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BROOKLYN


Sono certa che quando Suarez saprà cosa ha fatto Rex finirà male...

Qui non ci sto.
Mentre prendo il telefono per chiamare Elisabetta, una mia amica, non proprio, direi più che altro una conoscente, per farmi ospitare a casa sua mi squilla il telefono.
Anonimo.
"Pronto?"
"Hey. Sono Brendan! Marika ma dove sei?"
"Ah. Ciao. Sono a Brooklyn."
"BROOKLYN!?"
"Già. Storia lunga. Senti Brendan, chi ti ha dato il mio numero?"
"Non ha importanza."
"Per me sì. Se le persone vanno a dare in giro il mio numero di telefono non mi piace. È una cosa che non sopporto."
"Capisco. Ti vengo a prendere. Subito. Così mi spieghi come sei finita dal lusso più totale a Brooklyn."
Il pensiero di tornare a Las Vegas mi alletta moltissimo, ma non mi va di rivedere le facce di McNamara e Denise. Non credo di sopportare i loro sguardi crudeli.
Ma allo stesso tempo mi mancano tanto Justine e Lory e anche i miei clienti.
"Non ne sono sicura." Gli dico mogia.
"Marika. Ti vengo a prendere con la mia Harley e se ti va andiamo a mangiare al PENNY'S." Poi scoppia a ridere.
Ha una bella risata contagiosa e non posso fare a meno di contraccambiare.
"È parecchio distante." Affermo.
"Lo so, stavo scherzando e non ti porto al PENNY'S. Non ti preoccupare."
"E dove andrei a stare?"
Spero che non mi dica di andare da lui.
"Potresti stare da me."
Ecco.
"Nonostante il tuo essere gentile nei miei confronti, non credo che sia una buona idea."
"Cosa ti da più fastidio della mia proposta. Che sono io a proportelo e non un altro, o il fatto di stare con un ragazzo sotto lo stesso tetto?"
"Non lo so Brendan. Forse entrambe le cose."
"Va bene. Dammi il tempo di prendere il primo volo."
"Cosa stai dicendo? Io non ti ho detto che sarei venuta a casa tua."
"Non fare troppe storie Marika. Metti da parte il rancore che hai per me."
"Io non... e comunque sto andando da un'amica."
Non è vero. Non l'ho ancora chiamata per sapere se fosse stata disponibile nell'ospitarmi a casa sua.
"Bene. Vai da questa tua amica. Non so quanto tempo mi ci vorrà per venirti a prendere. Appena sarò al JFK ti chiamo."
Ed è qui che finisce la comunicazione.
Non ci credo. Non ci voglio credere. Dopo tutto quello che mi ha fatto.
Forse è un modo per farsi perdonare.
Forse vuole redimersi.
Non lo so cosa vuole.

Elisabetta ha accettato di buon grado la mia richiesta di ospitalità, ma non per troppo tempo.
"L'ultima volta che ti ho vista è stato il giorno del diploma."
"Sì." Sorrido cordialmente.
Se dovesse chiedermi dove sono stata tutto questo tempo non saprei cosa risponderle.
Oppure potrei parlare io per prima.
"Sai, casa mia ormai è messa ancora peggio. Si sta sgretolando sempre di più, con la probabilità di trovarmi addosso il soffitto un giorno o l'altro."
"Oh, poverina!"
Più drastica di così non potevo essere.
Ma come è possibile che mi cada il soffitto addosso. Sono stata troppo precipitosa. Era più semplice dire che mi si erano rotte le tubature di tutta la casa.
Un altra volta il telefono squilla. Un'altra volta il numero di telefono è anonimo.
"Sono al JFK. Prendi un taxi e fatti portare qui. Non ti preoccupare per i soldi. Lo pago io."
"Bren..."
"Chi era?" S'impiccia Eli.
"Un amico. È al JFK e mi ha detto di prendere un taxi per andare da lui."
"Oh Santo cielo aperto con il sole che spacca le pietre!" Esclama. "Marika ti è venuto a prendere il Cavaliere sul cavallo bianco!"
"Non proprio. Ha un Harley Davidson invece del cavallo."
Ma che diavolo sto facendo?
Senza volerlo sto andando da lui.
E poi come ha fatto a essere già a New York. Ci siamo sentiti mezz'ora fa.
"Cosa aspetti?" Mi guarda sorridente. "Vai!"
"Beh. Allora grazie comunque per la brevissima ospitalità in casa tua."
Ci salutiamo e vado a raggiungere Brendan all'aeroporto.

"Ecco a lei signore." Dice dopo aver pagato il tassista. "Pronta per tornare a Vegas?" Mi chiede mentre stiamo entrando in un bar vicino all'aeroporto.
"Non lo so." Gli rispondo poco convinta.
"Raccontami cosa ti è successo e perché sei tornata a Brooklyn."
"È una storia piuttosto lunga, ma te la faccio breve."
"Okay."
Ci accomodiamo ad un tavolo e dopo aver ordinato due caffè inizio a parlare.
Gli racconto della serata, l'ultima, al Vegas. Di Rex che invece di chiamare Suarez ha chiamato McNamara. Il suo essere così comprensivo nei miei confronti quella sera e il suo comportamento del giorno dopo tornato normale.
Pausa. Lo osservo bene e noto che è molto interessato al mio racconto. Poi vado avanti.
Gli dico che lui mi ha licenziata, poi gli racconto anche di Denise. Rex che sapeva tutto e ha fatto quello che gli è stato ordinato da McNamara.
"Scusa se ti interrompo Marika. Vorrei farti una domanda, ma Rex non è la tua guardia del corpo?"
"Sì, lo era, ma non era proprio mia. È la guardia personale di Suarez, che lui mi ha dato. In teoria dovrebbe dare retta solo ed esclusivamente a Suarez. Doveva tenerlo al corrente 24 ore su 24, riguardo a quello che facevo."
"E non lo ha fatto." Afferma Brendan anticipando il finale.
"No. Non lo ha fatto."
Usciamo dal bar, andiamo al JFK e torniamo a Las Vegas.
La città del peccato. 

SOTTO COPERTURA (IN FASE DI RESTAURAZIONE!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora