justine mi guarda e io guardo lei per un millesimo di secondo.
«Fuori da qui e vai al tavolo 40. Immediatamente è senza perdere tempo!"
Dopo questo suo ordine mi tolgo il grembiule e lo metto sotto il bancone.
Cosa ci trova Lory in lui lo sa solo lei...
Arrivo al tavolo numero 40 e di fronte a me vedo Brendan, il ragazzo dell'altro sera.
«Ah! Sei tu!"
Sono quasi incazzata, ma lui con gentilezza e un sorriso altrettanto gentile mi risponde: «Sì, sono io. Ciao anche a te... Non so il tuo nome, non mi avevi detto come ti chiami."
«Sono obbligata a dirtelo?" intanto faccio ballare la biro sul taccuino delle ordinazioni.
«Certo, visto che da stasera sarai la mia cameriera personale."
Due sono le parole che mi hanno dato fastidio.
'Mia' e 'Personale'.
Io non appartengo a nessuno, solo a me stessa!
Dopo tutto quello che mi è accaduto in passato...
«Quindi adesso dovresti dirmi il tuo nome, giusto?"
«Marika. Mi chiamo Marika. Contento?"
Se non voglio essere licenziata devo fare la brava.
«Cosa ti ho fatto?" Mi domanda preoccupato.
«Come?"
«Perché sei così scorbutica nei miei confronti, eppure mi sembra di non averti fatto niente di male!"
«Scusami..."
Gli dico mortificata cercando di ricordarmi il suo nome. Anche se me lo ricordo bene.
«Brendan. Mi chiamo Brendan."
«Okay Brendan. Cosa ti porto?" Faccio andare la penna sempre più veloce.
Questo ragazzo mi mette ansia. Mi fa agitare e non ne capisco il motivo.
«"Per ora non ordino niente. Però voglio che tu ti metta comoda qui." Picchietta la mano sulla sedia di fianco alla sua, posizionata molto vicino, come se lo avesse fatto apposta. Come se avesse calcolato fin dall'inizio.
Guardo lui, poi la sua mano che si muove su e giù ed in fine la sedia.
Sono titubante. Non so cosa fare.
Controllo se dietro di me c'è qualcuno, e infatti trovo McNamara che mi sta fulminando. Con la testa mi fa capire che devo sedermi.
Credo che abbia visto il gesto che ha fatto con la mano Brendan.
E così faccio. Mi siedo vicino a lui.
«So che hai chiesto esplicitamente di me. Che devo servirti solo ed esclusivamente io."
«Già." Sorride.
«E allora spiegami una cosa: perché sono qui seduta vicino a te e non al bancone a farmi fare la tua ordinazione?" Gli chiedo e intanto noto che il suo braccio si è appoggiato sulla sedia.
«Beh, semplicemente perché mi piaci. Ti trovo attraente, specialmente i tuoi occhi." Alza mezzo sorriso.
Oh no! Non ci credo.
«Non ho intenzione di andare là dentro!" Gli indico con il pollice, la porta che sta dietro alle mie spalle.
«Io non te l'ho chiesto."
«Bene."
Sto per alzarmi, quando la sua mano afferra l'orlo della mia canottiera per farmi fermare.
«Scusa se ti ho fatto pensare male. Non sono un ragazzo che ci prova subito. Di solito voglio conoscerla la persona."
«Ecco così va meglio." Toglie la mano e io mi siedo.
Guardo all'entrata e noto che Rex, la mia 'badante' non è presente.
Meno male che doveva essere onnipresente.
Se questo tipo dovesse farmi del male...
«Allora Marika. Come mai sei finita a lavorare nella città del peccato?"
«Così." Alzo le spalle di poco.
«Bella risposta." Sorride.
Guardo il tavolino e inizio a giocare con il pulsante della penna. «Ehi, ho detto qualcosa di sbagliato?"
Sì. Vuoi sapere ciò che non ho intenzione di dirti.
«No, no."
«E allora come mai ti sei rattristita di colpo?"
«Sono una latitante!" Esclamo seria.
Silenzio.
Smetto di giocare con il pulsante della penna, alzo gli occhi per vedere il motivo per cui è diventato serio, e invece scoppia a ridere.
Ma che diavolo!
«Non sembri una latitante!" Mi dice dopo aver ripreso fiato.
Alzo la testa, soffio per togliermi i capelli che mi sono caduti sul viso e rido anch'io.
«Ah no?" Gli domando incuriosita del sapere il perché.
«No. Sembri una brava ragazza."
Cerco di rilassarmi il più possibile e ci riesco.
Non molto, ma sì.
«E se non lo fossi?" Volto il mio corpo nella sua direzione, accavallo le gambe, incrocio le braccia al petto, mettendo in mostra il mio décolleté.
Lui non mi guarda, i suoi occhi guardano i miei.
Non voglio indurlo a tentazione, l'ho messo solo alla prova.
Okay. Si è guadagnato un punto per la sua onestà.
Rex per ora non deve preoccuparsi.
«A chi hai chiesto di me, cioè per avermi."
«Al tuo datore di lavoro."
«Al signor McNamara?"
«No. Al signor Suarez."
Cosa?
Solo io non lo conosco?
«Come mai quell'espressione da sotto shock?"
«Non è vero. È curiosità la mia. Lo avete visto tutti tranne che io. Eppure sono una sua dipendente."
