19. Prima che tu dica di no, non dire di no.

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Sono le 16 passate, ho accompagnato le ragazze in stazione e sono di nuovo a casa a prepararmi mentalmente a quello che succederà tra meno di un'ora. 

Ho detto sul gruppo che li aspettavo da me alle 17 e adesso non mi resta che aspettare. Sono già pronta, mi sono vestita anche in maniera decente per far vedere che ci tengo, ma non mi sono truccata, dato com'è andata l'ultima volta non vorrei diventare un panda nel caso dovessi piangere. Dovrei proprio smetterla di pensare a queste cose, andrà tutto bene, deve andare bene.

I miei non ci sono e sono in camera mia a pensare bene a cosa dirò e farò, ma proprio mentre vago per la mia camera mangiandomi le unghie dall'ansia, suona il campanello. Mi precipito di sotto e lo vedo subito dalla videocamera. Apro e lo osservo camminare verso l'altra porta, quella del palazzo, ha le mani in tasca e guarda sempre per terra come se fosse triste e persino nervoso, saprà già del mio piano? Valentina glielo avrà detto? Ma no, sicuramente è altro. Suona di nuovo e apro. Sento il portone di sotto chiudersi e lo sento salire le scale, sembra come se volesse prendere tempo e io nel mentre sto morendo. 

Finalmente arriva alla porta con la stessa aria che aveva prima, è tutto diverso dalla prima volta che è entrato qui, me lo ricordo come se fosse ieri, lui fradicio davanti alla porta, tremava come un bambino, gli avevo dato dei vestiti da potersi mettere e lo avevo aiutato ad asciugarsi, ricordo benissimo quella giornata.

"Pensi di farmi entrare o vuoi restare lì ad ammirare la mia bellezza?" una sua frase mi riporta alla realtà. Non riesco a capire se sia in vena di fare pace usando questa battutina oppure vuole farmi arrabbiare con la sua aria da strafottente. 

"Ehm, si prego, scusami. Entra..." mi scosto per farlo entrare e poi chiudere la porta. 

"Gli altri non sono ancora arrivati?"
"No, ehm... no. Non ancora ecco."

"E i tuoi?"
"Non ci sono sono usciti..." rispondo mentre lo guardo appoggiarsi in piedi allo schianale della poltrano rivolta verso il muro opposto.

"Quindi siamo solo noi..."

"Siamo solo noi..." ripeto la sue parole.

Dai Angelika! Di qualcosa! Non startene lì impalata come una stupida, fai qualcosa parla.

"Sei stata brava sai?"

"Cosa?"
"Dico che sei stata brava."

"Non ti seguo."

Incrocia le braccia al petto e va avanti.

"Hai pianificato tutto vero? Hai detto agli altri di tardare e ai tuoi di uscire per parlarmi."

"Io..."

"Sì?"

"Io, beh, cioè..."

"Angelika, da quando non sai più come parlarmi? Solo una settimana fa, eri in camera tua ad urlarmi, picchiarmi e addirittura supplicarmi. Di quello che devi dirmi e facciamola finita."

"Io devo farla finita?" Ma come si permette è lui che ne ha fatto una strage.

"Eccola!" afferma roteando gli occhi.

"Mi spieghi qual è il tuo problema Lorenzo?"

"Il mio problema?" 

"Si il tuo problema! Sei tu che hai trasformato il tutto in una strage. Dovevamo essere tutti felici e tu cosa fai? Te la prendi perché non ti ho detto che tra me e Alessandro è successo qualcosa." comincio ad avvicinarmi a lui. "Mi dispiace okay, mi dispiace cazzo. Non volevo ferirti, era l'ultima delle cose che avrei voluto fare, ma io non sapevo cosa fossimo ancora io e lui." E qui lui mi guarda strano. "Ci eravamo solo baciati e lui mi aveva chiesto di essere la sua ragazza e io non avevo risposto molto chiaramente, dovevo pensarci. Poi domenica scorsa tu sei venuto qui e io non ho risposto a nessuno dei suoi messaggi e abbiamo litigato e poi..."

"Ah quindi sarebbe colpa mia se litighi con il tuo ragazzo adesso?"

