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Non ho dormito. Ho pensato e ripensato solamente a lui.
Dio.
Oltretutto adesso devo andare da JoJo per la seconda lezione.
Chissà quante lezioni saranno.
Spero poche. Molto poche.
Non ce la farei mai a gestire il tutto.

Mentre sono all'interno della stanza con JoJo, mi accorgo che ha un'espressione divertita.
"A cosa pensi?" Oso chiedere preoccupata.
Lui invece con nonchalance mi risponde: "oggi passiamo al secondo livello."
"Cioè?"
"Il sitting on the pole." Lo dice come se fossi un esperta, dando per scontato che io sia in grado di farlo.
"Il che?" Le mie sopracciglia si sono alzate al massimo insieme ai miei occhi spalancati.
"Ti devi sedere al palo."
Sempre più spaventata.
"Prima ti faccio vedere da terra e poi ti faccio vedere come ci si siede sul palo in alto."
Non rispondo, perché tanto non so cosa dirgli.
Inizia subito dalla pratica, dato che le spiegazioni base più importanti le so.
Mentre compie il sitting on the pole spiega cosa devo fare.
In poche parole sta dicendo la teoria mettendo in pratica quello che mi sta spiegando.
Lo guardo incantata.
Questa volta è diverso. Il modo in cui compie questo pezzo è davvero pazzesco.
"Marika!" Mi richiama.
"No! Non ero fra le nuvole. Cioè... sì che lo ero, ma posso dire a mio vantaggio, che è colpa tua. Mi hai incantata con la tua bravura.
È vero. Non ho sentito una minima parola di quello che hai detto, però ho visto tutto quello che mi hai mostrato." Finisco subito mettendo le mani avanti.
"Ok. Allora vieni qui e prova a farlo tu." Mi fa cenno di andare da lui con la mano.
"Ok!" Sono convinta di quello che gli ho dato come risposta, ma non lo sono su quello che riguarda la pratica. Il mettere in atto questa parte mi spaventa.
"Non ti preoccupare. Se fai come ieri sarai formidabile." Poi mi da uno schiaffetto leggero sul mio culo e mi manda al palo.
Ci provo. Ci riesco. Cado.
"Tesoro!" Si avvicina. "Ti sei fatta male?"
"Non più di tanto." Mentre gli rispondo lui mi aiuta ad alzarmi.
"Riposati un po'. Facciamo una pausa e poi riprendiamo."
"Ci sto."
Prendo fiato e poi gli chiedo a cosa servono le telecamere posizionate ai quattro angoli nella sala. Le avevo già notate la prima volta in cui ho messo piede in questa sala, ma non ho avuto il coraggio di chiedere.
Lui mi risponde che non funzionano e che sono per precauzione.
"Precauzione? E per quale motivo?"
"Atti di vandalismo e razzismo."
Lui alza le spalle e io mi metto la mano davanti alla bocca scioccata.
"Mi hanno scritto frasi crudeli solo per il mio orientamento sessuale. Perché sono gay." Alza di nuovo le spalle in un gesto rassegnato.
Sospira triste.
"Mi dispiace così tanto JoJo." Davvero le persone, di questi tempi, sono ancora così primitive di mentalità? Sono ottusi. Non hanno rispetto per gli altri.
"Adesso basta riposo!" Esclama battendo le mani e un sorriso che però non copre la tristezza, del ricordo avvenuto in passato, nei suoi occhi.
"Pensa."
"Eh?" Domando. "Scusami JoJo, ma a cosa dovrei pensare?"
Lo guardo perplessa poi capisco a cosa si stia riferendo e divento paonazza. "Ma sei serio?"
"Prova."
"Va bene."
Chiedo gli occhi. Lo penso. Penso a Salvador. Lo immagino seduto sul divanetto con la caviglia destra appoggiata sul ginocchio sinistro con stile e le braccia aperte appoggiate allo schienale del divanetto.
La sua voce dannatamente calda mi chiama più volte.
Lo sento al mio fianco. Sento che mi vuole...
Sospiro, lo rifiuto.
Appoggio la mano aperta sulla sua camicia bianca perfetta e lo allontano leggermente. Con delicatezza.
"Ma Cherie!!!" Urla applaudendo fiero del mio lavoro.
Apro gli occhi e faccio un sorriso timido.
"Mio Dio. Sei stata davvero fantastica. Anzi no. SUBLIME!"
Un sorriso.
"Questo è sesso puro emanato allo stato brado!" Mi appoggia un braccio sulla spalla e mi sussurra: "Se non fossi gay a quest'ora..."
Gli tolgo il braccio dalla spalla e mi sposto. Poi con un tono severo gli dico: "JoJo! Non si parla così a una vera signora!" Appoggio una mano su un fianco e con il dito indice dell'altra mano lo agito come se lo stessi sgridando. "Sei un bambino cattivo!"
Al che scoppiano a ridere e andiamo all'uscita dove ci sta aspettando Rex.
Dove mi sta aspettando, se vogliamo essere più precisi.
Un bacio a destra. Un bacio a sinistra e con un: "A domani mattina Cherie." Me ne vado.
"Rex. Sono distrutta!" Mi siedo molto scomposta sul morbido sedile in pelle nero della limousine.
Come al solito non risponde, e non capisco come mai, ma io continuo imperterrita a parlargli. Magari se insisto prima o poi cederà.