«Strano. Lui le conosce tutte."
Certo...
«Io invece no. Eppure mi piacerebbe tanto conoscerlo."
Mi guarda perplesso.
«Si, credo di essere l'unica sulla faccia della terra che non vede l'ora di incontrare il suo capo."
«Io potrei."
«Cosa?"
«Potrei fartelo incontrare qualche giorno. Cioè quando lui è disponibile. Dato che è sempre fuori."
Un luccichio mi balena negli occhi.
Un sorriso fa splendere i miei denti bianchi.
Brendan si accorge della mia reazione è mi dice: «Sai che sei una ragazza davvero strana?"
«Non so se sono vere, ma ho sentito circolare delle voci su di lui."
«E che tipo di voci. Racconta tutto allo 'zio Bren'."
« 'zio Bren'?" Domando quasi ridendo.
«Dai racconta."
«Sono solo voci..."
«E..."
«Si, beh, insomma," sono emozionata, «che è un gran figo!" Dico tutto velocemente.
Brendan scoppia a ridere.
«Non è vero. È bruttissimo. È più brutto di McNamara!"
«Non ci credo."
«Credici Marika. Credici. Io l'ho visto, lo conosco e fidati."
«Già, sei un uomo. E per voi gli uomini sono tutti brutti. Non siete obiettivi. Mentre noi donne sì. Se una ragazza o una donna è bella, noi lo diciamo."
«Anche noi uomini lo diciamo quando una è bella."
Okay.
Si sta creando un dibattito su chi è obiettivo o chi no.
Su chi è bello e chi no.
Guardo l'ora e noto che è quasi ora di andare.
Il mio turno è finito.
Fra un dibattito, una risata e espressioni facciali scioccanti, il tempo è trascorso velocemente senza nemmeno che me ne accorgessi.
«Anche stasera il mio turno è finito."
«Allora ci vediamo domani?"
«No caro zio Bren. Domani è il mio giorno libero."
«Di sabato?" è incredulo.
«Certo. Ci sono i turni e questo giro è il mio."
Mi alzo dalla sedia lo saluto cordialmente e vado al bancone.«Beh, è così che si lavora?" Domanda Justine facendo una battuta.
«No, ma ha voluto così. Ha proposito non ho visto in giro Rex. Tu lo hai visto?"
«Eccolo! È arrivato mentre ti stavi alzando."«Potrei picchiarlo, ma sicuramente mi farei male."
«Resti con me?"
«No, ma grazie per la proposta. Vado a farmi una bellissima dormita!" le do un bacio sulla guancia e taglio la corda.
«Ehi, vedo che sei molto stanca!" Mi blocca Lory.
«Ah-ah." rispondo «Domani è il mio giorno di riposo."
«Ho notato quanto hai lavorato stasera!"
Un alzata di spalle conclude la discussione la saluto con un bacio sulla guancia anche a lei come ho fatto con Justine e me ne vado.
«Ciao Rex!" lo saluto mentre esco dal nightclub.
«Sì. È qui. È tutto okay capo."
Certo che lui è sempre attaccato al suo auricolare...
«Che fine hai fatto stasera? Non devi essere la mia 'badante'?"
Scena muta.
«È inutile che ti parlo, vero?"
Ancora scena muta.
«Voglio conoscere Suarez."
«No. Non puoi."
«Mi hai risposto. Grande!"
Scena muta.
«Sei un uomo di poche parole." Cavolo come sono simpatica.
«Sai Rex, questa sera ho lavorato tanto!" nel frattempo saltello come una bambina al suo fianco. «Sono stata seduta ad un tavolo con un ragazzo e mi ha detto che appena gli è possibile, mi farà conoscere Suarez!"
Impassibile. Non ci credo!
Prima o poi riuscirò a farlo reagire. Non posso andare avanti così. Sembra di parlare con il muro.
Deprimente.
«Ehi Rex, domani è il mio giorno libero e non so cosa fare. Tu che sei del posto potresti venire con me!" gli chiedo.
Niente.
«Oppure potrei uscire con quel ragazzo con cui sono stata stasera."
Niente. Di nuovo.
«Potrei andare al casinò a giocare a poker. Oppure potrei andare a farmi fottere dal primo stronzo che passa per strada o da un barbone."
Ma neanche morta. Però la sua reazione è la stessa. Non é cambiata di una virgola. Evidentemente ha capito che stavo dicendo una cazzata.
Bene.
«Te ne puoi anche andare. Siamo quasi arrivati."
«No."
Oddio! Ha risposto!
«Sei sotto la mia custodia."
Oddio! Ha parlato!
«O-okay." però è troppo severo. Era meglio se stava zitto.
Lo preferisco.
Devo trovare qualcosa di bello da fare per domani sennò impazzirò...
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SOTTO COPERTURA (IN FASE DI RESTAURAZIONE!)
ActionPER RINTRACCIARE IL BOSS DELLA MAFIA MESSICANA: UN NARCOTRAFFICANTE DI COCAINA, SALVADOR SUAREZ DETTO ANCHE "EL CHAVA" E ARRESTALO, MA SOPRATTUTTO PER VENDICARSI DELLA MORTE DEL MARITO, LA DETECTIVE LINDAY EVANS DELL'INTELIGENCE, VA A LAS VEGAS SOTT...