"No cazzo! Non capire le cose dal culo! Non è colpa tua, è colpa mia. Era colpa mia e quando lunedì abbiamo chiarito e ci siamo messi insieme ufficialmente io l'ho baciato. Io! Non lui! Okay! E mi dispiace che tu ci abbia visto e lo abbia scoperto così," ora sono davanti a lui e metto le mani sul suo petto e lui le guarda per poi alzare lo sguardo su di me "se potessi tornare indietro... cambierei tutto, davvero. Se solo potessi, lo farei."
Stiamo un attimo in silenzio mentre io sto praticamente per mettermi a piangere, fisso le mie mani sul suo petto e cerca ad un modo per andare avanti senza crollare completamente.

"Lorenzo..." bisbiglio mentre appoggio la testa sul suo petto "mi dispiace. Mi dispiace tantissimo, sei il mio migliore amico e mi manchi, ti prego perdonami. Puoi perdonarmi? E prima che tu dica di no, ti prego..." prendo un respiro mentre una lacrima mi cade sulla sua felpa. "Non dire di no." bisbiglio di nuovo.

Sento le sue braccia che poco fa si trovavano lunghe sui fianchi alzarsi e avvolgermi la schiena e quasi sussulto.

"Sssh, Angelika. Non piangere." e mi stringe sempre di più, alche lo abbraccio a mia volta tirandomi leggermente più su col corpo, fino a sentire il suo mento sopra la mia testa.

"Tu non hai niente da farti perdonare okay? Sono io che sono stato un coglione. Non so cosa mi sia preso, davvero te lo giuro. Cazzo! Sono un idiota. Ti ho fatta piangere di nuovo, perdonami. Mi dispiace un casino. Ho esagerato."
Mi stacco leggermente per guardarlo in viso e lui non riesce proprio a sostenere il mio sguardo.

"Dici davvero? Cioè, non capisco eri stra arrabbiato poco fa. Io.. tu, non sto capendo."

Quando finalmente riesce ad alzare lo sguardo, mi mette una mano sulla guancia e mi asciuga le lacrime.

"Davvero, ti chiedo scusa io, volevo che fossimo entrambi felici e quando ho pensato che tu non lo fossi mi sono preoccupato, ho pensato che quel deficiente di Ale ti avesse spezzato il cuore o altro e poi vi ho visti baciarvi e non ci ho visto più dalla rabbia. Ero confuso e ferito... pensavo tu mi avessi nascosto la verità perché non ti fidassi di me."

"Ma io mi fido ciecamente. Te l'ho detto, ho voluto aspettare perché volevo solo essere sicura."
"E ne avei tutto il diritto infatti. E' la tua vita e la tua relazione, io dovevo farmi gli affari miei e aspettare."
"No Lore, io averei dovuto dirtelo. Magari mi avresti aiutata..."

Abbassiamo lo sguardo e entrambi quasi contemporaneamente parliamo. 

"Mi dispiace."

"Mi dispiace."

Ci guardiamo e scoppiamo a ridere come i due stupidi che siamo. E mentre faccio per andare in cucina lui mi tira per un braccio e mi stringe di nuovo a sé.

"Non te ne puoi andare adesso, non ti ho parlato, abbracciato, visto o altro per una settimana, ho bisogno della mia nana malefica."

"Hey, spilungone! Guarda che non sono né nana né malefica."

"Sì che lo sei!" esclama mentre allenta la presa e mi allontana un po' per guardarmi. "Sei bassa e poi guardaci. " dice indicandosi i dintorni. "Hai pianificato tutto questo, mi hai ingannato...pff. Nana malefica."

Sbuffo e me ne vado verso la cucina per prendere qualcosa da mangiare.

"E diventerai anche una cicciona se continui a scappare per mangiare." afferma mentre mi segue.

"Se non le smetti ti ammazzo!"

"E agli altri cosa dirai quando saranno qui e mi troveranno morto?"

"Oh, ma gli altri non verranno..." dico cercando di usare il tono più inquietante che riesco a fare. 

"Come no?"

"No.." dico avvicinandomi a lui lentamente "Siamo soli Lore..." e mi avvicino di più mentre lui indietreggia "Solo tu..." continuo mentre lui inciampa e cade sulla poltrona "Ed io!" urlo prima di fiondarmi a fargli il solletico, come fece lui domenica scorsa con me.

~Spazio autrice~
Ciao bella gente, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Finalmente Lorenzo e Angelika hanno fatto pace e hanno risolto, ma vediamo come andrà avanti la storia.

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