"Hey! C'è una sorpresa per te!" Esclama Lory sorridente mentre io sono dietro al bancone che servo i clienti. Guardo Justine e sorride anche lei.
"E che cos'è questa sorpresa?"
"Guarda chi c'è?"
Euforica mi guardo in giro per vedere se c'è Salvador insieme a McNamara, ma non vedo nessuno dei due.
"Lory si riferiva al tavolo 40!" Esclama Justine.
Il sorriso mi muore sulle labbra come i miei occhi incrociano i suoi.
Brendan.
"Ragazze. Seriamente. Cosa c'è di così tanto divertente?" Sono maledettamente seria.
"La tua reazione." Dice Lory mentre mi consegna la sua ordinazione. Una delle tante che mi ha portato stasera.
"Già. Vederti indemoniata mi rende felice."
Mi volto. Guardo Justine e la fulmino. La stessa cosa la faccio con Lory.
"Oh-oh!" Esclama Lory.
"Cosa succede?" Chiedo.
"Il tuo tavolo 40 sta venendo al bancone." Continua Justine.
Panico. Devo fare la brava. I clienti hanno sempre ragione. Devo comportarmi come si deve e non devo fare la maleducata. Non devo essere scorbutica. Non devo dire quello che penso.

"Marika..." Lo vedo in imbarazzo.
Sto per rispondergli: "Marika un cazzo! Sei uno stronzo pezzo di merda!"
Ma non lo faccio. Aspetto che continui a parlare. Sono curiosa di sapere cosa ha da dirmi.
"... volevo chiederti scusa per tutto. Se sapevo che fare il corso di pole dance ti avrebbe creato quel problema, non avrei mai insistito con Joel."
Posso sputarti in faccia?
"Ormai quello che hai fatto è acqua passata e non ti preoccupare. Ti perdono." Sorrido cordialmente.
Tre paia di occhi mi guardano sconcertanti.
Justine. Lory. Brendan.
Li ho lasciati di stucco.
"Per farmi perdonare posso portarti fuori a cena?"
Le ragazze mi fissano ansiose di sapere cosa gli risponderò.
Controllo l'entrata ma Rex non è presente. Potrei urlare che questo ragazzo mi sta molestando, ma non mi sembra il caso.
Tutti e tre fremono.
"Ma certamente Bren!" Rispondo contenta come una matta, come se fosse stato il ragazzo più popolare della scuola ad invitarmi al classico ballo di fine anno.
Dire che questi tre sono scioccati è un eufemismo. "Dimmi tu dove e quando."
Lui si schiarisce la voce e mi risponde: "passo a prenderti io va bene?"
Li faccio aspettare poi confermo.
"Hai un giorno libero?"
Ops! Non lo so. Suarez non mi ha parlato della possibilità di avere un giorno libero.
"Credo di sì."
"Vado subito da Joel. Domani sarà il tuo giorno libero, vedrai. Credo." Sorride e se ne va svelto nell'ufficio di McNamara.
Già, credici. Tanto lui mi disprezza e ti dirà sicuramente al cento per cento di no.
Le ragazze hanno un espressione indecifrabile. Erano davvero ridicole.
Facevano ballare la testa a destra e sinistra come se stavano assistendo a una partita di tennis.
"Uffa! Non si fa così!" Guardo Lory. È delusa.
"E io che mi aspettavo chissà che." Anche Justine è delusa come Lory.
Tra una chiacchiera e un altra, tra le ordinazioni che mi manda Lory e i clienti, non so quanti ne ho serviti, il tempo è passato.
Molto tempo.
Dalle scale vediamo scendere Brendan di corsa.
Ma nel vero senso della parola, perché quando arriva al bancone ha il fiatone.
"Respira." Gli dice Justine.
Un cliente, anzi, più di uno, danno di matto perché Brendan è passato avanti ad un bel po' di persone.
Sorrido malefica mentalmente.
Almeno c'è qualcuno che può permettersi di trattarlo malissimo.
"Scusate signori..." prende fiato. "Ho intenzione di portare fuori la signorina qui presente domani sera." Ansima ancora.
Tutti mi guardano interessati.
"Il suo capo... Le ha concesso... la serata libera... per domani sera."
Oddio no!
Cazzo McNamara. Perché lo hai fatto?
"Allora Marika?" Mi domanda con la speranza negli occhi.
"Ok." Gli rispondo con un alzata di spalle come per dire: "Se proprio devo..."
I miei clienti, quelli fissi, quelli che ormai mi conoscono, applaudono alla mia risposta. Neanche avessi accettato la sua proposta di matrimonio fatta sul palco del Vegas.
Justine è intontita dalla sorpresa ed effettivamente ha ragione, perché lo sono anch'io.
"Se il ragazzino ti maltratta ci pensiamo noi!" Dice un mio cliente fisso mentre gli altri fanno sì con la testa.
Il mio sorriso è sincero e con un grazie detto sottovoce, li ringrazio.
Brendan mi saluta soddisfatto.
Anch'io lo saluto, ma non come ha fatto lui. Il mio era più che altro il classico saluto professionale con un cliente. Di cortesia per di più fatto controvoglia.

SOTTO COPERTURA (IN FASE DI RESTAURAZIONE!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora