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MESSICO.
CITTÀ DEL MESSICO.



EL CHAVA

"Quindi?" Domando. "Siamo a posto così?"
Non mi fido di nessuno.
Per questo lavoro bisogna avere quattro occhi.
Specialmente se chi hai di fronte è lui...
Mi sto mettendo in gioco.
Mi sto giocando il tutto e per tutto con questo affare.
El niño mi squadra come per dire: 'stai scherzando spero?'.
Lo chiamano così perché è basso nonostante tutto sia un uomo. Avrà una decina d'anni più me. Circa.
La chica che è con lui mi sorride maliziosamente, pronta ad aprire le gambe per me, se solo facessi un piccolo schiocco delle dita.
Non mi fido neanche di lei.
Potrebbe essere una della DEA.
Mi hanno già fatto uno scherzo del genere, e quella persona l'ha pagata cara.
Con la vita.
Sono sempre riuscito a restare nascosto per molto tempo e non ho intenzione di andare in galera per uno stronzo. Così ho mandato un messaggio ai suoi 'amichetti', facendogli capire che nessuno, e dico nessuno, può giocare con 'El Chava'.
Con me non si scherza.
O sei con me o sei contro di me.
Il mio socio in affari lo ha fatto fuori, facendo passare l'omicidio commesso per man sua, come se fosse stato uno scontro tra bande rivali.
Sorrido al solo ricordo.

Il carico di cocaina che dovrebbe passare dal Messico per arrivare negli Stati Uniti è molto e bisogna averne molta cura.
Mettiamo in conto anche, che bisogna stare molto attenti perché la merce deve passare dalla dogana...
"Claro que sí." Finalmente mi ha dato una risposta. "Dopo tutto questo tempo ancora non ti fidi di me?"
No.
"E chi sarà la persona che guiderà il camion con il carico?" Chiedo con la guardia alzata.
"La señorita." La indica con la testa.
La mia guardia è sempre più alta. Ho creato un muro per sicurezza.
"Questa è in grado di guidare il carico?" La guardo con un sopracciglio alzato.
Scettico.
Per trasportare la cocaina abbiamo deciso di usare un autoarticolato a due piani specifico per trasportare autoveicoli.
"Claro. È tutto a posto. Stai tranquillo."
Mi soffia in faccia il fumo del suo sigaro cubano importato da Cuba dopodiché mi sorride.
"E per i soldi?" Domando. Sono ansioso. Sto sudando. Delle goccioline di sudore mi scendono sulla fronte.
El niño mi chiede: "El Chava, hai paura?"
"No." Rispondo seccato. "Ho caldo. Sudo."
"Vamonos." Dice. "Lo sai, El Chava che mi casa es tu casa."
Fa entrare prima la ragazza da buon cavaliere, poi entra lui ed in fine entro io. Per ultimo.
Era la prima volta che andavo a casa sua. Di solito dei nostri affari ne parlavamo in un magazzino a pochi minuti da qui. Oppure in qualche capannone. Lui era sempre ricoperto di scagnozzi, io sono sempre andato da solo. Senza armi addosso.
Doveva avere fiducia di me.
E ci sono riuscito.
Osservo con molta attenzione il suo appartamento.
Non è lussuoso.
È molto modesto, ma l'unica cosa che stona sono i due rottweiler intenti a mangiare una bistecca.
"Belli..."
"Sono due fratelli. Quello con il collare nero con le borchie a punta si chiama Fitzgerald, ma io lo chiamo Fitz. L'altro con le borchie con la punta un po' più stondata si chiama Fletcher. E lo chiamo Fletch."
Il fatto è che quei due bestioni ti mettono molta tensione.
Ci accomodiamo sul divano.
La chica è seduta sul bracciolo con le lunghe e affusolate gambe nude accavallate l'una sull'altra. Mentre el niño, con la sua mano piccola ma tozza, le accarezza con non curanza la coscia.

"Dobbiamo cambiare il trasporto." All'inizio ero d'accordo, ma dato che è lei a guidare non ne sono più convinto. "È pericoloso."
Si potrebbe usare un aereo e farlo atterrare nel deserto di Las Vegas, chiamerò i miei uomini, in modo da farsi trovare pronti per farla girare per gli stati uniti."
Sta pensando alla mia decisione al mio ritrattare sul veicolo da usare e quando fa così non è un buon segno.
E poi mi dice che è d'accordo sulla mia idea. D'altronde è più sicura.
"Bueno, buoeno, està bien."
Perfetto.
"Hai avuto l'onore di assaggiarla?" "Non ancora." Mi risponde.
"Bueno. Prendila così possiamo esnifando coca." Gli propongo.
"No te torture." Mi sorride.
Non mi devo fare problemi?
Cazzo! Qui ci sono in gioco tonnellate di cocaina e tantissimi dollari in ballo.
"Sólo ve a por ella."
Ordina alla señorita di andare a prendere la roba.

Ed eccomi pronto a fare un altro giro. Non per vacanza, ma per lavoro.
Con il mio centone, porta fortuna, ho tirato la cocaìna di el niño.
Il risultato è stato positivo.
Ho accettato.
Di soldi ne riparleremo quando il carico sarà atterrato nel deserto.
Con il mio telefono chiamo i miei uomini per organizzare l'atterraggio per l'arrivo.
Mi trovo a viaggiare tranquillo in una berlina grigia.
Auto classica. Niente di eccentrico.
Sono diretto a Sinaloa e poi andrò a Tijuana.
Questa è la cosa che odio di più. Passare da un 'cartello' all'altro, come un postino che deve consegnare un pacchetto.
Qui a città del Messico è andata. Ora devo solo vedere come andrà con gli altri due 'cartelli'.

SOTTO COPERTURA (IN FASE DI RESTAURAZIONE!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora