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IL CARTELLO DI TIJUANA.

A città del Messico è andata.
Uno dei miei uomini mi ha riferito che è filato tutto liscio.
Adesso devo solo aspettare cosa succederà con Al Toro.

Per arrivare fino a Tijuana ci sono molte ore di strada da fare, così faccio il mio secondo step a Sonora, dopodiché ripartirò per Tijuana e per finire tornerò in patria.

Parcheggio l'auto di fronte ad un piccolo bar per prendere un caffè prima di ripartire.
Ma non riparto, o per lo meno non subito.
Dopo aver perso il mio caffè, noto che un ragazzino di 17 anni circa, gira intorno alla mia macchina nuova.
Non do molto peso a quello che sta facendo, ma ho sbagliato.
Tutte e quattro le ruote sono state forate.
Dovevo immaginarlo. Dovevo dare retta al mio istinto.
Di Al Toro non ho ancora ricevuto notizie da parte dei miei uomini.
Il che è un male.
Mentre controllo se oltre a bucarmi le ruote hanno provato ad aprirla, si sentono dei rumori di una mitragliatrice misto a quelle di persone.
Mi guardo intorno e non vedo nessuno. Qualcuno, sicuramente un cecchino, sta sparando nascosto su un tetto di qualche palazzo.
Il cecchino non si crea problemi su chi sparare.
So di essere io il bersaglio principale, ma vedere uno spargimento di sangue non è un bello spettacolo.
Anche perché sono solo ed esclusivamente donne e bambini a morire.
La mia auto mi riesce a fare da scudo, ma non so ancora per quanto tempo riuscirà a reggere i colpi che le vengono inflitti.
Colpi che vengono alternati.
Sentire tutte queste urla è straziante.
Sono un narcotrafficante di cocaina e a volte di armi, ma non sono un assassino, a meno che non ne vada della mia stessa vita.
In quell'occasione divento l'assassino più bastardo al mondo, ma il lavoro sporco lo fanno gli altri al posto mio.
Ma io non ho mai toccato né donne e né bambini.
Urla. Gente che scappa a destra e a sinistra. Persone che addirittura non sanno dove andare.
Il cellulare vibra nella piccola tasca dei bermuda.
Vorrei tanto sapere chi diavolo mi sta chiamando.
"Pronto." Rispondo seccato.
"Al Toro sa dove ti trovi. Sa che sei a Sonora. Ti hanno teso un imboscata!"
Grandissimo foglio di p...
"Alvarez, ascolta bene quello che sto per dirti. Qui c'è il caos più totale. Riunisci tutti gli uomini che abbiamo e andate a Sinaloa.
Armati. Adesso!"
"Certo capo."
Lo sapevo che sarebbe successo qualcosa.
Dovevo aspettarmelo. Specialmente da uno come Al Toro.
In più non riesco a vedere da dove vengono i proiettili.
Merda! Questa volta sono spacciato.
Sapeva che ero solo. Sapeva che ero sprovveduto di armi e ne ha approfittato.
Alvarez è uno dei pochi uomini di cui mi possa fidare, a parte il mio braccio destro.
Mi è venuto in mente che qui a Sonora conosco persone importanti.
Prendo il telefono e faccio una telefonata. "Ho bisogno di aiuto."
"El Chava, donde estas?"
"Mi trovo fuori dal bar..."
"Ti mando i miei così ti portano qui."
"Muchas gracias."
Dopo averlo ringraziato e messo via il telefono aspetto.

Due SUV neri senza targa ed antiproiettile accostano di fronte al bar dove sono rimasto bloccato.
Giusto in tempo per non saltare in aria insieme alla macchina perché hanno colpito anche il motore.
Nel primo c'è solo l'autista che mi apre la portiera e salto su. Velocemente riparte senza darmi il tempo di chiudere lo sportello.
In quello dietro ci sono dentro i migliori tiratori scelti.
Mentre siamo in corsa si sente un boato.
È la mia macchina che è esplosa.
Se tardavano di altri cinque minuti ero in aria insieme alla macchina e alle persone che erano lì vicino.

"El Chava! Figliolo!" Mi dice il padrone di casa venendomi incontro.
"Tío." Gli rispondo.
Non è mio zio, ma è come se lo fosse. È il mio mentore.
È il più pericoloso qui a Sonora.
Sotto la sua ala sono protetto. E finché tutto questo non sarà finito starò da lui.
"Bueno... deberíamos tener una conversación sobre lo que pasó antes..."
"Claro que sì tío. Devo solamente riprendere fiato e poi ti racconto quello che é successo."
Lui sa quello che faccio. Non ho segreti con tío.
Sono cresciuto qui. Mi sono fatto le ossa. Ho imparato tutto quello che so da lui.
Un bel giorno però ho lasciato il nido.
Durante un viaggio come corriere diretto in Canada, ho conosciuto una ragazza canadese. Era fantastica. E mi sono trasferito lì. A Toronto. Ma il destino è stato crudele e per un mio sbaglio, è rimasta coinvolta in una rissa. All'epoca ero un ragazzino. Volevo fare il grande, ma non lo ero. Uno stupido. Uno stupido ragazzino alle prime armi e dato che andava sempre tutto bene mi sentivo il padrone del mondo. Il Re.
Una sera mentre usciva dal lavoro, faceva la commessa in un market, le hanno sparato. Sono sempre stato molto puntuale. A volte anche troppo. Per sicurezza. Quel giorno ho tardato di cinque minuti e quando sono arrivato l'ho trovata per terra che sanguinava, mi si é spezzato il cuore. Purtroppo sono arrivato troppo tardi. Quando sono corso da lei era già morta. La rabbia ha preso il sopravvento. Ho cercato e ricercato più volte il colpevole. L'assassino di Hannah. Ma non l'ho mai visto. Mai trovato.

SOTTO COPERTURA (IN FASE DI RESTAURAZIONE!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora